Signore.

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Una nube di fumo grigio avvolgeva la strada rendendo difficile respirare senza tossire continuamente, le persone però sembravano nemmeno rendersene conto, così assorte nelle loro chiacchiere e nelle loro apparenze da non rendersi conto di che cosa li stava avvolgendo. Non appena il semaforo divenne verde tra le strade trafficate si diffuse un rumore incessante di clacson che si unì ai soliti rumori cittadini rendendo difficile anche ascoltare i propri pensieri, migliaia di parole si sovrapponevano l'una all'altra, si disperdevano nell'aria e nei finti di sorrisi di chi fingeva di ascoltare, in quella città era tutto finto, nessuno aveva il coraggio di essere se stesso, nemmeno lui.
Agli occhi scuri del ragazzo quella situazione aveva un che di ridicolo, inutile, che era costretto a tollerare solo per evitare di litigare continuamente con chiunque incrociasse la sua strada, ormai aveva imparato ad ignorare qualsiasi cosa non gli piacesse e a guardare altrove. Codardo, avrebbe detto qualcuno, istinto di sopravvivenza, avrebbe detto lui e, decisamente, la sua opinione era più importante di altre, per lo meno quando si trattava della sua vita.
Manuel, avvolto in una felpa rosa chiaro e un jeans chiaro con degli strappi qua e là e uno zaino nero sulle spalle, stringeva in una mano un sacchetto contenente delle pesche, comprate appena uscito di casa, mentre con intervalli regolari allontanava e avvicina l'altra mano tra le cui dita stava consumando una sigaretta quasi ridotta all'osso. Il ragazzo indossava degli occhiali scuri, sebbene il sole di quella mattina non fosse accecante - anzi era coperto da qualche nuvola che sembrava aver deciso di non volersi allontanare - mentre camminava a passo lento e distratto tra le strade di Milano, non necessitando di concentrarsi più di tanto sui suoi passi e sulla direzione da prendere dato che conosceva quel percorso meglio di casa sua.
-"Che idioti." Sussurrava il ragazzo quando, di tanto in tanto, gettava un'occhiata alla strada in cui erano ammassate decine di auto intente a suonare l'una all'altra nella vana speranza che questo potesse cambiare la situazione.
Manuel non aveva mai amato le auto – nonostante avesse passato l'adolescenza in un'officina meccanica a riparare moto – , anzi le aveva sempre trovate abbastanza scomode, e poteva sembrare paradossale dato che lui amava viaggiare e spostarsi da un luogo all'altro, eppure quei piccoli abitacoli proprio non gli piacevano, nemmeno quando diluviava, li trovava come una gabbia lussuosa, lui preferiva camminare e ammirare ogni singolo paesaggio senza alcuna barriera.
Al castano venne, involontariamente, da sorridere quando vide sfrecciargli accanto una macchina più lussuosa delle altre e con una particolare sfumatura di blu, era certo che a Simone sarebbe piaciuta tantissima, riusciva anche ad immaginarselo in un'auto simile mentre gli chiedeva di salire. E lui avrebbe accettato. A Manuel non piacevano le macchine, vero, ma Simone gli piaceva da morire e di conseguenza tutto ciò che lo riguardava anche, per lui era disposto a mettere da parte tutto ciò in cui credeva, tutto ciò che era, solo per poterlo avere tra le sue braccia ancora una volta, ancora un momento. Ancora una notte. Sbagliava? Assolutamente sì, lo sapeva benissimo eppure lui sentiva di essere troppo felice per poterlo odiare, non chiedeva nulla, ma aveva intenzione di prendere tutto ciò che poteva fino a quando avrebbe potuto.
Quando il ragazzo giunse davanti ad un edificio dal dubbio colore arancione sospirò rumorosamente e gettò il mozzicone in un cestino della spazzatura che gli stava accanto.
"Inizia una nuova giornata." Pensò il ragazzo ma sapeva benissimo che quella giornata non sarebbe stata come tutte le altre. Qualcosa lo stava aspettando.

-"Ho contattato di nuovo l'agenzia a cui ti sei rivolto tempo fa per la pubblicità dei ristoranti." Quelle furono le parole che diedero il buongiorno al corvino, provocandogli una scarica di adrenalina e di ricordi che si susseguirono davanti ai suoi occhi in pochi momenti. "Voglio che siano loro ad occuparsi della pubblicità del mio nuovo negozio, sono molto bravi, no?"
Simone faticò più del previsto per trattenersi dal ridere e limitarsi ad annuire.
-"Sì, hanno fatto un ottimo lavoro." Rispose, mentre nella sua testa il nome Manuel lampeggiava come se fosse un neon. "Hai avuto risposta?"
-"Ovvio." Rispose la donna, con tono quasi annoiato per quella domanda così - a detta sua - stupida. "Ci aspettano tra un'ora."
-"Ci?" Ripeté Simone e inarcò un sopracciglio.
-"Tu vieni con me." Rispose, ancora una volta annoiata, lei mentre si alzava per sistemare il suo vestito rosso scarlatto e che le calzava un po' largo sulle spalle. "Sei tu l'esperto in queste cose, non io."
-"Laura, sai che io sono molto impegnato." Disse il corvino, tentando, invano, di nascondere le unghie mangiucchiate e poco gradite alla sua compagna dai capelli biondi. "Non posso occuparmi anche del tuo negozio."
-"Allora troverai un po' di tempo per me, del resto credo di meritarlo." Replicò, stizzita, la donna e mise le mani sui fianchi ben accentuati dal vestito. "Passi continuamente notti fuori per lavoro, non ci sei mai, per una volta che ti chiedo una cosa potresti anche accontentarmi."
In quel momento Simone, nella sua mente, non poté evitare di fare un paragone tra la donna che aveva di fronte e l'uomo che allietava le sue notti.
Laura e Manuel erano quanto di più diverso potesse esistere al mondo, sia fisicamente sia caratterialmente. Laura aveva tratti leggeri, bambineschi, marcati dai suoi capelli biondi e gli occhi chiari come il cielo d'estate, le labbra erano sottile ma tentava di camuffarle sotto quintali di trucco, caratterialmente però era l'esatto opposto di quanto poteva apparire, era irruente, non le mandava a dire, faceva notare qualsiasi cosa le desse fastidio e delle volte era anche invadente, fastidiosa quasi. Manuel, invece, era l'esatto opposto, gli occhi erano scuri eppure Simone non aveva mai fatto fatica a leggerci tutto dentro, i capelli erano perennemente in disordine, una matassa informe con cui adorava giocherellare, era minuto e quasi si perdeva tra le sue braccia, Manuel era silenzioso, si ritirava nei suoi silenzi, nel suo mondo ed era difficile che lasciasse entrare qualcuno, evitava con cura argomenti che potessero scatenare litigi con le persone a cui teneva, non chiedeva nulla ma sapeva benissimo quello che voleva, aveva i piedi ben fissati per terra e non permetteva a nessuno di portarlo su una nuvola per poi lasciarlo cadere.
-"Mi stai ascoltando?!" Fu la voce, particolarmente acuta, di Laura a riportarlo con i piedi per terra e cancellargli dalla testa la figura di Manuel, lo sguardo di quello mentre - come sempre - all'alba lo lasciava da solo in quella stanza che sapeva di loro.
-"Sì, Laura, ti sto ascoltando." Sbuffò l'uomo e alzò gli occhi al cielo. "Preparati allora, tra poco usciamo per andare in agenzia."
La donna sorrise soddisfatta ma non si scompose, del resto era abituata ad ottenere ciò che voleva.
-"Ho anche richiesto un'altra cosa, ma questa la saprai una volta arrivati lì."

Come sempre || Simuel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora