𝑶𝒏𝒍𝒚 𝒅𝒓𝒖𝒈𝒔 𝒄𝒂𝒏 𝒇𝒊𝒙 𝒂 𝒃𝒓𝒐𝒌𝒆𝒏 𝒉𝒆𝒂𝒓𝒕

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🇲 ancava solo una settimana alle vacanze estive ed il torneo di rugby era alle porte.
Sanzu e Mucho avevano appena finito le lezioni e si erano messi a guardare un film. Non avevano voglia di studiare, potevano benissimo farlo la sera. E poi volevano fare qualcosa di divertente insieme.
Bussarono alla porta.

«Avanti»

La porta si aprì. Era il professore di italiano.

«Si sono sempre io, scusate il disturbo. Sanzu hai un momento?»
«Si...arrivo»

Sanzu si alzò ed uscì per sentire cosa avesse da dirgli l'insegnante.

«Fra due giorni. Un concorso di pittura. Nell'altro college qui vicino, conto su di te»
«No aspetti perché come quando»
«Se vai vinci di sicuro»
«Non saprei...insomma...»
«Eddai Sanzu! Sei strabravissimo a dipingere! Puoi farcela»
«Se lo dice lei...però...»
«Andiamo è un occasione unica!»
«D'accordo allora potrei provare...»
«Questo è lo spirito giusto! Così si che si ragiona. Bene allora, i materiali li forniscono loro. Ti verranno a prendere col bus finite le lezioni. Hai la vittoria in tasca, mi raccomando torna con il trofeo eh»

Il professore ridacchiò e salutò Sanzu per poi andarsene. Il ragazzo tornò in camera.

«Che voleva?»
«A quanto pare tra due giorni parteciperò ad un concorso di pittura nell'altra scuola...»
«Oh ma è magnifico!»

Mucho si alzò ed abbracciò il suo ragazzo.

«So che vincerai. Verrò assolutamente a vederti!»
«Va bene va bene, ma non mi stritolare, mollami su»

Il biondo lasciò Sanzu e gli diede un dolce bacio. Poi tornarono a vedere il loro film tra una coccola e l'altra.
I due giorni passarono più in fretta del previsto. Le lezioni erano appena finite e i due erano in camera a sistemarsi. Sanzu cercava di farsi un acconciatura decente e Mucho frugava nell'armadio per cercare i vestiti per andare all'allenamento.

«Che fai?»
«Devo cercare i vestiti, tra poco ho l'allenamento»
«Hai...l'allenamento...»
«Esatto»

Se n'era scordato. Mucho si era scordato che Sanzu aveva il concorso di pittura. Capelli bianchi però non disse niente, non glielo ricordò e tornò a sistemarsi.

«Perché sei così silenzioso...?»
«Non sono silenzioso»

Il "pittore" si sforzò di mantenere il solito tono, carattere e modo di fare per non fare capire a Mucho che ci fosse qualcosa che non andava.

«Oh no! Oddio! No!»

Mucho si portò le mani alla testa ricordandosi improvvisamente di aver promesso al proprio ragazzo di andare con lui al concorso.

«Sanzu scusami non me lo ricordavo! Però non posso assolutamente mancare all'allenamento altrimenti il coach non mi farà giocare al torneo! Ho già saltato troppi allenamenti per stare con te e ha detto che se non vengo mi esclude dalla squadra...scusami...»

Sanzu provò a nascondere il terribile dispiacere dopo quello che aveva sentito

«Ah non ti preoccupare, mi avresti solo distratto se fossi venuto»

Capelli bianchi finse una risatina e mostrò il primo sorriso falso al suo ragazzo.

«Non ti preoccupare, davvero. Vincerò lo stesso e ti porterò il trofeo. Poi ti saresti annoiato a stare lì qualche ora senza fare niente apparte vedere persone dipingere in silenzio»

Lo sportivo abbracciò Sanzu.

«Sei il migliore. Troverò un modo per scusarmi come si deve»
«Tranquillo»

Mucho baciò il suo ragazzo e se ne andò.
Sanzu finì di prepararsi, andò in cortile dove c'era il bus e salì. Il mezzo partì e si avviò attraverso la strada nel bosco poi fuori sull'altra strada. Mentre capelli bianchi viaggiava, Mucho iniziava a cambiarsi negli spogliatoi insieme agli altri. I sensi di colpa del ragazzo stavano salendo ed era palese che egli non fosse in piena forma. Rindou se ne accorse.

«Mucho»
«Si?»
«Sicuro di star bene...? Sembri diverso»
«Si è solo che...avevo detto a Sanzu che andavo a vederlo al concorso di pittura...»
«Ah se è solo per quello non buttarti giù così»
«Solo per quello...»
«Ma si che te ne frega di lui»

I ragazzi finirono di cambiarsi e Mucho si sentiva sempre di più una persona, e un ragazzo, di merda. Aveva abbandonato la persona a cui teneva di più, probabilmente spezzandole il cuore. Ormai però Sanzu era sul bus e lui agli allenamenti, doveva pensarci prima, ormai non poteva fare più nulla...
Mucho entrò in campo ed iniziò a giocare.
Sanzu invece era appena arrivato all'altra scuola. Scese dal mezzo e si mise davanti all'imponente edificio senza muoversi. Senza Mucho non voleva entrare. Non voleva fare nient'altro. Non aveva neanche bisogno di lui in realtà. Dopotutto aveva preferito il rugby al suo ragazzo. E questa è anche colpa del coach. E di certo degli Haitani. E di tutte quelle persone che avevano parlato male di lui alle sue spalle, tutti quelli che l'avevano offeso e guardato storto prima di conoscerlo. Era colpa di tutti. Tutti odiavano Sanzu Haruchiyo. Anche Sanzu odiava tutti e se stesso. Si era stancato di quella stupida vita che aveva, aveva capito che qualsiasi provasse a fare, falliva. L'unica cosa che avrebbe potuto farlo star meglio in quel momento era la droga. La droga non può giudicarti, non può parlare. La droga era l'unica che amava Sanzu e che Sanzu amava.
Ovviamente parli del diavolo e spuntano le corna. Un tizio incappucciato si avvicinò al ragazzo dai nivei capelli.

«Eccoti finalmente! Ho fatto i salti mortali per trovarti!»

Sanzu, perso tra i propri pensieri, sobbalzò a sentire improvvisamente qualcuno parlargli.
Quel losco individuo tirò fuori dalle tasche un sacchetto trasparente contenente delle pillole.

«Ma che fai!?!»

Sanzu lo fermò cercando di nascondere quella cosa dalla vista degli insegnanti.

«Sanzu, mi hai detto che le volevi tipo quattro mesi fa! Non sono più riuscito a rintracciarti e ora che ci sei le prendi! Non so dove metterle!»
«No! Ho finito con quella roba!»
«Tsk vaffanculo che spreco di tempo...»

Lo spacciatore stava per andarsene quando Sanzu lo fermò.

«Dammi»

Il ragazzo con il cappuccio si girò e lasciò il pacchetto a Sanzu per poi andarsene.
Capelli bianchi guardò la droga, poi la scuola e di nuovo la droga.
Iniziò a correre a perdifiato senza sapere dove andare. Si fermò dopo poco quando trovò un posticino nascosto tra piante e calcinacci. Si nascose e si mise a sedere con la schiena appoggiata ad un muretto.
Teneva in mano il sacchetto e lo osservava rigirandoselo tra le mani.
"Non farlo Sanzu", "Fallo Sanzu".
Quelle due vocine della sua coscienza gli rimbombavano in testa...ma per qualche motivo la seconda stava prevalendo.
Ed ecco che il sacchetto si aprì.

𝐂𝐨𝐥𝐥𝐞𝐠𝐞 // 𝐌𝐮𝐜𝐡𝐨𝐱𝐒𝐚𝐧𝐳𝐮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora