Capitolo 7

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Guardo l'orologio digitale del display che, in questo momento, segna le 20:48. Dieci secondi dopo il telefono squilla incessante nelle mie orecchie in attesa che Tommaso mi risponda. "Sono qui sotto, ti aspetto giù" mi risponde con un messaggio poco dopo. Non mi ha ancora rivelato dove mi porterà a cena ma il suo abbigliamento casual mi fa intendere che sarà una cena molto informale. 

Io ho messo il mio profumo, non ho indossato orecchini. Ho legato i capelli e li ho sciolti subito dopo, li ho rilegati e sciolti nuovamente. Un po' come il primo appuntamento alle scuole superiori col ragazzo più bello della scuola. Tommaso indossa un jeans e delle scarpe da tennis all'ultima moda, la sua maglietta larga sulle spalle lascia intravedere una collana che mi pare che indossi sempre quando non è in divisa. 

Accosta dopo un breve tragitto sul vialetto di una casa che sembra una di quelle riviste di arredamenti di lusso. La sera, in questa città, è sempre un momento magico. Le lampadine delle case illuminano e colorano i palazzi che sovrastano la città, le strade accecano, con le loro insegne al neon, coloro che vi transitano, e infine i fari delle macchine completano il quadro perfetto, fatto di mescolanza ed equilibrio di luci e colori. E stasera la luna è bellissima.

«Benvenuta a casa mia, Adele» quale luogo è più sicuro della casa di un carabiniere?


Entrando il parquet rovere sembra essere stato lucidato da poco e le luci soffuse creano una bellissima atmosfera. Sento della musica jazz provenire da una stanza vicina e il profumo di una cena deliziosa raggiunge in fretta il mio stomaco che brontola. «È quasi pronto, accomodati» mi invita a togliermi la giacca che mi aiuta a sfilarmi delicatamente appendendola all'ingresso, dopo aver chiuso la porta. La tavola è elegantemente apparecchiata con una tovaglia di raso rossa, tutto è sistemato con una cura quasi maniacale che mi mette quasi a disagio. L'antipasto di mare mi manda in estasi, amo il pesce!


«Hai preparato tutto tu?» chiedo sfacciatamente mentre addento un piccolo antipasto. «La cucina è una delle mie passioni, quando studiavo abitavo da solo e ho imparato così a cavarmela.» Sorride mentre mi racconta delle sue esperienze alla scuola ufficiali a Roma. Assaggio una bruschetta con crema di patate e polpi scottati in padella. È deliziosa, un sapore stranamente intenso: non avevo mai assaggiato niente del genere. «È bellissimo vedere una donna con questo appetito» mi confida mentre mi osserva mangiare. «Le donne che ho conosciuto fino a oggi pensano alla dieta detox, alla palestra e alle insalate, sono stufo, sinceramente.» «Non mi sono mai interessata a quel genere di vita, da piccola cucinavo con la nonna, immagina se le avessi detto di fare insalata per cena cosa sarebbe successo» ammetto divertita con la bocca mezza piena.


Per un tratto ho dimenticato i miei problemi, la storia del killer, il lavoro. Mi sento rilassata e stranamente felice.


«Quando ero bambino ho promesso a mio padre che non mi sarei arruolato, mi ha fatto promettere di non scegliere la sua strada» mi confida mentre beve un grande sorso di vino. «Non ho mantenuto la promessa.» «Menomale, come avremmo fatto senza di te» confesso imbarazzata, sarà il vino che mi concede questo coraggio. «È morto prima che potessi dirgli che mi avevano accettato alla scuola ufficiali...» continua spezzando un sorriso e portando una forchettata di qualcosa in bocca. «La paura più grande di un carabiniere è che venga fatto del male alla propria famiglia, è per questo che provano a tenerci lontani dal loro mondo» rispondo comunque con un tono pacato e addolorato per la sua perdita. Mi guarda incuriosito, forse non si aspettava una reazione simile, o forse è abituato a ricevere condoglianze e dimostrazioni di tenerezza alla parola "morte".

La figlia del MarescialloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora