42 - Una foto dal passato

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Jungkook inspirò a pieni polmoni il profumo di ibisco; la fiammella che danzava sullo stoppino della grossa candela rosa come una ballerina alla Scala

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Jungkook inspirò a pieni polmoni il profumo di ibisco; la fiammella che danzava sullo stoppino della grossa candela rosa come una ballerina alla Scala.
Lui si girò sul fianco, muovendo la testa alla ricerca di una posizione comoda, e strinse tra le braccia il busto che gli faceva da cuscino.

«Hai finito di scavarmi nella pancia?» Taehyung ridacchiò, una mano immersa nella zazzera di capelli scuri di Jungkook e l'altra stretta attorno al cellulare.
Per fortuna aveva digerito da parecchio ormai, altrimenti avrebbe corso il rischio di esplodere come un palloncino troppo gonfio.

Il minore ridusse gli occhi a due fessure, col viso inclinato verso l'alto per guardare lo scrittore.
Riprese a muoversi, premendo la testa sull'addome di Taehyung, che non sapeva più se ridere o lamentarsi per il dolore.
La spalla di Jungkook andò a cozzare con il cavallo dei suoi jeans e, per riflesso, Taehyung strinse le dita attorno alle ciocche scure. «Smettila!» Lo richiamò, tirandole un po' troppo forte.

Jungkook ingoiò un lamento.
Puntato il gomito in uno dei pochi punti liberi del divano, si tirò su per guardarlo meglio. «Ma davvero?» mormorò, le labbra contratte in un ghigno malizioso.

Jieun, che da qualche istante aveva perso interesse nei giochi sparsi sul pavimento, si alzò. «Anch'io voglio fare la lotta!»

Jungkook fece appena in tempo a mettersi a sedere e stendere le braccia, prima che la sorellina si gettasse su di loro in caduta libera.
La tirò su e, mantenendola dalla pancia, la fece fluttuare su Taehyung. «Al tre, iniziamo una gara di solletico: chi fa ridere per primo oppa vince!»

Lo scrittore si rintanò nell'angolo del divano, le mani protese in avanti per difendersi. «Oh no, no, no. Non mi sembra affatto una buona idea.»
Se c'era una cosa che Taehyung poteva affermare di odiare con certezza, quella era il solletico. Jin lo sapeva bene: era il metodo di coercizione che più preferiva; non richiedeva nemmeno troppa fatica, dal momento che lo sovrastava in forza e altezza.

Jieun allungò le mani per cercare di afferrarlo, ma Jungkook la teneva ancora a distanza. Dallo strano luccichio delle sue iridi, Taehyung poté giurare che si stava divertendo da matti.

Provò ad alzare le sopracciglia, a intimidire la bimba con uno sguardo piuttosto ridicolo e a chiamare il suo nome con tono scioccamente autoritario.
Nulla di tutto ciò funzionò, almeno fino a quando non le puntò l'indice contro e disse: «Jieunnie, non lo farai, altrimenti non ti farò più leggere la storia.»

Lei, come se d'improvviso si fosse ritrovata senza energia, si afflosciò tra le braccia del fratello e sporse il labbro inferiore in un tenero broncio.
Le piacevano tanto i bei capitoli che Taehyung continuava a consegnarle in scarni fascicoletti stampati, non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo.

Lo scrittore ridacchiò, sollevato di essersi tolto dai guai.
L'ultima cosa che desiderava, però, era vedere Jieun triste, perciò si aggiustò sulla seduta del divano e le sorrise. «Ma possiamo allearci contro qualcun altro» e le fece l'occhiolino.

Mono No Aware | TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora