Capitolo VIII.

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- Ti va di entrare?

Ebbene sì, il biondo aveva pronunciato quelle quattro misere parole le quali per un attimo mi fecero perdere il senso del tempo. Eppure era normale chiedere una cosa del genere a qualcuno. Normale ma non banale.

- Io..certo! Voglio dire..va bene, grazie.

Misi da parte le autocritiche. Ormai rispondere a Newt in modo imbarazzante era la prassi.

Il biondo si scostò dallo stipite della porta per farmi passare.

- Accomodati pure.

La casa di Newt era molto moderna a differenza della mia. Aveva anche un caminetto (menomale, perché fuori si gelava) e i mobili erano principalmente bianchi e neri, compresa una televisione a prima vista abbastanza costosa. Io rimasi vicino alla porta, con ancora la giacca e i guanti, a chiedermi come diavolo avrei dovuto comportarmi.

- Hai davvero una bellissima casa.

Newt si avvicinò a me e mi osservò corrugando le sopracciglia.

- Grazie. Perché hai ancora la giacca indosso?

Trasalii.

- Oh sì..ecco..è che non mi sembrava carino appoggiarla a caso, non sapevo dove metterla..

Newt mi guardò divertito e confuso. Si avvicinò e prese la mia giacca, con delicatezza, per poi poterla appoggiare su una poltrona.

- Certo che tu sei proprio strano. Ti va un caffè?

Mi sentivo letteralmente come un tizzone acceso in preda al panico. Non sapevo davvero come comportarmi, ero imbarazzato e la persona che mi piaceva sapeva di piacermi.
Grazie a me e alla mia bocca larga.

- Spero di essere strano in positivo..sempre se vuol dire qualcosa. Comunque vada per il caffè, grazie mille.

Mi sedetti al tavolo della grande cucina di Newt, vicino alla sala e al caminetto. Newt prese la caffettiera e mi versò il caffè in una tazzina. Mi guardò per un momento, poi distolse lo sguardo e mi porse lo zucchero.

- Sai, intendo dire che sei particolare. Strano non deve essere per forza sinonimo di negativo. Anzi, credo che tu sia una delle poche persone a scuola che è gentile con me.

Sinceramente non mi aspettavo una risposta del genere. Di solito Newt aveva un non so che di scontroso e le sue risposte non erano da meno, a parte delle rare volte. Ma era anche uno dei ragazzi più popolari a scuola e pensavo che avesse tanti amici. Oltre ad una ragazza non molto simpatica. Rimasi a fissare il biondo con la tazzina a mezz'aria.

- Si beh..io ti ho visto. Ti ho visto in difficoltà e sentivo il bisogno di darti una mano perchè..perchè credo che tu sia una brava persona. Poi tu sei il primo ad essere stato gentile con me, la mattina in cui dovevo consegnare il compito di Scienze. Senza di te probabilmente avrei rischiato l'anno scolastico.

Newt mi osservò con un'aria strana, quasi preoccupata, poi distolse lo sguardo e finì il suo caffè.

- A proposito Newt..mi dispiace per ieri sera. Se ti ho turbato, ecco. E volevo ringraziarti di nuovo per avermi accompagnato a casa. Non eri obbligato a farlo. Sei stato carino.

Il biondo sollevò leggermente l'angolo della bocca e puntò i suoi occhi scuri sui miei.

- Ah, solo "carino"?

Quasi mi strozzai con tutto il caffè.

Newt ridacchiò e io ricambiai il sorriso, imbarazzato e con il cuore che da un momento all'altro avrebbe sfondato la gabbia toracica per l'agitazione.

- Non ti preoccupare. Qualsiasi persona con un po' di umanità lo avrebbe fatto. In ogni caso non mi hai turbato. Sono cose che possono succedere, ecco. Se non sai come gestire una sbronza.

Menomale che avevo finito il caffè, oppure mi ci sarei potuto strozzare di nuovo.

- Ieri è stata un'eccezione, lo giuro! Di solito non mi scappano certe cose, ecco..

Ridacchiai per stemperare la tensione evidente che mi stava martellando nella mente e nel corpo.

- Può succedere di dire cose senza pensare o cose senza senso quando si è ubriachi, non ti preoccupare. Lo so che non è vero, tranquillo.

Newt mi fissò negli occhi con un'intensità tale quasi si aspettasse una verità profonda che potesse smascherare tutto quello che stavo provando in quel momento. Ma quello che era appena uscito dalla sua bocca era tutto il contrario.
Cercai di farmi coraggio. Ne valeva la pena? Avevo mai provato quei sentimenti per qualcuno? Sì, ne valeva la pena. No, non avevo mai provato quei sentimenti per qualcuno. Parlai prima che fosse troppo tardi.

- Ascolta, Newt..ma è, vero. Tu mi piaci. E...

Non feci in tempo a finire la frase che qualcuno infilò le chiavi nella serratura della porta di casa e dilaniò il silenzio assordante che c'era tra di noi. Newt mi stava fissando con aria preoccupata e non sembrava volesse distogliere lo sguardo. Notai una punta di confusione e di sorpresa nei suoi occhi.

- Ehi, Newt. Chi è questo?

A parlare fu un uomo vestito da dirigente di ufficio, molto alto e molto elegante. Ci osservò per qualche secondo e poi guardò l'ora sull'orologio che aveva al polso, anch'esso particolarmente costoso.

- Ehi, Patrick. Lui..è solo un mio compagno di scuola. È venuto per..studiare. Ma ora se ne sta andando. Giusto?

Osservai Newt corrugando le sopracciglia. Osservai di nuovo l'uomo, che ci stava fissando con circospezione.

- Oh, sì. Io me ne stavo proprio per andare..grazie per l'aiuto, Newt. Arrivederci.

L'uomo di nome Patrick mi salutò con un cenno della mano.

- Studiare è la cosa più importante, come dico sempre a Newt. Sua madre non ha studiato e adesso si fa mantenere da me. Direi che non è l'ideale, no?

Scoppiò in una breve risata e io rimasi interdetto. Newt si passò una mano sul viso e sul ciuffo di capelli dorati, quasi esasperato.

- Hai ragione. Solo che adesso Thomas se ne deve proprio andare.
- Peccato! Puoi venire quando vuoi, a meno che non ci sia in giro la ragazza di Newt. Non so se mi sono spiegato.

Patrick mi ammiccò e se ne andò, pronunciando una frase circospetta dall'elegante salotto di casa.

- Ricordate: soldi, lavoro e ragazze! I tre pilastri.

Osservai il vuoto strabuzzando gli occhi. Newt notò il mio disappunto. Presi la mia giacca e i guanti e mi incamminai verso la porta di casa. Osservai Newt, il quale sembrava dispiaciuto. Non appena alzò lo sguardo, lo cercai di decifrare cosa stesse provando.
Ma è troppo difficile capire una persona che non vuole essere capita.

- Ciao, Tommy. Ci si vede. Grazie per le sigarette.

Non ce la facevo a stare zitto.

- Newt, ascolta. Se vuoi..parlare..o se vuoi semplicemente..

Newt mi interruppe senza troppi giri di parole.

- Thomas, te lo ho detto. Meno ne sai su di me, meglio è. E tu non sai niente.

Lo guardai, visibilmente preoccupato e anche con un velo di tristezza. Avrei voluto abbracciarlo. Ma era..troppo. Non potevo farlo.
Non siamo nemmeno amici, noi due.

Nonostante la sbronza mi fosse passata, dissi quello che mi veniva da dire, perchè in certi casi, è la cosa giusta da fare.

- Se vuoi, io ci sono.

Newt mi guardò e sembrò volesse dire qualcosa. Ma non parlò.

Io me ne andai verso casa, più confuso di prima e con il freddo pungente di Febbraio che mi penetrava nelle ossa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 02, 2022 ⏰

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