Il suono dei tasti del computer aveva sempre rilassato Manuel, forse perché da ragazzino – quando ancora viveva a Roma con sua madre – non poteva permettersene uno e passava più tempo di quanto volesse ammettere ad osservare gli altri giocherellare con quegli aggeggi e più di una volta era certo di aver anche sognato il suono di quei tasti, quando finalmente era arrivato per lui il giorno di averne uno tutto suo quasi non riusciva a crederci e aveva passato almeno un quarto d'ora a cliccare cautamente sulla tastiera prima ancora di accendere lo schermo. Manuel adorava il suono dei tasti del computer perché, per lui, significava che ce l'aveva fatta, aveva vinto lui ed era felice.
Una goccia di sudore cadde sulla scrivania bianca distraendo – momentaneamente – il riccio che da ore se ne stava ricurvo nello stesso posto intento a lavorare alla pubblicità per i negozi di Laura e per cercare di non pensare chi fosse lei e concentrarsi soltanto sul suo lavoro che era una delle cose che più amava, subito dopo Simone ovviamente ma quello non era il momento giusto per pensarci.
- "Dannazione." Imprecò sottovoce il riccio quando, per sbaglio, cancellò un'intera riga dei suoi appunti e si ricordò del perché lui preferisse sempre scrivere a mano seppur fosse incoerente per uno che scriveva di tutto al computer soltanto perché gli piaceva usare la tastiera ma, con il tempo, aveva imparato ad accettare quelle sue stranezze.
- "Manuel?" La voce tranquilla – insolito – di Aureliano si diffuse tra quelle quattro pareti che costituivano il suo ufficio, niente a che vedere però con quelle di camera sua, erano due mondi separati e tali sarebbero dovuti restare.
- "Sì?" Il riccio non distolse neppure lo sguardo dallo schermo illuminato, impegnato com'era a recuperare quanto perso senza impazzire nel giro di pochi minuti.
- "Il signor Balestra vuole parlare con te."
Gli occhi scuri di Manuel si spalancarono a sentire quel nome e la mano gli ricadde sulla tastiera finendo per riempire il documento word aperto di lettere a caso ma, in quel momento, non aveva importanza.
- "È venuto ad informarsi su come procede il lavoro per il negozio della sua fidanzata."
Manuel però nemmeno le sentì quelle parole, si girò lentamente verso la porta e sentì il battito del suo cuore accelerare come non mai quando vide il sorriso stampato sul volto di Simone e sapeva fosse soltanto per lui. Lui soltanto e nessun altro. Esistevano solo loro.
- "Buongiorno." Lo salutò Simone e, lentamente, si inumidì le labbra con la lingua sotto lo sguardo attento di Manuel che deglutì a vuoto. "Signor Ferro vedo che si è fatto male, come sta?"
I lividi erano ancora visibili sul volto di Manuel, nonostante fossero passati diversi giorni e lui si sentisse meglio, e Simone lo sapeva bene perché aveva passato gli ultimi giorni a prendersi cura di lui ma quello, seppur in modo indiretto, era soltanto l'ennesimo modo per chiedergli come si sentisse.
- "Un piccolo incidente ma mi sento ogni giorno meglio, è quasi come se non avessi più niente." Sorrise Manuel e se solo fossero soli già sarebbe tra le sue braccia. "La ringrazio per la preoccupazione, signor Balestra."
- "Siamo tutti felici che tu stia meglio, Manuel." Si intromise Aureliano. "Allora io vi lascio parlare da soli, a dopo." Concluse lui e dopo aver sorriso, ancora una volta, a Simone lasciò l'ufficio per recarsi altrove.
Non appena i capelli castano chiaro di Aureliano furono fuori dalla loro vista Simone chiuse la porta alle sue spalle e si appoggiò con la schiena contro il muro a braccia conserte e un'espressione furba stampata sul volto mentre osservava il maggiore.
- "È ingiusto, sai, che anche i lividi ti stiano così bene." Disse Simone e inclinò la testa da un lato. "Anche se ti preferisco senza, ovviamente, ma il viola ti sta davvero bene."
- "Vorrà dire che comprerò una maglietta viola." Rispose Manuel, trattenendo a fatica un sorriso, e si voltò nuovamente verso il computer. Era a lavoro e non poteva permettersi di cedere agli occhioni di Simone se non voleva perdere il lavoro.
- "Tu e la tua professionalità." Sbuffò Simone e alzò gli occhi al cielo. "E va bene allora, parliamo di lavoro." Borbottò e, a passi svelti, andò a sedersi accanto a lui. "Allora? Come procede?" Chiese. "Non che mi interessi davvero ma pur di venire qui da te farei di tutto, piccolo." Concluse e allungò una mano per sfiorare il braccio del maggiore coperto da un maglione leggero nero.
Il più basso scosse la testa divertito ma si costrinse a non cedere alle avances dell'altro.
- "Procede tutto nel migliore dei modi." Rispose Manuel senza guardare l'altro se non, di tanto in tanto, di sottecchi. "Settimana prossima verrete convocati per una riunione per illustrarvi tutto il progetto."
Ancora una volta il minore sbuffò e si lasciò andare contro lo schienale della sedia nera.
- "Che peccato." Si lamentò. "Non potresti ritardare un po'?" Chiese. "Tipo di un mese, magari anche un anno." Aggiunse. "Anche tutta la vita mi fa benissimo." Aggiunse. "Io non ho fretta." Concluse e scrollò le spalle.
- "Quando deciderò di essere licenziato glielo farò sapere, signor Balestra." Rispose Manuel e, per la prima volta, si voltò verso di lui. "Nel frattempo, la settimana prossima la chiamerò per convocarla."
Simone si avvicinò a lui e si fermò soltanto quando i loro visi furono a pochissima distanza l'uno dall'altro.
- "Spero che la convocazione sia a casa tua almeno." Replicò lui. "E che non preveda vestiti ma tanti baci." Aggiunse e ghignò soddisfatto nel vedere l'altro mordersi il labbro inferiore. "Lo prenderò come un sì." Sussurrò.
Manuel sospirò, improvvisamente esausto, e si allontanò dall'altro prima che fosse troppo tardi.
- "Clienti come lei sono stancanti." Borbottò.
- "Spero che ci sia solo io così però." Controbatté Simone.
- "L'unico e il solo." Disse il maggiore. "Non c'è nessun altro." Aggiunse e non era certo di star parlando ancora soltanto di lavoro.
Il più alto sorrise soddisfatto e, subito dopo, frugò nelle tasche della sua giacca per poi tirare fuori un biglietto che lasciò cadere davanti a Manuel.
- "Buon lavoro, signor Ferro." Disse e si alzò dal suo posto. "Spero di rivederla presto." Aggiunse e, veloce com'era entrato, lasciò l'ufficio.
Manuel non attese un secondo oltre e si affrettò a girare il biglietto lasciato dall'altro e leggere il contenuto.
«In pausa pranzo ti aspetto all'angolo, sono in macchina.»
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Come sempre || Simuel.
FanfictionCome sempre || Simuel. Nel buio della notte succedono cose che la luce del sole non è in grado di capire, tra demoni e mostri la paura trova modo di diventare qualcosa di bello, di unico. Quando il sole tramonta inizia una nuova vita, poche ore stra...