Parte 9

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Era passato un mese da quell'evento. Persefone era seduta all'interno della vecchia gabbia di Ade, ancora funzionante ma perennemente aperta, e stava togliendo rami e foglie secchi a tutte le sue piante in vaso. Presto le avrebbe piantate e molte di quelle sarebbero state sistemate lì dentro.

Quel giardino si era arricchito in quel mese. Il cambiamento principale consisteva in un nuovo gazebo formato da viti, sotto i quali era stato sistemato un divanetto. Non era però l'unico cambiamento: ora su tutto il perimetro interno della gabbia si poteva vedere il rosso dei papaveri.

Ade aveva confessato a Persefone il suo fiore preferito un giorno che lei si era intrufolata negli inferi per andarlo a trovare: il dio amava i fiori profumati e amava i narcisi, i fiori che ricollegava a lei per via del loro primo incontro, ma nessun fiore gli piaceva quanto i papaveri. Erano i colori a piacergli: quel rosso sangue e quel nero che teneva ancorati i petali lo ammaliavano.

Quel tocco rosso era semplicemente appropriato per quel giardino, soprattutto ora che le rose erano sfiorite.

Aveva appena posato uno dei vasi a terra quando sentì il rumore di qualcosa che si rompeva poco lontano. Si alzò e corse fuori dalla gabbia, i piedi nudi che toccavano l'erba e facevano crescere nuovi fiori e nuova vita ad ogni suo passo. Quando era felice ogni cosa pareva risvegliarsi.

Sulla terra brulla fuori dalla sua proprietà c'era ora una grossa spaccatura. Davanti ad essa c'era Ade, in piedi, con un peplo blu scuro addosso. Si stava guardando intorno

La stava cercando, realizzò. Appena i suoi occhi la puntarono, sul suo volto comparve un sorriso felice.

Fu Persefone a corrergli incontro e a buttargli le braccia al collo, ritrovandosi praticamente in braccio a lui. A dispetto dell'aspetto gracile che poteva avere, Ade la sostenne senza problemi e la baciò nello stesso momento in cui anche lei avvicinò il volto al suo per fare lo stesso.

Si staccarono e Persefone sorrise felice. «Mi sei mancato tantissimo.»

«Sei stata da me settimana scorsa.» ribatté Ade con un sorriso. Persefone a guardarlo si sentì come se si fosse innamorata di lui una seconda volta.

«Non dirlo a voce troppo alta, mamma potrebbe sentirti.» bisbigliò con un sorrisetto complice.

«Sono il dio degli inferi. Non può mica mettermi in punizione.»

«Potrebbero mettere in punizione me, però, e magari il mese dopo non potremmo nemmeno vederci!»

Ade le posò l’indice sulle labbra, intimandola a tacere. «Sai che non hanno accettato ancora questa cosa. Non dare loro spunti per metterci i bastoni tra le ruote.»

«Non la vogliono accettare perché non capiscono l’amore. Non sanno com’è, cosa si prova ad avere qualcuno che stia davvero al tuo fianco. Che ti vuole bene davvero. Non hanno nemmeno amici veri, infatti, ci hai fatto caso? Soprattutto papà, a lui interessa solo una cosa e non è certo l’amicizia.»

Ade sospirò, gli occhi socchiusi. Le prodezze sessuali di Zeus erano tanto folli che arrivavano in forma di pettegolezzi persino agli inferi.

«Possiamo dire a suo favore che ha una fantasia invidiabile.» disse infine il dio della morte, facendo ridere la consorte.

Persefone lo prese poi per mano, un sorriso luminoso sul volto. «Ho apportato qualche modifica alla gabbia. Hai voglia di venire a vedere?»

Ade aveva sentito la mancanza di quella gabbia. Aveva sentito la mancanza dei muri di rose, dell’erba verde, dell’aria pulita, del canto degli uccellini, dei fiori. Aveva sentito anche un po’ la mancanza dell’assenza di potere e della vulnerabilità che aveva lì, sapendo che c’era Persefone fuori a proteggerlo.

Le strinse la mano. «Certamente.»

«Allora andiamo.»

Persefone lo trascinò con sé, iniziando il primo di tanti mesi di vacanza dalla morte.

Fine

***

Nota dell'autrice:
Ho previsto per questa storia anche due extra. Li ho scritti ma mi manca un giudizio per vedere se postarli così come sono o se vanno aggiustati.
Spero intanto che la storia vi sia piaciuta :)
A presto!

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