2

70 6 2
                                    

Mi chiedevo perchè ultimamente non riuscivo a dormire.
Ero distesa nel letto, ma sveglia da chissà quante ore, perchè nell'ultimo periodo mi tormentava un problema: facevo fatica ad addormentarmi, oppure semplicemente crollavo dal sonno a orari indecenti - come le 19:30 di sera -come se soffrissi di narcolessia. Di notte mi alzavo, e restavo sveglia anche fino la mattina dopo.
I professori, vedendo che dormivo sul banco, mi avevano mandato dalla psicologa della scuola, che diceva che probabilmente soffrivo di insonnia.
Mi alzai a fatica dal letto, e scelsi dei vestiti, per poi pettinarmi, lavarmi e mettermi le scarpe.La mia scuola distava a pochi passi da casa mia,
quindi ci andavo a piedi.

Eravamo in pieno dicembre, infatti si congelava.
Arrivata fuori da scuola mi sedetti sulla mia panchina e mi accesi la solita sigaretta. Ma quella mattina non era la solita noiosa mattinata, perchè ad un certo punto lui si avvicinò a me.
Cercai di ignorare il fatto che uno come lui si fosse seduto affianco a una sfigata come me, ma era impossibile non guardarlo...era cosi bello.
"Me ne devi una" disse.
A quel punto arrossii un po'.
In silenzio gliela porsi.
Se la portò alla bocca.
Fece un tiro e mi guardò.
"Allora, com'è andata dal preside l'altro giorno?" domandò. Ero sempre più sospetta. E se si fosse trattato di un gioco? Di una presa in giro?
"Non mi ha dato nessuna punizione, solo le solite cose 'Rischi la sospensione!1!1'. Non ha capito che non mi importa" ridacchiai.
"Nemmeno a me importa"
"Cosa avevi combinato di preciso?"
"Ho dato fuoco alla sedia in aula sostegno"
"Tu cosa-?" fece un sorrisetto, mentre lo guardavo con gli occhi sbarrati.
"Ti sto prendendo in giro. Avevo solo risposto male alla professoressa" ridacchiò.
"Molto divertente, Ferrario"
E da li calò il silenzio, mentre lui inarcò il sopracciglio guardandomi con aria interrogativa.
"E tu come sai il mio cognome?" sul suo volto sì stampo' un sorrisetto malizioso, e si girò completamente verso di me.
Fissai il pavimento per ignorare il suo sguardo.
Per miracolo, la campanella suonò, salvandomi da quella situazione di disagio. Afferrai lo zaino, sempre fissando a terra, e mi incamminai per entrare a scuola, ma:
"Aspetta! Non so il tuo nome..." disse mentre si alzava dalla panchina.
"Giulia" risposi, sorridendo timidamente.

memorie di due sconfitti / mostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora