𝑰 𝒍𝒐𝒗𝒆 𝒚𝒐𝒖

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"🇱e persone possono essere spregevoli."

Mucho si ricordava benissimo del giorno in cui Sanzu gli aveva detto quelle parole. E si ricordava benissimo quando inizialmente non era ancora una di quelle persone. Se invece avesse potuto vedere il suo ragazzo in quel momento, quest'ultimo l'avrebbe di certo chiamato spregevole. Se solo avesse potuto vederlo si sarebbe scusato. Se solo avesse potuto vederlo l'avrebbe strinto a sé senza lasciarlo più andare, facendogli capire di non essere spregevole. Se solo avesse potuto vederlo l'avrebbe baciato. Se solo avesse potuto vederlo gli avrebbe detto che non doveva più preoccuparsi di niente perché sarebbe stato lì con lui per sempre. Se solo avesse potuto vederlo...
E perché non poteva vederlo? Che problema c'era? Cosa c'era che fermava Mucho? Solo un omofobo fissato con il rugby? No...una persona del genere non l'avrebbe certo fermato. Infatti era solamente stata la propria stupidità a fermarlo. Se il coach avesse creduto veramente che Mucho fosse stato il giocatore migliore, avrebbe dovuto accettarlo nella squadra anche se non avesse partecipato a quell'ultimo allenamento. Perché non ci aveva pensato prima? Perché aveva lasciato che questo lo dividesse dalla persona che ama?
Doveva rimediare.
Uscì di corsa dal campo.

«Mucho!»

Continuò a correre ignorando il coach, infilò negli spogliatoi senza cambiarsi e corse verso l'edificio scolastico a cercare il professore d'italiano.

«Professor Kawata!!»

Mucho iniziò ad urlare per i corridoi e venne sgridato varie volte dagli altri insegnanti.
Finalmente però riuscì a trovare il professore.

«Cos'hai da urlare!?»
«Professore la prego mi aiuti!»
«Che è successo?»
«La prego può portarmi da Sanzu?»
«Non dovresti essere agli allenamenti?»
«La prego! Devo assolutamente vederlo! Devo dirgli che lo a-...la prego è importante!»

Il professore sospirò.

«Se è per dirgli che lo ami allora...»

Muchò arrossì.

«Non lo dica a voce alta...»
«E che male c'è? È la verità. Avanti seguimi»

Il professore uscì dalla scuola, salì in macchina e così fece il ragazzo.
Partirono e fortunatamente dopo poco, solo grazie al docente che se ne infischiò dei limiti di velocità, arrivarono a destinazione.
Mucho scese di fretta, entrò nella scuola seguito dall'insegnante ma venne fermato da un professore dell'istituto.

«Dove credete di andare?»
«Sto cercando Haruchiyo Sanzu, è venuto qui per il concorso di pittura. La prego devo vederlo è importante!»
«Aspettate qui, vado a chiamarlo»

L'uomo se ne andò e tornò dopo brevi interminabili minuti.

«Non c'è»

Prima ancora che Mucho potesse dire qualcosa intervenne Nahoya.

«Come sarebbe a dire non c'è?!»
«Non c'è»
«Cioè manca una ragazzo e voi nemmeno lo sapevate!? Non avete nemmeno fatto l'appello!?»
«Certo. Avevamo visto che mancava ma pensavamo che magari si fosse ritirato»
«E non vi siete degnati di chiedere alla scuola!? Mucho, vai fuori. Non vuoi vedermi arrabbiato fidati. Va'a cercare Sanzu fuori. Ci penso io qui»

Il ragazzo uscì senza dire una parola. Aveva il cuore in gola. Dov'era finito sanzu??

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E giù la prima pillola.
Chissà quante ne poteva prendere alla volta prima di morire. Perché non provare?
Giù la seconda.
Anche se insapori, quelle pillole sembravano sempre più buone.
Però le lacrime salate che ricadevano in bocca di Sanzu lo erano meno.
Mandò giù una terza, magari quel saporaccio salmastro se ne andava.
Invece no, era sempre più intenso.
Perché piangeva? Aveva le sue pillole. Non c'era motivo di essere tristi.
Una risata malsana tentò di coprire la tristezza e mandare via il pianto ma non funzionò.
Sembrava di essere sulle montagne russe.
Capelli di neve voleva sempre più pillole ma il mondo girava così tanto che a malapena riusciva ad avere il senso della profondità.
Chissà che fine aveva fatto il sacchetto con le altre pillole...era tutto così distorto...

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«Sanzu! Sanzu porca puttana! Dove cazzo sei!»

Il biondo iniziò a correre per i dintorni della scuola.
Corse.
Corse.
Corse.

«Sanzu!»

Mucho aveva il respiro affannato e un nodo alla gola. Aveva paura. Aveva paura di non trovare Sanzu. Aveva paura che, anche se lo avesse trovato, non l'avrebbe trovato vivo.
Stava perdendo le speranze.
Proprio mentre stava per tornare indietro a chiedere aiuto al professore, il ragazzo sentì una risata inconfondibile.

«Sanzu!?»

Cercò di dirigersi verso la voce.
Finalmente capì dov'era Sanzu.
Finalmente l'aveva trovato.
Si fece largo tra rampicanti e calcinacci e lo vide.
Vide il suo ragazzo a sedere per terra...accanto a lui un sacchetto con...delle pillole?!
Mucho corse verso Sanzu.

«Sanzu! Sanzu!!»
«Vai...via!»
«Sanzu! Sono io, Mucho!»

Il biondo prese il drogato in braccio.

«Ti porto all'ospedale»
«Ospedale...»
«Si tranquillo va tutto bene ci sono io»

Mucho corse verso la macchina del professore e fece sdraiare Sanzu nei sedili posteriori.

«Professoreeee!!!»

Chiamò svariate volte l'insegnante mentre cercava di comporre il numero dell'ambulanza con Sanzu che rideva piangendo attaccato a lui.
Riuscì a chiamare i soccorsi e intanto il professore, che aveva sentito le urla del ragazzo, era uscito dall'edificio e aspettava in bella vista l'arrivo dei medici.
Mucho prese la mano al proprio ragazzo.

«Scusami. È tutta colpa mia»
«Sei sempre tu...?»
«Si sono io, sono qui»
«Non è colpa tua»
«Invece sì»

Sanzu allungò una mano verso il volto del fidanzato.

«Sei la cosa più bella che mi sia potuta capitare...avevi ragione...sono permaloso. Non è colpa tua»

Una lacrima rigò il volto di Mucho.

«Eh no non piangere eh! Te l'ho detto per farti ridere!»
«Sanzu...senti...non so cosa ti succederà. Sappi però che io ti amo tanto»
«Dopo questo credi che io muoia?! Mi hai detto che mi ami! Non posso lasciarci le penne!»
«Sanzu sono serio! Ti amo tantissimo, perdonami»
«Cosa numero uno. Anche io sono serio, non morirò. Numero due. Ti amo anch'io. Tanto. Numero tre. Non hai niente da perdonare. Numero quattro! Io non muoio!»

Mucho si asciugò le lacrime ridacchiando.

«L'avevi già detto al numero uno»
«Si ma stavi frignando, non avevi sentito»

Il biondo abbracciò capelli bianchi e gli lasciò un bacio. Si staccò solo quando sentì il rumore di una sirena in lontananza.

«Stanno arrivando!»

Il professore si mise quasi in mezzo di strada ad agitare le braccia per farsi vedere dai soccorsi.

«Ok Sanzu ora ci separeremo per un po'. Ti portano in ospedale e poi-»
«No tu vieni con me»
«Non so se posso»
«Non mi importa»

L'ambulanza arrivò e gli infermieri scesero con una barella allontanando Mucho dal ragazzo in overdose.

«Non portatemelo via! Voglio il mio ragazzo! Non voglio morire senza di lui! Ma non morirò!»

I dottori portarono il ragazzo nell'ambulanza e partirono.

«Avanti, monta su, sbrigati!»

Il professore era già in macchina a mettere in moto, Mucho salì in fretta e partirono tallonando l'ambulanza fino all'ospedale.

𝐂𝐨𝐥𝐥𝐞𝐠𝐞 // 𝐌𝐮𝐜𝐡𝐨𝐱𝐒𝐚𝐧𝐳𝐮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora