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Non so perchè, ma tutto quello mi sembrava così strano. Avevo paura fosse tutto una presa in giro ma allo stesso tempo era tutto così sincero.
Entrai in classe, mi tolsi la giacca e mi chinai con il busto per tirare fuori i libri dallo zaino. Mentre lo facevo, sentii qualcuno spostare la sedia e sedersi affianco a me. Fino a qual giorno, nessuno si era seduto di fianco a me. Alzai lo sguardo, ed era lui.
Il suo sguardo mi sciolse il cuore; sembrava un bambino, e sorrideva, sorrideva a me.
"Ciao" disse.
"Ciao" sorrisi.
"Ti dispiace?"
"No, no." Mi rivolse un sorriso rassicurante e io ricambiai.

Anche se ero seduta vicino a lui, la lezione era noiosa. Anche se in realtà, passai la lezione a guardarlo. C'era qualcosa in lui che mi piaceva, ma ero troppo spaventata per rendermene conto e poi era troppo presto per parlare di "essere innamorati".
-
Il giardino le sembrava troppo affollato. Troppa gente. Troppa perfezione e gente felice, quello che lei non era. Il sorriso che aveva sempre avuto da un po' si era spento, ma nessuno ci aveva fatto caso, forse perché non aveva nessuno di fianco. Però nemmeno sua madre lo aveva notato, o forse faceva finta.
Passò davanti la porta del giardino e furtiva tornò nella classe.
"No pessima idea" pensò poco dopo. Non era un posto per nulla sicuro, li passava chiunque e ci mancava solo un altro incontro indesiderato con la vicepreside.
Senza farsi vedere salii le scale per il piano superiore che ospitava tre particolari aule: quella di scienze, il laboratorio di informatica e musica. Affianco a queste tre aule c'era un atrio con una facciata di vetrate coperte da una tendina azzurra un po' squallida. Dietro le tre aule, c'era una porta che portava alle scale antincendio; il posto perfetto.
Camminava lentamente guardandosi attorno, il mimino rumore avrebbe rimbombato al piano di sotto ed era un grandissimo rischio.
Una volta di fronte alla porta la spinse con tutta la forza che aveva, era una porta pesante e lei era un po' fragile. Le scale erano davanti a lei, più verso la destra. Prima doveva girare l'angolo con la vetrata che dava proprio sul giardino interno.
Scese qualche scalino e si sedette. Dalla tasca della sua felpa nera estrasse il pacchetto di Winston blue e il suo accendino blu elettrico. Ci volle qualche tentativo prima di accenderla, ma una volta fatto assaporò il primo tiro.
Il primo le pacò tutte le ansie. Il secondo scacciò qualsiasi pensiero.
Quella sigaretta era una delle tante ma l'aveva resa particolarmente serena.
Peccato che la serenità non faceva per lei.
Mancavano pochi tiri alla fine della sigaretta ed era perfettamente in tempo con la ricreazione. Aveva progettato tutto.
Ma sentii dei passi che oltrepassavano le aule, e poi l'atrio.
Il cuore le batteva forte, soprattutto quando capii che erano passi leggeri, e quindi collegabili con quelli della vicepreside.
Mille paranoie nella sua testa. Era spacciata.
Sentii la porta aprirsi, qualcuno sapeva che si trovava li, ma come? Era stata attenta.
Con il mozzicone tra le dita corse le scale per arrivare al secondo pianerottolo. La porta ora si era chiusa, qualcuno era entrato.

memorie di due sconfitti / mostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora