capitolo XXXI

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Monica's POV

Non mi manca la prima classe, quando prendo l'aereo di nuovo.
Però Izan un po' mi manca.

Ritorno indietro, a prima della nostra relazione, a quando invece di parlare per tutto il viaggio con il mio ragazzo leggevo o ascoltavo la musica.

Eppure non mi sembra di essere tornata indietro. Mi sembra piuttosto di aver subito un'involuzione, senza però perdere i ricordi del passato come vorrei.

Non riesco a leggere, solo a pensare ad Izan. È da quando mi ha lasciata che non penso ad altro se non a come sarebbe stata ora la nostra relazione, come saremmo stati noi.

Ascolto la musica per un po', canzoni nuove, ma non appena arriva una canzone che ascoltavamo insieme scoppio a piangere.

«Tutto bene cara?»

Alzo lo sguardo dalle mie mani per guardare la donna che mi ha rivolto la parola, togliendo un auricolare.

«Se riguarda un ragazzo, risparmia le lacrime. Aveva ragione la Carrà: trovane un'altro senza problemi e vivi serena. La vita è troppo breve per piangere. Per un ragazzo, poi!»

Mi soffermo un attimo a guardare la cinquantenne che mi ha parlato. È indubbiamente un personaggio bizzarro: trucco pesante e colorato, abbinato ad un tubino con stampa floreale stretto su un corpo tonico, che cerca di coprire le rughe ormai evidenti sul viso.

La mente ormai lontana dal baratro che mi stava risucchiando, riesco a rispondere con voce sufficientemente ferma.

«Condivido, ma non al cento per cento. Se è quello giusto...»

«Ma come fa ad essere quello giusto uno che ti riduce a piangere su un volo low cost?»

Raddrizzo la schiena e lentamente lascio le parole penetrare nel mio cervello.
Ha ragione, ma come posso lasciarlo andare.

«In ogni caso cara, se ti ha lasciata da poco va bene piangere, è normale. Solo non passare troppo tempo giù. Non serve.»

La voce nella radio ci avvisa che l'aereo sta per atterrare. Ottimo.
L'atterraggio è lineare, e in un attimo supero i controlli.

Fatico a trovare la valigia, come sempre, poi mi trascino fuori dall'aeroporto, in cerca di un taxi.

Sono stanchissima, non sono nemmeno riuscita a dormire in aereo, e naturalmente per viaggiare a costi bassi serve viaggiare di notte.
Controllo l'orologio: sono le cinque del mattino.

Arrivo in hotel e mi sistemo. L'unica cosa che voglio fare è dormire, ma c'è voluto più del previsto per avere la mia stanza, quindi non mi resta che un'ora di riposo.

Decido di godermela comunque, ed imposto la sveglia, senza la quale dormirei fino a sera.
Oggi non posso perdermi un minuto: ci sono le prove, ed è il media day!

Se non avessero condensato il giovedì ed il venerdì insieme sarebbe stato meglio a parer mio, ma non importa, va bene così.

Finalmente da quando Izan mi ha lasciata dormo bene, anche se per poco.
Sono troppo stanca per pensare.

Quando la sveglia suona nemmeno so dove mi trovo. Mi alzo e mi cambio, mettendo i jeans e la maglietta del team, quella che mi aveva dato Izan. Non sono pronta a lasciarlo andare.

Vado al circuito con il bus, e trovo il paddock ancora abbastanza vuoto.
Alcuni meccanici lavorano sulle moto, mentre Pietro parlotta al telefono con qualcuno.

Mi siedo al mio tavolino in latta, tiro fuori il computer e comincio ad avviarlo. Dovrei comprarne uno nuovo.

«Ti va di fare un giro del circuito?»

Al Momento Giusto | Izan Guevara Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora