CAPITOLO 2

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Leila pov
Nota autrice: in questo capitolo, con questo font, voglio rappresentare ciò che dice Ducky nella sala adiacente a quella degli interrogatori. A fargli compagnia, McGee, Ziva ed Abby.

Ero seduta in quella stanza da nemmeno 5 minuti, quando sentii la serratura aprirsi e l’agente brizzolato farsi strada tra la moquette, inseguito da quello strano tipo, DiNozzo.
Presero posto sedendosi davanti a me, l’uno lo specchio opposto dell’altro. Gibbs serio come se avesse appena visto un fantasma, e Tony con un sorriso di sfida in volto.
“Credevo che avreste aspettato come minimo due ore prima di venire ad interrogarmi” dissi appoggiandomi allo schienale di quella fredda sedia.
Gibbs sbuffò divertito “così da darti il tempo di pianificare una storia da propinarci? Quando si mente, è bene”
“Essere precisi”. Il suo viso non subì mutamenti, se non per una leggera inclinazione della testa verso destra e un leggero strizzamento di palpebra. Era sorpreso. Si aspettava forse una novellina? Non potevo certo dire che il suo collega avesse grandi doti da spia, dato che mi guardava esterrefatto.

“Perché ho una brutta sensazione?”
“Non lo so Abby ma credo che lo scopriremo”

“Già la precisione” iniziò l’interrogatorio “vedi, avevo chiesto a DiNozzo di fare delle ricerche su di te” sentii il suo sguardo farsi strada per tentare di leggere ogni mio più impercettibile movimento.
“E quello che ne ha ricavato è una sola facciata di A4” lo alzò per intimorirmi, facendolo sventolare sopra la cartella aperta.
“Leila Stark, nome da nubile sconosciuto. Data di nascita sconosciuta. Sei stata portata in un orfanotrofio dopo che tua madre morì di parto. Padre sconosciuto” decisi di farlo parlare, ero curiosa di vedere quanto quel DiNozzo fosse riuscito a scavare, mi misi con i gomiti appoggiati al tavolo, avvicinandomi con il busto.
Gibbs se ne accorse, ma non indietreggiò. Voleva darmi un po’ di fiducia, rimanendo così vicino alla traiettoria del mio corpo. Se avessi voluto, mi sarebbe bastato un niente per allungare le braccia e renderlo innocuo, per un po’, oppure per sempre.
“Appena compiuta la maggior età, ti sei arruolata nell’esercito, diventando un ottimo elemento. Sei stata scelta per prendere parte ad una missione riservata come tiratrice scelta, probabilmente perché questa è stata la prima volta che hai lavorato per lo SHIELD. Quando ho cercato il file, il mio computer è impazzito per diversi minuti” continuò DiNozzo. Non lo degnai di uno sguardo, puntando sempre e solo a Gibbs. Lui era quello più pericoloso, quello da temere. Dalla prima volta che lo vidi, quella mattina, i miei sensi mi avevano detto di non sottovalutarlo. Malgrado la sua età avanzata, sapeva cavarsela.
“In quella missione devi aver stupito qualcuno. Nel 2012 hai preso parte alla difesa contro l’attacco a New  York, insieme agli altri Avengers, dove hai conosciuto il tuo attuale marito. Questa è l’ultima informazione che abbiamo” l’agente gibbs incrociò le dita, fissandomi.
Risi piano e tranquillamente.
“Siete stati bravi. Queste sono molte cose, soprattutto paragonate a quelle che trovano di solito. Mi complimento”

“Cosa ne pensi Ducky?”
“È paziente, una cosa molto pericolosa, se paragonata alla sua profonda e spiccata intelligenza. Pesa sempre ogni parola che dice, prima di aprir bocca. Sta facendo il terzo grado ai nostri amici, senza nemmeno dover parlare, usando il più silenzioso dei sensi: la vista”
“Allora non deve essere difficile per il Capo capire come farla parlare, basta che pensi a cosa farebbero con  lui”
“Ho paura che vedremo realizzato questo tuo pensiero, Tim, ma dalla parte sbagliata. Il suo stato d’animo è tranquillo, ma da quando si è avvicinata a Gibbs nel suo sguardo c’è concentrazione, una profonda e irremovibile concentrazione”

“Ma, tu meglio di me, sai che le spie non dovrebbero sempre avvalersi dei computer e delle informazioni ricavate da essi. Dovreste essere in grado di capire com’è una persona, e di conseguenza il suo passato, soltanto puntandole gli occhi addosso. È così che facevi quando eri in servizio come agente segreto no?” fece di nuovo quel movimento stringendo gli occhi.
“Ah si? Se sei così brava, allora dimmi come sono” mi chiese DiNozzo.
“Oh, agente, con lei è fin troppo facile. Io pensavo a qualcuno di più oscuro e misterioso” feci un ghigno verso Gibbs, che di risposta si sistemò la giacca, accavallò le gambe e mi disse di iniziare con il solo linguaggio del corpo.

Non ne ricaveremo niente di buono da questo

Mi concentrai alzando le spalle e fissandolo negli occhi, imitando il suo ghigno che faceva quando era sorpreso o sospettoso. Lui se ne accorse e sorrise, a differenza di DiNozzo che ora si sentiva in minoranza, quasi spaventato, tanto da guardare oltre lo specchio alle sue spalle.
“È originario di una piccola cittadina della Pennsylvania, dal quale ancora si porta dietro una cadenza di parole diverse da quella della Virginia, dove lavora e vive da molti anni. Ma andiamo con calma. Qualcosa lo spinge a lasciare questa piccola città, dove tutti conoscono tutti. Sarà stata la morte di uno dei suoi genitori, o il cattivo rapporto che poi ha instaurato con quello che è sopravvissuto, sicuramente suo padre, data la sua propensione a fare il maschio Alpha della stanza”
DiNozzo si mise a ridere, cercando di trattenersi, senza grossi risultati.
“Oppure ha semplicemente deciso che quei quattro edifici gli andavano stretti. Così intraprende la via per scappare che in quegli anni fruttava di più, via che l’avrebbe portato lontano dalla vita che tentava di dimenticare. Non senza un briciolo di patriottismo, ovviamente. La leva militare”

“Impressionante”
“È una sensitiva” esclamò Abby.
“Non capirà anche quell’aspetto del suo passato vero?”
“Non lo so Ziva”

“Qui, a giudicare da come ha stretto gli occhi mentre parlava della mia carriera come tiratrice scelta, deve aver subito lo stesso destino. Ed era piuttosto bravo, una vista perfetta, che però ora inizia a vacillare, a giudicare dal segno che ha vicino alle orecchie. Ma come mai, un uomo come lei è tornato indietro? Come mai ha lasciato la vita da Marines che tanto amava? Deve essere successo qualcosa, un qualcosa che l’ha obbligato a tornare qui. La morte di qualcuno, probabilmente. E, osservando come si comporta con i suoi colleghi” guardai Tony che ora mi fissava immobile “doveva essere un figlio, o una figlia. Proietta quello che non ha avuto, strappato via, su questi uomini e donne che la servono e la seguono come un cagnolino, aggiungendo una bella dose di rigidità mescolata a dolcezza, per renderli più forti alla vita e più preparati nel loro lavoro”

“Oh cazzo”

“Probabilmente è la ragione principale perché ora fa questo, per evitare che ricapiti a qualcun altro” ora mi guardava ma nei suoi occhi non vedevo nessuna emozione, e non c’era nessun impercettibile movimento della palpebra. Era una cosa pericolosa, avevo visto fare così a persone che poi erano esplose di rabbia. Ma decisi di andare avanti.
“Eppure sul suo dito non c’è traccia di una fede nuziale. Il suo matrimonio con la madre di sua figlia, o figlio, deve essere finito, schiacciato sotto il peso del dolore. O peggio, è morta anche lei, lasciandolo solo e privo di un qualsiasi senso morale. È caduto nel lavoro, dove trova i suoi unici affetti. A giudicare dall’odore di legno che ha addosso” sniffai l’aria “e dai muscoli impercettibili delle braccia sotto quella giacca, deve fare un hobby che la ren”
“Ok, ok, ho capito” mi sorrise “sono impressionato”
Le luci si spensero all’improvviso. Non vidi più nulla finché pochi istanti dopo non si accesero le luci di emergenza sopra la porta alla nostra sinistra.
Ci alzammo tutti insieme.
“Capo non è uno dei tuoi scherzi, vero?” DiNozzo gli chiese.
“No Tony, sei tu? Hai qualche potere che non avete mai rivelato?”
“Ne so quanto lei Gibbs”
Improvvisamente sentii una leggera brezza alla mia sinistra, e uno sguardo di stupore sul viso degli agenti di fronte a me. DiNozzo puntò la pistola. Sentivo la presenza di qualcuno e senza pensarci tentai di sferrare un pugno verso quella direzione.
L’uomo con l’impermeabile lungo, prima fermò il mio colpo, poi con un movimento della mano, scaraventò i due agenti contro il vetro della sala interrogatori.
Sentii la porta dietro di me, aprirsi e l’agente David urlare di fermarsi a quell’uomo che non conoscevo.
Prima di svenire, urlai a Gibbs “Stark”.

La figlia del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora