Capitolo 16

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Narratore esterno

La frenesia atipica e la strana elettricità che Kresley avvertiva quella mattina fece scattare in lei mille campanelli d'allarme, poiché non riusciva a credere che quel posto calmo e rigoroso potesse diventare tanto scoppiettante. E non poteva essere niente di buono, soprattutto perché tutto quel fermento aveva il suono dei passi veloci e pesanti delle guardie che correvano a destra e manca nei corridoi. Doveva esserci in programma qualcosa di importante e che non poteva essere buono per lei e gli altri prigionieri.

Se solo... se solo avesse potuto rintracciare Michael e suo fratello avrebbero potuto cercare di fare qualcosa e scappare insieme agli altri Dominatori. Non sapeva esattamente come avrebbero fatto o dove sarebbero andati, se avrebbero avuto il tempo materiale per andarcene, ma ci avrebbero provato.

E proprio quando pensò pensa alla sensazione di lasciare quel posto, Veronika entrò nella sua cella trafelata e le ordinò di seguirla. L'espressione sul suo volto le fece presagire che ad attenderla ci sarebbero stati solo guai e la sua richiesta di non porre domande le diede le conferme che cercavo. Lei non era come loro, era dalla loro parte e voleva che tutta quella follia trovasse la sua fine. Fu difficile trattenersi dal farle l'interrogatorio quando sei guardie la scortarono nella Sala del Trono.

Il freddo e l'oscurità che impregnavano la stanza in ogni sua minima parte trasmettevano alla ragazza stremata una grande angoscia e, nonostante il soffitto altissimo, si sentiva schiacciata da una profondità indefinita. Le ci volle la frazione di un secondo per capire che il suo timore era giustificato, poiché avevano cambiato l'illuminazione e tutte quelle luci erano fuori luogo tra quelle mura gelide. Il che rendeva la stanza ancora più lugubre. Con la pelle d'oca a vestire ogni centimetro della sua pelle anche sotto la divisa si voltai a cercare conforto in Veronika, che però la ignorava e guardava dritto davanti a sé.

Nell'attesa di sapere quale fosse il motivo della sua presenza lì canticchiò mentalmente una delle sue canzoni preferite, cercando di immaginare Luke al proprio fianco e la loro bella Sydney fuori dalla finestra. Pensare a lui fu rassicurante, ma l'inquietudine si mangiò anche quel briciolo di pace e il cuore le martellò nel petto tanto velocemente da causarle un capogiro. Lo scorrere lento dei secondi la stritolava in una morsa asfissiante e le impediva di pensare con lucidità, la mente era come una discarica in cui milioni di pensieri indifferenziati si accumulavano gli uni sugli altri, crollando poi una volta che il coacervo diventava troppo pesante.

-Mi hanno affidato anche tu fratello- Mormorò Veronika senza farsi sentire dalle guardie e fu come un colpo al cuore, un proiettile che affondava nel profondo del muscolo già lacerato di Kresley..

-Come sta?-

-Come chiunque altro qui dentro. In gabbia-

Non c'era cattiveria nella sua voce, ma solo una triste verità. La giovane Alpha chiuse gli occhi, rifiutava di accettare la realtà e con le palpebre serrate era più facile ignorarla.

Lasciò che un ricordo, un dolce ricordo, le inondasse l'anima con una carezza delicata e si perse tra le luci colorate di un televisore illuminato dall'ultima versione di Just Dance. Lei e Luke scherzavano e ridevano e si prendevano in giro a vincenda, mentre l'uno muoveva le natiche a tempo e l'altra cercava di non scivolare sul pavimento lucido nel tentativo di battere il proprio record. Lui però era mille volte più bravo ed entrambi lo sapevano, dunque il suo ruolo di pessimo ballerino non fu che una pessima recita. Kresley sorrise, Luke le aveva sempre detto che era più una tipa da carta e penna, o da qualsiasi cosa potesse permetterle di sfogare la propria arte. Non si sentiva particolarmente dotata, ma lui sembrava apprezzare le sue opere e non poteva che farle un immenso piacere. Alla debole gioia tratta da quelle rimembranze sopraggiunse per l'ennesima volta un dolore viscerale che le serrò lo stomaco.

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