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Siamo a casa.
Gli ultimi giorni li ho passati supervisionata da Mark, Ryan e Isa. Si alternavano per non lasciarmi sola un momento, e solo quando il dottore ha detto che mi ero completamente rimessa mi hanno dato tregua.

Oggi sono in azienda con lui e mio fratello.
<< D'accordo Mark controlla questi documenti e confrontati con mio padre se vuoi>> mio fratello annuisce reggendo col braccio la pila di carte piene di cifre.
<< Tu invece parla col signor Marvin e concludiamo questo affare>> annuisce e si danno il cinque.

Aspetto che Mark esca dall'ufficio di Ryan, mi siedo sulla scrivania al suo fianco.

<< Sei nervoso?>> la mia domanda appare più come un'affermazione.
<< Un po' >> mi alzo e mi sistemo dietro di lui massaggiandogli le spalle per alleviare la tensione.
<< così va meglio?>>

<< Decisamente >> ammette lasciandosi andare contro la sedia.
Fa un respiro profondo e fa partire la telefonata.

<< Pronto signor Marvin. Salve sono Ryan Wilson. Si , come sta?....>> mentre è immerso nella conversazione, giro per la stanza ammirando i dettagli del suo studio.
È tutto perfettamente in ordine. Ci sono diverse foto tra cui alcune di famiglia, alcune con amici e con me.
Prendo la foto e la osservo: siamo io e Ryan alla festa dei suoi 18 anni. Nella foto ha degli occhiali enormi e io dei baffi finti e stavamo sorridendo.

Mi manca un po' la spensieratezza di quei tempi. Le intere giornate insieme a fantasticare sul lavoro dei nostri sogni, e oggi mi ritrovo nell'ufficio del ragazzino che sognava di diventare un uomo d'affari affermato.
Siamo ad un passo dal raggiungere io il mio obiettivo e lui il suo.

<< Cosa guardi?>> mi si avvicina curioso.
<< Hai una foto nostra in ufficio>> sorrido io mostrandogliela.
<< Si e ne ho anche una lì>> mi indica una foto che non avevo notato su una mensola più alta. In quella foto ci siamo noi al mare: era l'estate prima che partisse.
<< E una qui.>> si avvicina nuovamente alla scrivania e prende qualcosa dal cassetto.

È una foto fatta con la polaroid.
Ci sono io che sorrido mentre mi tolgo delle ciocche di capelli dal viso.
<< Quando me l'hai scattata?>> la afferro con entrambe le dita e l'avvicino.
<< L'ho scattata al tuo compleanno.>> mette le mani nelle tasche un po' in imbarazzo.
<< Perché?>> sono curiosa.
<< Perché nonostante io abbia visto le 7 meraviglie del mondo, nulla è comparabile al tuo sorriso. È così bello e profondo che azzera tutto e fa finire il mondo.>> mi accarezza dolcemente la guancia mentre arrossisco sotto il suo sguardo.

Non so cosa dire. Come ci si riprende da una dichiarazione simile?
Gli passo una mano dietro al collo e lo attiro più vicino a me, per stampargli un bacio sulla guancia.
Anche le sue guance si tingono di una sfumatura rosea, che lo fa apparire ancora più tenero.

Ho passato gran parte del pomeriggio ad aiutarlo con l'organizzazione di alcuni eventi.

<< Dolcezza questa posizione potrebbe comprometterti>> dice mordendosi un labbro. << Ti dispiace?>> lo provoco io.
<< Assolutamente no. Solo che averti a 90 sulla mia scrivania è una tentazione troppo forte>> dice con un ghigno malizioso.

<< Risolvo subito>> mi raddrizzo e mi siedo sulla scrivania divaricando di poco le gambe.

Lui si alza e si posiziona in mezzo ad esse facendo combaciare le nostre intimità.
<< Sai che tra i posti in cui avrei voluto prenderti c'è anche questa scrivania dolcezza>> dice serrando una mano sulla mia coscia per poi scendere sotto le natiche.

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