capitolo XXVIII

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Monica's POV

Mi sveglio a notte fonda, nel mio letto, con Izan di fianco a me.

Mi sembra di tornare ad avere otto anni, con mio padre che mi porta a letto e mi toglie le scarpe dopo che mi sono addormentata in macchina.

Mi alzo in silenzio e sfilo pantaloni e camicia, che sottile com'è è completamente stropicciata.
Poco importa, domani torno a casa.

Mio fratello si è congratulato per messaggio per il libro, mentre i miei genitori mi avevano chiamata qualche giorno fa, fingendo di ignorare il nostro passato travagliato.

Mia madre ha proposto a me e Izan di andare a cena domenica prossima in un bel ristorante, visto che non ci sono gare e che vuole festeggiare la pubblicazione del mio libro.

Non sono sicura di volerlo, nonostante senta che Izan sia quello giusto. È la mia famiglia a non essere quella giusta.
Ci sarà anche mio fratello, il ché rende la situazione ancora più imbarazzante.

Ancora devo dirlo ad Izan, ma penso che ne sarà felice.
Non so come funzioni in Spagna, ma penso che anche là presentare qualcuno ai genitori significhi tanto.

Quando si sceglierà, domattina, glielo dirò. Ora però è meglio dormire.

Izan's POV

Non mi va di fare le valigie, non mi va di tornare a casa.

Austin è stata la mia prima vittoria in Moto3, e da allora ha legati a sé ricordi meravigliosi.
Ogni anno è migliore dell'altro.

Stamattina ci siamo alzati tardi, abbiamo fatto colazione e ci siamo messi a fare le valigie.
Monica ora è in doccia, mentre io finisco di mettere le ultime cose nel mio bagaglio.

Per la prima volta dopo parecchio tempo ci separeremo: lei andrà a casa sua, in Italia, a cercare di risistemare il rapporto con la sua famiglia, mentre io tornerò a Palma.

È davvero strano, mi mancherà.
La prossima gara è tra due settimane, in Portogallo.
Non so se mi piace o mi infastidisce l'idea di non dover prendere l'aereo.

Sono riuscito a trovare i pass per mio fratello e la sua famiglia, ma non credo verranno.
Spostarsi con i bambini piccoli è più complicato di quanto sembri e ultimamente il matrimonio tra Aitor e Nadia è un po' in crisi.

Non è la prima volta che il loro matrimonio arriva ad un passo dal punto di rottura.
Il fondo è stato toccato quando Aitor è venuto a dormire da me per un paio di notti.

Poi però le cose si sono sistemate, forse per amore l'uno dell'altra o forse per preservare i gemelli dalla sventura di un divorzio.

Monica esce dal bagno già pronta per il volo, vestita semplice ma con classe e con un trucco leggero sul viso.

Per un secondo mi passa per la testa di chiederle se vuole dei figli. Io sì, tantissimo.
Mi mordo la lingua per un pensiero tanto stupido: stiamo insieme da pochissimo e, anche se mi sembra di conoscerla da una vita, questa è una domanda troppo personale.

«Pronta?»

So che lo è, ma voglio comunque chiederglielo.

«Sì ma prima vorrei parlarti.»

Fisso la sua espressione indecifrabile cercando di capire cosa intenda. Confuso e intontito, annuisco silenziosamente preparandomi mentalmente a tutto.

Una piccola parte di me spera quasi che sia incinta, mentre un'altra spera che non lo sia.
Non saprei cosa fare, come reagire.

«Quando abbiamo saputo che il mio romanzo sarebbe stato pubblicato ho mandato un messaggio a mio fratello e ai miei genitori. Hanno risposto dopo un po' chiedendomi, tra le altre cose, quando sarei tornata in Italia.»

Lentamente mi rilasso. Non può essere nulla di così terribile, anche se ancora non riesco a capire cosa intenda dire.

«Quando ho dato loro la data, hanno detto che avremmo dovuto festeggiare, quindi ci hanno proposto di andare a cena in un bel ristorante. So che incontrare i miei può essere un po' strano, ma...»

Ci metto un attimo a metabolizzare la notizia. I suoi genitori volevano incontrarmi?

«Sarebbe assolutamente meraviglioso. Quando dovrebbe essere questa cena?»

Mi guarda sconcertata, come se avessi detto l'unica cosa che non si aspettava.

«Aspetta, tu ne sei felice? Pensavo che avresti rifiutato, o che non avresti voluto incontrarli, o che avresti pensato fosse un passo troppo grande, o che avresti detto che era troppo presto, o che...»

La interrompo con un bacio, il più dolce e amorevole che abbia mai dato.
Tengo le mani sul suo viso ancora fresco per la doccia e sento tra di noi un legame ancora più forte di quanto già non lo fosse stato già.

Di certo ha ragione, incontrare i suoi genitori è un grande passo, ma mi sento pronto per compierlo.

«Quindi quando sarà questa cena?»

Le dico quando ci separiamo, provocandole una risatina sollevata.

«Giovedì.»

«Non vedo l'ora che arrivi giovedì allora.»

«Vuoi che venga a prenderti all'aeroporto?»

Sorrido. È sempre così premurosa.

«Sarebbe meraviglioso. Appena arrivo a casa disfo la valigia, me preparo un'altra e prenoto i biglietti.»

«Scrivimi quando devo venirti a prendere e dove, ok?»

Era ovvio che le avrei scritto, ma non capisco cosa intenda con "dove".

«In che senso dove? Il gate

«Anche, sì. Ma devo ricordarti che l'Italia ha ben più di un solo aeroporto?»

Rido di me stesso e della mia stessa stupidità.

«Beh certo, naturale. Starò attento a scegliere quello giusto.»

«Forza andiamo. Abbiamo dei voli da prendere.»

Monica's POV.

Di nuovo a casa.
Il mio piccolo appartamento puzza di chiuso, ma non importa.
Alzo le tapparelle e apro tutte le finestre in modo da cambiare l'aria, poi porto la valigia in camera per svuotarla.

In poco tempo separo gli indumenti puliti e quelli sporchi, mentre ci metto molto di più a rimettere a posto medicinali, cosmetici, sapone e tutto quello che ho dovuto portare.

Mi cambio e riempio la lavatrice, anche con quello che avevo addosso, poi la faccio partire.
Subito dopo mi siedo per terra, la schiena appoggiata alla lavatrice.

Sono sfinita dopo il volo, lo scalo a Francoforte e l'altro volo.
Il pavimento è freddo e la lavatrice alle mie spalle vibra fastidiosamente, ma sono troppo stanca per alzarmi.

Resto lì, abituandomi alle vibrazioni nella schiena fino a non sentirle più, per poi addormentarmi, sfinita.

Al Momento Giusto | Izan Guevara Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora