PROLOGO

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JADE

1 anno prima

La notte è dove le anime peccatrici riescono a trovare la loro redenzione, ma lei non è solo luogo di miseria e disonore, così come molti la considerano. Attraverso i secoli, l'oscurità è stata venerata dai nostri antenati, apprezzata e lodata in molte culture.

Nella mitologia greca, Notte, conosciuta come Nyx, rappresentava la personificazione della notte terrestre, mentre suo fratello Erebo simboleggiava la notte del mondo infernale. Secondo gli Egizi, Nut, la dea del cielo, inghiottiva e faceva rinascere le stelle, simboleggiando la resurrezione.

Tuttavia, per noi comuni mortali, la resurrezione non esiste. Siamo destinati a morire, e così accadde quella notte.

«Paige, andiamo, è tardi.» Paige Moore, la mia migliore amica, era seduta su una panchina, fissando la luna. Invidiavo la sua apparente spensieratezza, pur non capendo cosa trovasse di tanto affascinante in una semplice sfera luminosa nel cielo.

«Aspetta, voglio vedere ancora un po' la luna».

Quello era il nostro rifugio, un parco isolato nelle buie notti di Manchester, così che lei potesse scorgere al meglio i dettagli di quel semplice satellite naturale.

«Tina si starà sicuramente preoccupando», dissi, riferendomi a mia madre. Clary, la madre di Paige, non si sarebbe mai accorta dell'assenza di sua figlia, eppure negli specchi castani di Paige vedevo ogni giorno la speranza che sua madre potesse cambiare.

Paige ne aveva passate veramente tante, cose che io non dovevo sapere. Ovviamente Moon non mi aveva confessato nulla, avevo letto il suo diario segreto di nascosto, se lo avesse scoperto, probabilmente mi avrebbe ucciso con le sue stesse mani. 

Quelle pagine mi fecero prima rabbrividire, e poi provare rabbia. Non capivo perché non me ne avesse mai parlato. Alla fine di quelle pagine non potei che provare un profondo senso di vuoto.

Conoscevo Paige da anni, eppure il suo mondo interiore, fragile e nascosto, era un mistero. Fingere che nulla la toccasse era il suo modo di rendere le cose meno reali.

«Va bene, andiamo. Però domani torniamo e rimaniamo di più.» Si alzò finalmente dalla panchina, mi strappò dai miei pensieri, e iniziammo a camminare verso casa.

«Allora, Moon, cosa aveva di diverso stasera?»

«Oggi è il 22 agosto, c'è la luna piena!» rispose con indignazione. Era ovvio, per lei, notare le diverse fasi lunari.

Le diedi una spinta scherzosamente. «Cosa sei, un lupo mannaro?»

Il suono delle nostre risate e delle macchine che sfrecciavano rimbombò in questo luogo ormai abbandonato.

«Forse lo sono e tu non lo sai», disse mordendomi scherzosamente una spalla prima di scappare attraverso il parco.
Paige sembrava una bambina, ma era proprio per questo che le volevo bene, insieme ci completavamo; lei mi dava spensieratezza, io le offrivo una famiglia.

Eravamo sorelle, anche se non condividevamo lo stesso sangue.

La rincorsi, ma mi fermai un po' prima quando anche lei cessò i suoi passi nel mezzo della strada. Alzò di nuovo lo sguardo verso il cielo ad osservare la luna che le illuminava il suo profilo imperfetto.

Paige aveva un viso stupendo, quasi angelico. Era fin troppo innocente, ma il suo carattere forte traspariva in parte grazie alla sua pungente ironia.

Improvvisamente, sentii il suono della morte: una macchina sfrecciava verso di noi, oltre ogni limite di velocità. «Paige, spostati!» Gridai con tutta la mia forza, ma lei, persa nei suoi pensieri, era così fuori dal mondo da rischiare di lasciarlo per sempre.

«Aspetta, sto solo guardando la luna un'ultima volta.»

Il tempo sembrò rallentare, potevo vedere ogni dettaglio della macchina che si avvicinava, i fari accecanti, il riflesso della luna sulla carrozzeria nera, e il terrore negli occhi del conducente. Un istante durato un'eternità mi aveva reso immobile, ma poi iniziai a correre a tutta velocità, raggiungendola in un solo attimo. La spinsi via e tutto ciò che riuscii a sentire fu un forte colpo.

L'asfalto mi graffiò la pelle e quando aprii gli occhi, realizzai la verità. Provai a fare un minimo movimento, ma era del tutto inutile, così portai lo sguardo su Paige che si trovava dall'altro lato della strada. Io invece...

Perché le mie gambe sono sotto un'auto?
Quello fu il mio primo pensiero coerente e altri si innescarono uno dopo l'altro quando mi passai la mano sul corpo.

Sangue. C'era sangue ovunque.

Persino respirare era una lotta.

«Jade!»

Paige piombò su di me, ma io ero stordita. Mi lasciai andare, chiudendo gli occhi, troppo pesanti per rimanere aperti. Sentii solo il sapore metallico del sangue in bocca e le urla disperate di Paige.

Mi implorava di non abbandonarla, tra le lacrime e i singhiozzi.

«Ti prego, Jade, apri gli occhi.» Provai con tutte le forze, ma era impossibile. Ogni muscolo era bloccato. «Non abbandonarmi, dovevo essere io sotto quella macchina, non tu. Sono un disastro...»

Avrei voluto dirle che non l'avrei mai abbandonata come aveva fatto lui, come avevano fatto tutti, ma ormai ero bloccata. Non avevo più il controllo del mio corpo e iniziai a sentirmi sempre più stanca fino a lasciarmi andare del tutto, desiderosa solo di riposare.
Non c'era più luce, solo buio...

SPAZIO AUTRICE

Tralasciando questo inizio tanto felice, quelli che vengono dopo non lo sanno, ma i lettori e le lettrici che già hanno letto il libro si saranno accorte di un particolare. Ho aggiunto una piccola parte iniziale, oltre ad aver cambiato il tempo verbale. Scrivendo Stuck in the Stars, in particolare i POV di Sebastian, mi sono resa conto di trovarmi meglio con il passato, quindi ho voluto provare anche con Moonshot.

La nuova versione si atterrà completamente a quella precedente, solo con qualche modifica stilistica per migliorarla e magari con qualche aggiunta. Spero vi piaccia e come sempre scusatemi per gli eventuali errori.

Ora che ho finito anche la maturità posso dedicarmi completamente alla correzione di Moonshot e alla stesura di Stuck in the Stars.

Detto questo, buona lettura🤍

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