39 - L'aringa e lo squalo

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Taehyung, seduto sul divano, che gli pareva essere diventato un cactus, si mosse per strofinare la schiena contro i cuscini

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Taehyung, seduto sul divano, che gli pareva essere diventato un cactus, si mosse per strofinare la schiena contro i cuscini.
La luminosità dello schermo gli faceva lacrimare gli occhi per via di un bruciore insopportabile, amaro frutto di una notte passata quasi del tutto insonne, con il pc sulle gambe, a tirare fuori dalla mente una parola dopo l'altra.

Scorse in alto la chat, poi in basso e ancora verso l'alto, perdendosi tra i messaggi che scivolavano indistinti davanti ai suoi occhi.

Alla fine, scosse la testa e si costrinse a prendere un lungo respiro.

Il messaggio di Jungkook a cui era interessato recava chiare e semplici parole, in risposta a una domanda ben precisa che lui gli aveva posto dopo la notte in cui si era presentato piangente e mezzo distrutto alla porta dello chalet.

È per loro che lo fai, continuava a ripetersi. E, sebbene fosse conscio delle sue buone intenzioni, questo non lo aiutava a placare la rabbia e la paura che gli stavano divorando lo stomaco. Tornò sulla chat di Jin, recuperò il messaggio con il numero di telefono che gli aveva inviato e, cliccandoci su, si ritrovò col dito in corrispondenza del cerchietto verde.

Scrollò le spalle. O mi ascolta o mi licenzia, pensò.

Vi pigiò sopra e portò il telefono all'orecchio.
A ogni squillo il suo cuore aumentava il ritmo, battendo come se stesse marciando per un plotone d'esecuzione. Dopo interminabili secondi senza una risposta, Taehyung fu sul punto di mettere giù.

«Pronto?»

Il fiato gli fuggì dai polmoni tutto in una volta e dimenticò come si facesse a parlare.
Con gli occhi sgranati, trafisse il muro davanti a sé.

«Pronto? C'è qualcuno?»

Adesso o mai più! Taehyung scattò in piedi. «Ehm... sì! Sì, signor Park, sono Kim Taehyung, uno dei vostri scrittori.» Si grattò il retro del collo, soffocando un gemito.

Il suo interlocutore rimase in silenzio e fu un vero peccato che Taehyung non poté vederlo, perché l'espressione che aveva stampata in viso era ai limiti della comicità. «Ah... signor Kim, è un piacere sentirla. Come ha avuto il mio numero?»

Lui prese a camminare per il salotto, una mano davanti agli occhi come a nascondersi dalla sua stessa vergogna. Avrebbe scommesso tutta Buncheon che no, non gli faceva affatto piacere sentirlo. «L'ho trovato su internet. Sa, ormai c'è di tutto.»

Dong-Yul assottigliò lo sguardo.
In piedi accanto alla sua scrivania, sollevò il fermacarte per spostarlo in un angolo. «Come posso esserle utile?»

Ci siamo, è il momento, si ripeté a mente Taehyung, mentre stringeva tra le dita un lembo di pelle sul polso.
Sperava che il lieve dolore l'avrebbe aiutato a mantenere la concentrazione e, soprattutto, a non lasciarsi sopraffare. «Vorrei parlarle di una cosa. Questo è un periodo molto intenso dal punto di vista del marketing, no?»

Mono No Aware | TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora