06. Can I just stay here? Spend the rest of my days here?

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Prima di lasciarvi al capitolo, vorrei scusarmi per l'assenza. Purtroppo ho avuto un grande problema in famiglia che ancora non è stato completamente risolto, per cui non penso di riuscire ad essere costante con gli aggiornamenti. Non mi soffermo sui dettagli, ma spero comprendiate. Inoltre, vorrei chiarire la situazione per i lettori nuovi. La storia fino a qualche mese fa era completa, dopodiché ho deciso di annullarne la pubblicazione per revisionarla, per questo ci sono così pochi capitoli. Detto questo, buona lettura e scusatemi ancora per l'assenza che purtroppo si prolungherà🤍

PAIGE

La spensieratezza, la sensazione di docile felicità quando il cervello veniva offuscato da qualche bevanda alcolica.

Ecco, questo si poteva definire divertimento per alcuni e prigionia per altri.

Le discoteche erano il luogo in cui tutto ciò prendeva vita, ma la tragedia si trovava sempre dietro l'angolo. Il clima di festa, però, la superava di gran lunga e ciò permetteva di dimenticare qualsiasi evento spiacevole e ritornare in quel luogo. Diventava una sorta di dipendenza.

Io potevo definirmi immune a tutto questo, ma negli ultimi tempi forse mi stavo addentrando in quel mondo fin troppo. Halloween fu l'ennesima occasione che mi vide rinchiusa in un posto colmo di gente che si sbracciava a ritmo di musica.

Un tempo non ero così, io e Jade in rare occasioni avevamo partecipato a quel tipo di eventi. Ma, allo stesso tempo, non ci eravamo mai negate l'allegria che l'alcol era capace di regalare.

Fino a tre anni prima, ad halloween, facevamo dolcetto o scherzetto, poi qualcosa era cambiato, o meglio, lei era cambiata.

Diceva che eravamo diventate troppo grandi per queste cose, avremmo dovuto comportarci come gli altri e io le avevo dato retta anche se in quel momento un altro pezzo di me si ruppe. Mi ero di nuovo sentita fuori posto.

Quella di due anni prima fu l'ultima festa a cui partecipammo. Stranamente i suoi genitori le avevano dato il permesso, io nemmeno l'avevo chiesto.

Eravamo andate a casa di un certo Chad. L'avevo guardata ballare in mezzo a tutti e mi doleva ammettere che l'avevo invidiata molto, perché io non ci ero riuscita, ero rimasta in disparte.

Quella sera provai diverse emozioni: felicità, tristezza e malinconia.

Vederla lì che si divertiva con altre persone che non fossero me mi aveva reso più triste del dovuto, poi però guardarla sorridere mi aveva fatto stare bene. Ero felice quando lei era felice, ma come sempre, anche quella volta non era durata abbastanza. Persino la malinconia mi aveva fatto visita quel giorno. Avevo passato la serata a ricordare i tempi in cui eravamo solo noi due, in cui mi sentivo la prima scelta di qualcuno. Purtroppo, nulla durava per sempre e Jade ne era la prova più grande.

Cercai di scacciare il ricordo della mia vecchia amica, mentre mi dirigevo a casa di Nat, seguendo l'indirizzo che mi aveva scritto. 

Mi fermai davanti ad una villa. Il cancello nero circondava la casa e non mi permetteva di sbirciare all'interno. Non ero certa che fosse quella l'abitazione, alla vista Nathalie non sembrava così ricca.

Provai a chiamarla al telefono e lei fortunatamente rispose subito. «Nat, sono qui fuori», la avvisai e improvvisamente il cancello si aprì.

Quasi mi bloccai quando mi trovai di fronte all'immensità della villa e del vasto giardino. Ciò che mi piacque di più, però, fu la piscina che si intravedeva sul retro, facendo capire che lo spazio di estendeva oltre.

Davanti alla porta riuscii a scorgere la figura di Nat. Lentamente mi avvicinai all'entrata non nascondendo la sorpresa che provavo. Io una casa del genere potevo solo sognarla.

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