Primo Capitolo

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Era una delle tipiche mattinate londinesi: la gente si svegliava, costretta a lasciare il proprio letto per andare a lavoro, uscendo di casa.. qualcuno coccolava il proprio partner tra le coperte e qualcun altro spegneva la sveglia per restare ancora un po' al caldo, rannicchiandosi tra le coperte per dormire qualche manciata di minuti in più. I bambini, dopo aver sorseggiato la loro tazza di latte e aver lavato i denti, si preparavano per andare a scuola, e i negozi cominciavano ad aprire. L'aroma dei cornetti appena sfornati dalle panetterie riempiva le vie di Londra e attraverso le finestre entrava nelle case di tutti gli abitanti, avvolgendoli beati in una nuvola di sapori.

In tutto questo, Louis Tomlinson, un chirurgo ventisettenne al secondo anno di dottorato, lottava con il proprio lenzuolo, aggrovigliato come se qualcuno ci avesse lottato durante la notte, per poi alzarsi dal letto e correre in bagno, preparandosi per andare al lavoro nell'ospedale in cui lavorava, uno degli ospedali più famosi di Londra: Il London Bridge.

Louis viveva da solo in un appartamento nel centro della grande città: non aveva mai attribuito una grande importanza alla famiglia, al contrario di sua madre, che non perdeva occasione per chiedergli quando le avrebbe finalmente dato dei nipotini.

Louis veniva da un piccolo paese del South Yorkshire chiamato Doncaster.
Aveva trascorso i primi anni della sua vita lì, in quel piccolo e accogliente paese in cui tutti si conoscevano, fino agli anni della sua adolescenza. Si era trasferito a Londra per proseguire i suoi studi universitari, pagandosi da vivere grazie ad un lavoretto part time in un bar del centro.

Dopo aver lasciato l'università, Louis aveva iniziato lavorare in uno degli ospedali più prestigiosi del paese e aveva finalmente potuto realizzare il suo unico grande sogno: la cardiochirurgia.

Al liceo era sempre stato il primo della classe, e così anche all'università: si era laureato con il massimo dei voti ed era riuscito ad entrare nel miglior programma di specializzazione del paese, anche grazie alla buona parola dei suoi professori, che ne erano letteralmente innamorati. Tutti i suoi superiori lo hanno sempre adorato per la sua preparazione e la sua professionalità, qualità non molto frequenti tra i giovani della sua età.

Dopo essersi trascinato verso il bagno ed essersi dato un'occhiata allo specchio, ancora insonnolito, Louis si trascinò verso la doccia, entrando sotto il getto d'acqua calda.
Amava fare la doccia appena sveglio, il modo in cui l'acqua calda scorreva sul suo corpo nudo lo rilassava e lo svegliava al tempo stesso, come se l'acqua facesse scivolare via con sé anche tutte le preoccupazioni e i pensieri che la notte non era riuscita a mandar via.

Uscito dalla doccia, si avvolse un asciugamano intorno ai fianchi, e si diresse verso la cucina, con i capelli ancora gocciolanti.
Guardò l'orologio e si accorse di aver passato trenta minuti buoni sotto la doccia: erano le sette e trenta, il che voleva dire che mancavano ancora due ore all'inizio del suo turno.
Si preparò una tazza di British tea: da Inglese modello, il The gli dava l'energia necessaria per affrontare il resto della mattinata.

Sorseggiò la sua tazza di The e, quando ebbe finito, andò a prepararsi per uscire di casa.
Optò per un abbigliamento comodo, indossando le solite cose: i suoi amati Skinny Jeans neri, un paio di Vans dello stesso colore e un maglioncino azzurro e, dopo aver lavato i denti era già pronto per uscire. Diede l'ultima occhiata allo specchio, sistemando i capelli che, ormai asciutti, andavano verso tutte le direzioni.

"Forse dovrei tagliarli" pensò tra sé e sé, poi scosse la testa.

Afferrò lo Smartphone e le chiavi, mise il casco sotto braccio e uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle.

Lasciò che la fresca aria delle mattine londinesi di metà Aprile lo avvolgesse, mentre si dirigeva spedito verso la sua moto: una meravigliosa Honda nera metallizzata. certo, gli era costata un occhio della testa, ma ne era decisamente valsa la pena.
Louis amava la velocità, l'adrenalina che la moto gli metteva in circolo mentre sfrecciava tra le strade della grande città. Una sensazione seconda solo al mettere le mani su un cuore umano, che solo la sala operatoria gli permetteva di provare.

Hopeless [LARRY STYLINSON]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora