Mami Tomoe

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-Ma prima- disse la nostra salvatrice senza nome -avrei un lavoretto da svolgere!-

La gemma dorata emise dei fasci di luce talmente abbaglianti che dovetti schermarmi il viso; non capivo bene cosa stesse succedendo, ma da quello che riuscivo a intravedere, sembrava stesse sbocciando un fiore, bellissimo e di vari colori, che risplendeva nell'oscurità del sotterraneo. Era magnifico da guardare ma allo stesso tempo incuteva timore, poichè sembrava che pulsasse, come se fosse vivo.

Improvvisamente, i petali si aprirono, e un raffica di vento fece volare me e Sayaka in aria per un tempo indefinito, forse un secondo, forse un minuto.

Nell'aria si diffuse un forte profumo di gelsomini.

Quando mi rialzai, sobbalzai per lo stupore. A pochi metri da me si trovava una ragazza di una bellezza mozzafiato, dai lunghi codini color grano e gli occhi mielati; indossava una camicetta bianca, chiusa da alamari e con maniche a sbuffo; al collo portava un fiocco giallo, e stretta alla vita un corpetto vittoriano, anch'esso chiuso da alamari, da cui partiva una gonna a ruota gialla, di tessuto molto pregiato (forse broccato), parigine, stivali alti con varie cinghie, e guantini di cuoio senza dita.

La cosa più strana era il cappello, un basco, che portava inclinato, e adornato con delle piume bianche e con una bellissima gemma dorata tagliata a forma di fiore e abbellita da rifinimenti in metallo.

Non ebbi il tempo di riprendermi, che lei fece una cosa ancora più straordinaria: si tolse il cappello e, con un gesto elegante, ruotò il braccio, come se stesse seminando qualcosa; ma dal basco non uscirono semi, bensì fucili a pietra focaia, di stile vittoriano, che si conficcarono a terra tutt'attorno a lei.

Gli strani esseri tentarono un'assalto, ma lei agilmente afferrò un fucile, e gli sparò; poi, con una giravolta, ne prese un'altro, e un altro ancora, fino a quando non diventò un vero e proprio ballo, un ballo mortale, dove lei era la solista.

Sembrava completamente a suo agio, e per nulla spaventata; ogni mossa che faceva, per quanto sembrasse complicata, non le richiedeva alcun sforzo; lei era l'ape regina, e nessuno poteva sfuggirle.

Ma gli omini malefici continuavano ad aumentare, e per quanto lei continuasse a "seminare" fucili, facendoli uscire dalla gonna, dai guanti, dalle piume strappate dal cappello, si rese conto che non bastavano.

Spiccò un salto, altissimo, più alto che un essere umano sarebbe mai riuscito a compiere e, in aria, allargò le braccia. Dietro di lei comparvero infiniti fucili, migliaia e migliaia, impossibili da contare.

Con sguardo deciso, il sorriso trasformatosi in un' espressione indefinita, quasi solenne, mosse le braccia in avanti.

I fucili spararono, con un boato enorme, che ci fece urlare di paura, sentendo la terra tremare fin nel suo centro.

Un'altra volta, non vidi più nulla.

Un secondo dopo, il labirinto era svanito, e la ragazza di prima era svanita, tornando la studentessa al terzo anno della Mitakihara. Ci guardava, lo stesso sorrisetto dipinto sul volto.

-Sono Mami Tomoe-disse- piacere mio!-

Io, MadokaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora