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La lezione di filosofia era più noiosa del solito, non vedevo l'ora che quella maledetta campanella suonasse. Inoltre, mi ero dimenticata il mio orologio da polso, e la mia scuola era troppo vecchia e sgangherata per averne uno.
E dopo minuti di attesa, ormai infiniti, quella campanella si decise a suonare, e mi fiondai fuori dalla classe.
No, non facevo merenda perchè odiavo mangiare, quindi andai nei bagni della scuola.
I bagni della scuola puzzavano di erba, mancava poco e la gente finiva per pippare cocaina sul lavandino. Mi chiusi nel bagno, abbassai la tavoletta e mi ci sedetti sopra, cercai nella tasca il pacchetto di sigarette, ma non c'era traccia. Così mi ricordai, di averle finite proprio quella mattina. Sbuffai e uscii dal bagno, andando verso il giardino. Diedi un'occhiata a tutti, cercando una cristo di persona che ne avesse una, ma qualsiasi persona guardavo, sembrava così innocua, così mi rimaneva una sola proposta: lui.
Mi diressi al suo gruppo e gli battei la spalla. Si girò di scatto, e tra le dita teneva proprio una sigaretta. Smise di ridere e mi chiese: "Che vuoi?" con tono freddo.
-"Avresti una sigaretta?" domandai un po' impaurita.
Senza dire nulla, dal pacchetto che teneva in tasca, ne prese una e me la porse. Feci un cenno per ringraziare e me ne andai.
Chiusi di nuovo al porta del bagno, ma quando ero giunta a mezza sigaretta, qualcuno aprii la porta del bagno in modo aggressivo e io sobbalzai.
-"Non si bussa?!" urlai. Ma mi accorsi che era la vicepreside.
Nel giro di 3 secondi, mi trovai fuori dall'ufficio del preside.
Sbuffai, e portai le gambe al petto, sedendomi comodamente. Ma qualche minuto dopo, sentii delle persone litigare nell'atrio, così mi alzai e sbirciai.
Si trattava della vicepreside e del ragazzo che poco prima mi aveva offerto...o meglio, dato una sigaretta. Da qual che si comprendeva, quel ragazzo aveva combinato una delle sue, ma non capivo cosa. Cosa di così grave per andare dal preside? E qualche minuto dopo, mentre barcollava scazzato, arrivò - proprio lui - a sedersi affianco a me.
A braccia conserte.
Minuto di silenzio imbarazzante.
-"È ridicolo!" esclamò lui, alzando le braccia e portandosele dietro la testa.
-"Si lo è." risposi.
-"Cos'hai combinato per essere qui?" domandò, restando con lo sguardo fisso davanti a lui.
Al che voltai la testa, un po' stranita dal perchè un essere come lui, rivolgesse la parola ad una sfigata come me.
-"Ho fumato la tua sigaretta" voltai la testa anche io. Gli scoppiò una risata.
-"Ferrario?" disse una voce astiosa. Era proprio il sign. preside in persona.
Lui smise di ridere e serio entrò nell'ufficio.

Quindi di cognome faceva Ferrario?

memorie di due sconfitti / mostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora