Capitolo VI.

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La festa che il mio vicino aveva organizzato la sera precedente era finita, come aveva espressamente detto quest'ultimo, verso mezzanotte. Io me ne andai prima, dopo l'imbarazzante dialogo tra me, Newt e Ben.

Un po' mi dispiacque dover lasciare lì Newt. Rimasi sorpreso nel trovarlo alla festa, ma da quello che avevo intuito lui e Ben si conoscevano per qualcosa riguardo il particolare lavoro di Newt nel campo dei compiti illegali. Forse il biondo gli aveva dato o comprato qualcosa. Se si fosse venuto a sapere il ragazzo per il quale mi ero preso una cotta avrebbe rischiato grossi guai con la scuola.

Il giorno dopo mi svegliai presto per cercare di non sembrare ancora mezzo addormentato e trasandato come al mio solito, provai quindi a sistemarmi come meglio potevo sia l'outfit che i capelli. Decisi di avviarmi in anticipo verso il grosso edificio scolastico. Non avevo piacere di vedere i miei compagni partire per la gita con il pullman della scuola, perché questo mi ricordava il fatto che mi ero lasciato andare senza impegnarmi, senza poter andare con loro, facendomi sentire un fallito. La cosa positiva era che avrei potuto vedere Newt e che saremmo stati nella stessa classe per tutta la mattinata.

Non appena varcai la soglia dell'edificio mi avviai velocemente in classe, evitando lo sguardo indagatorio di Tess, la quale stava salendo per ultima con Minho sul pullman. Conoscendo l'asiatico, avrebbe scelto un posto in ultima fila promettendo a chi si fosse già seduto proprio lì di pagargli da bere.

Arrivato in aula mi sedetti in un banco libero e notai con disappunto che Newt non era ancora arrivato. Per una volta ero stato puntuale, ma la fortuna non era stata lo stesso dalla mia parte.

Infatti il ragazzo biondo del quale mi ero per così dire invaghito, non si presentò. Non arrivò nemmeno a metà mattinata. Era proprio assente. Che cacchio di scherzo del destino. Mi maledissi mentalmente per aver anche solo sperato di aver potuto approcciare con Newt quella mattina. Avrei solo voluto parlargli, ma non era stato possibile.

Dopo la lunga mattinata mi incamminai verso casa. Essendo Febbraio, il tempo non era dei migliori. Il freddo era  pungente, così oltre alla felpa avevo indossato anche la giacca foderata, insieme ai guanti.

Non appena arrivai trovai mia madre e mio padre, stranamente entrambi in casa, intenti in un litigio. Tipico. Faceva troppo freddo per mettermi a correre come l'altra sera dal Bar degli Spaccati, così decisi di andare a fare una passeggiata verso il quartiere vicino a casa mia, un quartiere più agiato e sofisticato. Da piccolo mi piaceva un sacco passeggiare in quella zona e osservare le case dipinte di bianco, circondate da grossi giardini, dove i genitori spingevano i figli sulle altalene e sembrava si volessero tutti così bene. Per un periodo era stato così anche per me. Sembrava che a casa tutti ci volessimo bene.

Attraversai il viale circondato di alberi prima del cosiddetto quartiere e mi soffermai su un ragazzo dalla testa bionda seduto su una panchina. Non riuscii a scorgere il viso di quest'ultimo poiché le sue mani gli coprivano interamente la faccia e aveva i gomiti appoggiati alle sue ginocchia. Assomigliava terribilmente a Newt.

Ad un tratto le mani del ragazzo si spostarono leggermente dal viso e allora realizzai che quel tipo era davvero Newt. Mi ritrovai a fissarlo a circa due metri di distanza come un pesce lesso, al che il biondo mi riconobbe e mi osservò con la bocca leggermente semichiusa e la fronte corrugata.

- Beh? Che hai da guardare, Thomas?

Spalancai gli occhi e mi fissai le scarpe bianche. Ero imbarazzatissimo. Notai che Newt aveva un occhio nero e un labbro spaccato ancora leggermente sanguinante, così mi precipitai vicino a lui come un perfetto idiota.

- Ma tu stai sanguinando!

Il biondo mi guardò e fece un gesto noncurante con la mano.

- Menomale che me lo hai detto, Thomas. Non me ne ero nemmeno accorto.

Safe Place || NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora