8. SOGNI E PROGETTI

247 39 7
                                    

Era luglio quando arrivò la lettera. Era stata spedita da Cambridge a Dennis Port. Per cui ricevetti la notizia con un paio di giorni di ritardo. Mi precipitai immediatamente da Gladys, che stava sorvegliando i suoi bambini, impegnati in una partita di calcio. Eravamo tornati a Dennis Port con gli stessi incarichi dell'estate precedente. Così le dissi, col miglior tono alla Humphrey Borgat: «Andiamo!».
«Eh?»
«Andiamo!», ripetei con inappellabile autorità.
Tanto che lei mi seguì subito, non appena mi diressi verso la riva.
Imboccai il molo con passo marziale, prendendola per mano.
«In barca, Gladys!», ordinai indicando l'imbarcazione con la stessa mano che stringeva la lettera (che tra l'altro lei neanche notò).
«Joseph, io devo badare ai bambini!», protestò lei pur salendo ubbidiente a bordo.
«Avanti, Joseph, vuoi spiegarmi adesso che cosa succede?», domandò impaziente.
Ormai eravamo a poche centinaia di metri dalla riva.
«Devo dirti una cosa...», risposi io «Importante! Molto importante!», puntualizzai.
«E non potevi dirmela sulla terra ferma, marito mio?», domandò inarcando un sopracciglio.
«Volevo essere da solo con te, moglie mia! Guarda quí che cos'ho?!», dissi agitando trionfalmente la busta davanti ai suoi occhi.
Riconobbe immediatamente l'intestazione.
«Hey, la facoltà di legge di Harvard! Sei stato sbattuto fuori?», domandò.
«Prova a puntare su un'altra ipotesi, ottimista che non sei altra!», sbottai io guardandola con occhi a fessura.
«Va bene, sei il primo del corso allora!», azzardò poi.
Adesso, però, quasi mi vergognavo a dirglielo.
«Non proprio. Sono il terzo!», ammisi.
«Oh, solo il terzo?»
«Sta a sentire, cara moglie, alla Law Raview ci arrivo ugualmente, sai?».
Se ne rimase seduta là, quasi impassibile.
Mi aveva demotivato in due secondi.
«Gladys... dì qualcosa però!», piagnucolai io.
«Dirò qualcosa solo quando avrò conosciuto il primo e il secondo!».
La osservai attentamente, sperando di veder comparire quel sorriso che (ne sono certo) lei tentava di soffocare per non darmela vinta.
«Dai, Gladys...», supplicai ancora.
«Me ne vado, Prep. Addio!», disse e si buttò in acqua senza pensarci due volte.
Ovviamente, mi tuffai dietro di lei. Ci ritrovammo tutti e due aggrappati al bordo della barca e scoppiammo in una risata incontenibile.
«Hey, ti sei buttata in mare per me, sii sincera!», ironizzai io.
«Non darti troppe arie, Sanders, sei solo il terzo!», puntualizzò lei.
«Ti devo un sacco di cose, accidenti!», dissi poi sinceramente.
«Non è vero...», rispose lei.
«No?», domandai io fingendo stupore.
«Non mi devi un sacco di cose, marito. Mi devi tutto!», dichiarò.
Si precipitò sulle mie labbra e scoppiammo di nuovo a ridere.
Quella sera, scialacquammo 23 dollari per una cenetta a base di aragosta, in un posticino elegante di Yarmouth. Gladys si riservava ancora il giudizio, fino a quando non avesse davvero verificato chi fossero i due signori che, a detta sua, mi avevano sconfitto.

Per quanto possa sembrare idiota, ero così innamorato di lei che, al rientro a Cambridge, mi precipitai a scoprire davvero chi fossero i primi due. Rimasi sollevato quando scoprii che il numero uno, Erwin Blasband, laureatosi nel '64 al City College, era un occhialuto dall'aria di topo di biblioteca, proprio per niente atletico (e per niente il tipo di Gladys). Il numero due, invece, era una donna, Bella Landau, laureatasi nel '63 a Bryn Mawr. Tutto per il meglio, anche perché Bella Landau non era affatto niente male (rispetto alle classifiche studentesse di legge)! Cosicché io potevo punzecchiare Gladys con i "particolari" di quello che succedeva nelle ore piccole a Gannett House, l'edificio in cui aveva sede la Law Raview. E le facevamo davvero, le ore piccole! Capitava spesso che tornassi a casa alle 2:00 o alle 3:00 di notte.
Mi spiego meglio: io seguivo dei corsi diversi. In più mi occupavo della Law Raview. In più scrissi un articolo per uno dei numeri della rivista ("Assistenza legale per i poveri degli agglomerati urbani: un'analisi del quartiere Roxbury di Boston" di Joseph Sanders IV, Harvard Law Raview, marzo 1966, pagg. 861- 908).
«Buon articolo. Veramente buono!».
Tutto quí, quello che Joel Fleishman, il capo redattore, riuscì a dire, ripetendolo più volte. Sinceramente, mi sarei aspettato un complimento più attivo e particolare da parte dell'uomo che, l'anno successivo, sarebbe diventato l'assistente del giudice Douglas. Ma continuava a dire solo questo, mentre rileggeva la bozza definitiva del mio articolo. Accidenti! Non poteva entusiasmarsi un po' di più?
«Flaishman l'ha definito un buon articolo, Gladys!», dissi.
«Ed io, sarei rimasta alzata fino a quest'ora per sentirmi dire solo questo?», esclamò lei «Non ha espresso nemmeno un commento sul lavoro di ricerca, sullo stile, su qualcosa?».
«No, Gladys, l'ha definito semplicemente "buono"!», confermai io.
«E allora perché ci hai messo così tanto tempo?», domandò.
Le feci un occhiolino «Niente... è che avevo del materiale da controllare con Bella Landau!», risposi io allusivo.
«Davvero?», mi chiese lei.
Non riuscii a decifrare il suo tono.
«Sei gelosa?», domandai senza mezzi termini.
«No. Tanto, le mie gambe sono molto più belle delle sue!»
«E tu sei capace di redigere una comparsa?», domandai sempre provocatorio.
«E la signorina in questione le sa fare le lasagne?», domandò.
«Certamente! Guarda caso, ne ha portate un po' proprio stasera a Gannett House. E l'hanno detto tutti che erano all'altezza delle tue gambe, sai?», dissi io.
Gladys annuì.
«Ma guarda un po'...»
«Che hai da rispondere adesso?», domandai io con un mezzo sorriso.
«Te lo paga Bella Landau l'affitto di casa?», replicò.
«Accidenti!», esclamai «Ma perché non sono mai capace di ritirarmi finché sono in vantaggio?», sbuffai poi.
«Perché, Prep, tu non sei mai in vantaggio! Almeno con me!», concluse la mia affettuosa e bellissima moglie.
Finimmo in quell'ordine. Cioè... Erwin, Bella ed io fummo i primi tre, nel corso finale della facoltà di Legge. L'ora del trionfo era vicina. Colloqui per posti di lavoro, offerte, lusinghe, posti di prestigio! Ovunque sembrava esserci qualcuno che sventolava la bandiera con la scritta "LAVORA CON NOI, SANDERS!".

IO E GLADYS Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora