4. VOGLIA DI LEI

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Vorrei spendere due parole sui nostri rapporti fisici. Per un periodo eccezionalmente lungo, non ve ne furono. Cioè, non vi fu niente di più intenso di quei baci ai quali ho già accennato (e che ricordo perfettamente in ogni minimo particolare). Per quanto mi riguarda, era una situazione pressoché insolita. Per indole, sono un tipo impulsivo, impaziente e sbrigativo. Uno che solitamente arriva dritto al sodo. Ma con lei non sapevo proprio cosa fare. Ovviamente, non fraintendetemi, conosco tutte le mosse. Il fatto è che non riuscivo a far coincidere quello che provavo con i fatti, ecco! Gladys era così intelligente, che temevo potesse ridere di quello che, fino ad allora, avevo considerato lo stile irresistibilmente romantico di Joseph Sanders IV. In poche parole, avevo paura di essere respinto da lei. E avevo anche paura di essere accettato per i motivi sbagliati. Quello che dico potrà sembrare confusionario, lo so, ma con Gladys era veramente diverso. Tanto che non sapevo nemmeno cosa dire, né a chi rivolgermi per chiedere almeno uno straccio di consiglio.
(«Avresti dovuto chiederlo alla sottoscritta, stupido!», disse poi giustamente lei in seguito).
Ma io sapevo solo che provavo questo per lei, per tutta lei!
«Ti bocceranno, Joseph!», disse lei.
Quella domenica pomeriggio, eravamo seduti in camera mia a leggere.
«Joseph, ti bocceranno se continui a stare lì imbambolato a guardare me che studio! Sveglia, ragazzo, su!», ripeté lei.
«Non sto guardando te che studi. Sto studiando anch'io!», dissi sorvolando.
Ero un bugiardo, sì!
«Ma se non stai facendo altro che guardarmi le gambe! Pensi che non me ne sia accorta?», esclamò senza staccare gli occhi dal suo libro.
«Solo ogni tanto. Ad ogni capitolo, credo!», sorvolai ancora io.
«Quel libro, allora, avrà sicuramente dei capitoli molto brevi!», ironizzò Gladys.
Abbandonai immediatamente quel dannato libro e attraversai la stanza fino a raggiungerla.
«Gladys, come faccio a leggere John Stuart Mill quando, ogni attimo che passa, muoio sempre di più dalla voglia di fare l'amore con te?», domandai finalmente sincero.
Lei alzò lo sguardo, accigliata, incredula.
«Oh, Joseph, ti prego...», sussurrò lei.
Mi accoccolai vicino alla sua sedia. Lei posò nuovamente lo sguardo sul suo libro. Era imbarazzata, lo capivo benissimo.
«Gladys...», la richiamai «Non... non mi dici niente?».
Chiuse il libro con calma. Lo posò. Poi portò lentamente le mani sui due lati del mio collo.
«Joseph, ti prego...», ripeté lei ancora fortemente imbarazzata.
Tutto quello che doveva accadere, accadde lì, subito, in quel preciso momento.
Il nostro primo incontro fisico fu completamente opposto al nostro primo incontro verbale. Fu tutto così calmo, così tenero, così dolce. Non mi ero mai reso conto che la vera Gladys, in realtà, fosse quella.
La sfrontatezza e l'arroganza erano una facciata, un'autodifesa.
In realtà, quella volta conobbi una Gladys dolce, capace di gesti teneri e leggeri. Ma poi, quel che più mi sorprese davvero, fu la mia reazione. Io gentile, io tenero... Era forse quello il vero Joseph Sanders IV?

«Hey, Joseph, te l'ho mai detto che ti voglio bene?», mi domandò lei.
Con la testa posata sul mio petto, sembrava dolcemente rilassta. Lo ero anch'io. Stavamo bene, ecco!
«No, Gladys, non me l'hai mai detto!», risposi io.
«E tu, invece, perché non me l'hai mai chiesto?», domandò ancora.
«Perchè sinceramente avevo paura!», ammisi.
Lei sorrise appena.
«Allora, chiedimelo adesso!», disse.
«Ok... Mi vuoi bene, Gladys?», domandai io assecondandola.
«Tu che cosa ne pensi? Dimmelo tu. Ti voglio bene o no?», domandò.
Sollevò il capo e mi guardò.
Capii che non intendeva essere evasiva.
«Penso di sì. Cioè, forse sì! Me lo auguro, almeno!», dissi io.
Mi apprestai a baciarle il collo. Non riuscivo a fare a meno di coccolarla continuamente. Ero pazzo di lei!
«Joseph?», sussurrò appena.
I suoi occhi erano puntati nei miei. Bellissimi quanto lei!
«Dimmi...», dissi io.
Prestai la mia attenzione nuovamente su di lei.
«No, Joseph, lo ammetto... io non ti voglio bene!», disse improvvisamente.
In quel momento, probabilmente la mia espressione cambiò di colpo. Immaginai già sulla mia faccia un mix di delusione e incredulità. E anche se non dissi niente, son sicuro che la mia faccia parlò per me.

IO E GLADYS Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora