11 - Pajeon assassino

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A diciannove anni, Kim Namjoon aveva tirato fuori la valigia che teneva in fondo all'armadio, l'aveva riempita alla bell'e meglio di ciò che aveva creduto gli sarebbe servito, aveva dato un abbraccio a suo padre e un bacio in fronte a sua madre e ...

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A diciannove anni, Kim Namjoon aveva tirato fuori la valigia che teneva in fondo all'armadio, l'aveva riempita alla bell'e meglio di ciò che aveva creduto gli sarebbe servito, aveva dato un abbraccio a suo padre e un bacio in fronte a sua madre e si era trasferito nella frenetica Seul. Lì, iniziando come lavapiatti, aveva accumulato tanta esperienza da poter aprire un locale tutto suo, il Sunshine, nella sua città natale.

A Taehyung – nello sproloquio che Jungkook aveva fatto durante il tragitto dallo chalet al ristorante – era sembrato anche di capire che il nome fosse in qualche modo ricollegabile a Hoseok, ma il ragazzino parlava alla stessa velocità di un cavallo selvaggio e con un fervore che gli faceva prudere i polpastrelli dal desiderio di tramutare tutto in parole scritte; perciò, per lui era stato fuori discussione interromperlo e fargli domande.

«Wow» mormorò Taehyung, seguendo con lo sguardo le foglie di papiro che si diramavano dal terreno. «Non siamo nemmeno entrati ed è già così... rasserenante.»

Jungkook, le mani nascoste nelle tasche della felpa e un piede che strisciava instancabile sul brecciolino, sorrise. Lo raggiunse sul ponticello che sormontava un laghetto di acqua scrosciante e incrociò gli avambracci sul parapetto. «Ogni volta che vengo qui con Jieun, la parte più difficile è convincerla a entrare e smettere di ammirare le carpe.»

Namjoon aveva tirato su un ristorante a dir poco favoloso, che accoglieva i paesani e i rari turisti che passavano per Buncheon come se fosse stato creato apposta per loro.

Taehyung imitò Jungkook e guardò giù; rimase subito ammaliato dalle lunghe code delle carpe drago, che fluttuavano nell'acqua come veli. «Te l'ho detto: Jieunnie ha davvero un ottimo gusto.»

Anche se lo stava osservando di profilo e solo di sottecchi, Jungkook vide i suoi occhi brillare. «Dai, andiamo dentro, gli altri ci staranno aspettando. Prometto di portarti a vedere i pesciolini dopo il primo.»

Taehyung non ebbe difficoltà a immaginare che quelle fossero le esatte parole che diceva anche alla sua sorellina. Così, giusto per dimostrare la grande differenza d'età, gli fece la linguaccia.

Jungkook rise a testa bassa e, con un piccolo scatto, si portò avanti per aprirgli la porta dal battente trasparente.

Le luci dorate del Sunshine lo abbracciarono e lo trascinarono all'interno. Si riflettevano sul parquet scuro e sulle sette colonne disseminate nella sala, abbellite da fitti rami di edera che sfioravano il soffitto. Taehyung girò su se stesso, la bocca dischiusa e gli occhi grandi come due pianeti.

Jungkook, a qualche passo da lui, avrebbe preferito rimandare la cena all'infinito piuttosto che riportarlo coi piedi per terra. Gli si avvicinò, desideroso di entrare in quella bolla di meraviglia che lo circondava.

«Questo posto è magnifico.» Taehyung lo disse in un soffio, come se non ricordasse più di dover usare la voce per essere sentito dagli altri. Ancora col naso all'insù, vide gli scaccia spiriti che pendevano dalle travi del soffitto. «Se chiedo a Namjoon-ssi di farmi vivere qui, dici che accetta?»

Mono No Aware | TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora