capitolo XXV

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Monica's POV

Mi sveglio nel suo motorhome, accanto a lui.
Tutti i piloti hanno un proprio motorhome, ma capita spesso che venga preferito l'hotel, come nel caso di Izan.

Mi volto verso di lui, e mi accorgo che anche lui è sveglio.

«Buongiorno pulcino.»

Mi fa sorridere, tanto è dolce.

«Buongiorno.»

È sorridente, nella penombra, e mi guarda come se fossi la ragazza più bella che abbia mai visto.

«Posso farti una domanda?»

Mi chiede, con lo sguardo che si fa più intenso.

«Puoi chiedermi tutto.»

«Qual è la cosa che ti fa più paura, più di tutto il resto?»

Mi lascia spiazzata. In ogni relazione che abbia mai avuto, nessuno si era mai interessato a me, soprattutto alle mie paure.

«Il tradimento. Dare la mia fiducia a qualcuno che poi non sa prendersene cura. Tu, invece?»

Ho risposto senza esitazione, senza quasi nemmeno riflettere. Non avevo mai sentito il bisogno di essere trasparente con qualcuno come lo sento con lui.

«La solitudine. L'idea di restare da solo mi terrorizza. So che è abbastanza stupido, ma a volte mi capita di pensarci e... fa paura.»

Quasi involontariamente, mi stringo un po' di più a lui, mentre mi accarezza il braccio.»

«Non è stupido. Ma non rimarrai solo. Hai i tuoi amici, la tua famiglia... Hai me.»

Sì avvicina e mi bacia la fronte, perché non riusciva ad arrivare alle labbra.

Izan's POV

Ci alziamo e ci vestiamo nella penombra del mio motorhome.

Mette una delle mie magliette del team, che le va grande. Sta benissimo.

Facciamo colazione insieme, nel box, insieme ad alcuni tecnici del team.

Ucciderei con le mie stesse mani Ryan, il ragazzo che si occupa delle gomme: deve seriamente smettere di ammiccare a Monica.
È bellissima, simpatica e intelligente, ma è mia.

«Abbiamo circa un'ora prima dell'inizio delle qualifiche... Che facciamo?»

Mi chiede Monica una volta lasciato il tavolo.

«Io un'idea la avrei...»

Lascio la frase in sospeso, aspettandomi già la gomitata nelle costole, che come previsto arriva poco dopo.

Ridacchio un po', ma qualcosa mi dice che anche lei aveva avuto la stessa idea.

«Sentiamo, hai un'idea migliore?»

Il suo sguardo passa da scherzoso a malizioso.

«In realtà... No.»

Siamo già vicini al motorhome, quindi non dobbiamo fare altro che entrare.

Chiudo la porta dietro di me, giro la chiave e le prendo il viso tra le mani per baciarla.

Indietreggiamo verso il letto, e la faccio sdraiare sotto di me mentre con una mano, posta dietro alla sua schiena, la tiro vicina.

Qualcuno bussa alla porta, ma ignoriamo in suono.
Quando il rumore si fa più insistente però, decidiamo con uno sguardo che forse è il caso di aprire.

Giro la chiave per sbloccare la serratura mentre Monica si sistema i vestiti davanti al piccolo specchio del mio motorhome.

É il mio capotecnico, Enrico. Mi guarda con fare severo, come se mi avesse scoperto a fare qualcosa di sbagliato.

Al Momento Giusto | Izan Guevara Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora