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«S-sono un po' impacciata» balbettai.
Lo vidi ridacchiare, ma non per prendermi in giro. Mi porse la mano gentilmente e fece cenno di afferrarla.
Mi fidai: sfiorai la sua mano fino a stringerla. La sua pelle era liscia e morbida, la sua mano era stranamente calda in confronto alla mia. Restai a guardarlo per un attimo.
Appoggiai il piede sul masso mi diedi una spinta, aiutata da lui che mi tirava a se. Ma tirò un po' troppo e gli finii addosso.
«Oddio scusa!» esclamò lui, mentre mi teneva tra le sue braccia per evitare che cadessi.
«No, sta' tranquillo» dissi facendomi scappare una risatina. Ma quando alzai lo sguardo mi trovai davanti ad uno spettacolo meraviglioso; davanti a noi c'era un fiume, da cui si udiva il fruscio dell'acqua che scorreva sui sassi, che rispecchiava le stelle nel cielo chiaro, dove alla destra cielo e acqua di fondevano in una distesa di blu acceso. Davanti si notava l'altra sponda del fiume, coperta di alberi.
«È magnifico...» discorsi stupita.
Guardò il panorama scintillante con occhi fieri e si sedette sullo scoglio, a gambe incrociate. Feci lo stesso ma portandomi le gambe al petto e appoggiando il mento su esse.

Ad un certo punto mi passò un foglio stropicciato e scarabocchiato, che estrasse dalla tasca: «Tieni, non sono le più belle strofe ma lo faccio per noia.» Era imbarazzato e molto agitato. Afferrai il foglio e cominciai a leggere.

Ho ancora cose da dire
Ho ancora gli incubi e i demoni dietro la morte che chiama
Però ancora io mi voglio divertire
Ho ancora troppi film importanti che voglio guardarmi
Ho ancora i sogni più grandi
Ho ancora troppe ragazze che voglio scoparmi
Ho ancora voglia di farmi sentire
Anche se dentro avrò sempre qualcosa
Che mi deprime e che mi reprime
Che mi costringe a restare fermo, solo a subire
Come lo scoglio sul mare
Come la pioggia cade sulle bare
Ho ancora sete ho ancora fame...

Rimasi scioccata da quelle parole. Si percepiva l'odio, la repressione, la tristezza, l'angoscia e l'ansia dovuta ai demoni che danno solo paranoie. Erano parole pesanti se si coglieva il senso, se si comprende il dolore, se anche tu, hai passato il male. Questo ragazzo aveva talento e lo si vedeva lontano un miglio.
Alzai lo sguardo, lo vidi ansioso mentre si mangiucchiava le unghie e mi guardava insistente.

«Gio, è un pezzo fantastico» sussurrai con voce fragile.
Da quando avevo questa confidenza con lui?
Mi sembrava di conoscerlo da sempre.
«Seriamente? A me sembrano solo un mucchio di cazzate...» mi strappò il foglio di mano e fece per strapparlo, ma lo bloccai con le mani e lo guardai dritto negli occhi.
«Non sono cazzate Giorgio, in pochi versi hai espresso il dolore che provi, se a te piace scrivere perchè devi smettere?.»
Sollevò lo sguardo e notai i suoi occhi lucidi. Mi si bloccò il cuore e smisi di respirare per qualche istante.
«Perchè nessuno capirà mai questi versi» la sua voce tremava. Presi la sua mano e la strinsi, mi avvicinai a lui guardandolo.
«Se non capiscono è perchè non colgono la profondità delle parole, il dolore che si prova ogni giorno, perchè coloro che non capiranno, stanno bene e non passeranno mai quello che hai passato. Solo tu conosci il tuo passato e devi te ne devi fottere di quello che pensano loro. Ho compreso le emozioni dei versi perchè probabilmente ho capito il tuo dolore, sono sicura che li fuori ci siano altre persone che come me, comprenderanno la potenza dei tuoi testi. Non opprimere le emozioni, scrivile come solo tu sai fare.»
Sorrise. Sorrisi.
Avevo fatto sorridere qualcuno, ero fiera di me.
«Grazie Giu..» sussurrò abbassando lo sguardo.
Piegò il foglio e lo rimise in tasca, estraendo un sacchettino trasparente, che conteneva erba.
«Ti va?» chiese. Io ridacchiai e annuii.
Ero incantata dal suo modo di fare, il modo in cui parlava, in cui scriveva, come faceva su le canne, come mi guardava e come sapeva essere fragile.

Si portò la canna sulle labbra, incavò la mano e l'accese. Fece un tiro profondo, inspirò per poi fare uscire il fumo. Me la passò e feci lo stesso.
Mi sentivo rilassata, senza paura, senza i miei fantasmi che mi dicevano cosa fare, con lui mi sentivo al sicuro.
Appoggiai la testa sulla sua spalla, restammo a guardare quel bellissimo paesaggio passandoci il fumo. Ero felice.

memorie di due sconfitti / mostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora