Il giorno successivo Persefone trovò Ade seduto sull'altalena che aveva appeso alla cupola della gabbia floreale quella notte mentre dormiva. Avrebbe voluto vederlo come quella mattina, quando si era seduto e aveva deciso di dondolarsi su di essa. Aveva visto sul suo volto un'espressione rilassata.
Era rimasta piacevolmente sorpresa dal vedere che non aveva dato di matto. Si era ferito le mani tentando di aprirsi un varco, aveva sentito la sua rabbia per essere stato rinchiuso, ma non aveva inveito contro di lei, né l'aveva insultata.
O era un vero galantuomo, al contrario di suo padre e degli altri dei, o era felice di restare lì, più di quanto ammettesse.
In ogni caso apprezzava questo suo comportamento, soprattutto perché non voleva si facesse male lì dentro. Ci teneva alla sua incolumità; le ferite alle mani, alla fine, le aveva già messe in conto quando aveva costruito la gabbia.
Si appoggiò con un braccio contro il legno che sosteneva le sue rose e lo guardò con un sorriso sereno.
Le storie che lo riguardavano, ascoltate anni prima dai suoi genitori e dagli altri dei, l'avevano ammaliata e incuriosita. Il dio Ade era un tipo solitario, che si vedeva raramente fuori dagli inferi. Pareva un tipo più introverso rispetto ai suoi fratelli, più ligio al dovere.
Non era mai riuscita a vederlo di persona. Alle feste sull'Olimpo non era mai stato invitato e gli dei evitavano di parlare di lui se non per raccontare qualche prodezza nelle quali lui era una semplice comparsa. Persefone, già incuriosita dalla sua figura, aveva concluso che il Dio Ade doveva essere anche molto solo.
Era un dio a cui avevano dato un lavoro arduo da compiere, costante da mantenere, e lui non aveva avuto voce in capitolo. Per il lavoro che gli avevano assegnato, tutti lo avevano lasciato in disparte. Non poteva che essere solo.
Aveva deciso che lo avrebbe incontrato, così aveva iniziato a prepararsi per portarlo in superficie e poterlo tenere al suo fianco.
Ci aveva lavorato tanto che non aveva pensato al fatto che non sapeva neanche come fosse fatto fisicamente; quando lo aveva visto sul campo di battaglia davanti ai suoi narcisi e si era voltato verso di lei, inconsapevolmente lui l'aveva conquistata.
Ade era un dio alto, dalla pelle pallida come le ossa, aveva i capelli e gli occhi neri come il cielo in una notte senza luna, ma nel suo essere così macabro era anche incredibilmente affascinante.
Persefone non se l'era voluto lasciar scappare e ora lui era lì con lei, forse non felice per la prigionia a cui sapeva di averlo costretto, ma sereno.
«Ti piace l'altalena?» chiese alla fine, palesando la sua presenza.
Ade si voltò a guardarla, oscillano sull'altalena, poi disse: «Non ne ho mai avuta una. Potrei costruirne una da mettere nel mio giardino negli inferi. È… rilassante.»
«Oh, hai un giardino negli inferi?» chiese lei curiosa.
«Qualcosa del genere. È fatto di alberi morti o pietrificati e rocce. Non cresce nulla negli inferi, non mi potrei permettere qualcosa del genere nemmeno se lo desiderassi.» spiegò lui indicando con un gesto della mano tutto ciò che aveva intorno.
Persefone suppose ci sarebbe potuta andare un giorno. Le sarebbe piaciuto poter vedere quel giardino, nonostante fosse morto. Magari sarebbe riuscita a dargli un tocco di colore per un po’.
«Come stanno le mani?» si informò.
Ade staccò una delle mani e la osservò alla luce del sole. Forse lui non lo aveva notato, ma la sua pelle aveva un colore più roseo da quando era lì. Aveva preso il sole.
«Ho ancora qualche segno, ma non c'è null'altro. Quella crema è prodigiosa.»
«Te la posso mettere ancora.»
«Non serve. Non mi dà certo fastidio avere qualche segnetto.»
Lei sorrise. «Bene, allora. Ti auguro un buon pomeriggio.»
Si voltò per andarsene quando sentì la sua voce.
«Persefone.»
Era la quarta volta che lo sentiva pronunciare il suo nome. Suonava benissimo, pronunciato da lui.
«Sì, Ade?» rispose voltandosi verso di lui.
Il dio la osservò un lungo momento, poi disse: «Vorrei chiederti se potessi… non so, venire più spesso. Farmi compagnia.»
Lei si appoggiò nuovamente alla barriera, un sorriso leggero sul volto.
«Ti senti solo?»
Ade per un momento guardò davanti a sé, poi disse: «Sì.»
Persefone per un momento pensò al fatto che la sua prima richiesta non era stata di essere liberato. Se lo sarebbe aspettato, quello. Invece le aveva appena chiesto di fargli compagnia, di non lasciarlo da solo tutto quel tempo. Come gli andasse bene di restare lì purché non ci rimanesse da solo.
Come poteva anche solo pensare di dirgli di no?
«Allora appena ho un momento libero verrò a trovarti. Promesso.»
Gli sorrise e si voltò per tornare a casa, il cuore che le batteva forte dall'emozione.
Ormai non aveva più dubbi. Si era proprio innamorata.
Non le restava altro da fare che farsi ricambiare. Così facendo non sarebbe più stata lei a tenerlo lì; sarebbe stato lui a non volersene più andare. Sarebbe rimasto con lei di sua volontà.
Non era certa di quanto tempo ci sarebbe voluto, ma Persefone era disposta ad aspettare e dargli il tempo che gli serviva.
Del resto, davanti a sé, aveva l’eternità.
STAI LEGGENDO
Girasoli || Ade e Persefone
FantasyAU DEL MITO DI ADE E PERSEFONE A seguito di una guerra, agli inferi arrivano un gran numero di umani da smistare. Ade esegue il suo dovere, ma due cose non tornano: sono morti di guerra, ma per aver attraversato l'Acheronte qualcuno deve averli sepo...