Quel giorno il sole brillava sulla capitale, l'erba – ancora umida dalla pioggia di quella notte – scintillava sotto i suoi raggi e i fiori che stavano germogliando con l'arrivo della primavera rendevano l'atmosfera più allegra e riuscivano a strappare un sorriso a Manuel che, avvolto in una giacca di jeans scura, stava passeggiando tra i prati che circondavano casa sua. Il riccio – ormai trentaduenne – era uscito di casa abbastanza presto, aveva passato la notte quasi insonne, disturbato dal suono che le piante producevano a contatto con le finestre e ogni volta Manuel temeva potessero rompersi e i danni alla casa non erano i soli che li preoccupavano, tanto da passare gran parte delle ore notturne a vagare all'interno della sua dimora per assicurarsi che tutto andasse bene.
Un vistoso sbadiglio lo costrinse per un secondo a chiudere gli occhi e, subito dopo, con un dito si stropicciò l'occhio destro e si ritrovò a pensare che dopotutto l'erba non doveva essere poi così scomoda, da adolescente aveva dormito letteralmente ovunque, il giardino di casa sua non doveva essere poi tanto male e poi si trattava di riposare solo cinque minuti, niente di che, poteva farlo.
Nell'esatto momento in cui Manuel si stava sedendo sull'erba bagnata una voce giunse alle sue orecchie e gli strappò un sorriso, come sempre.
- "Guarda che se ti sporchi con la terra io i pantaloni non te li lavo, per me puoi anche buttarli!"
Il riccio scosse la testa divertito e, giusto per irritare l'altra persona, si sedette ugualmente.
- "Come se sapessi fa' 'na lavatrice, Simo'." Rispose lui e si voltò alla sua destra dove, bello più del sole di quel giorno, c'era il minore – con indosso un jeans chiaro e una felpa nera con le maniche bianche – che si stava dirigendo verso di lui attento, però, a non calpestare nessuno di quei fiori che tanto gli piacevano. "O te devo ricorda' come 'a camicia bianca tua è diventata rosa solo pochi giorni fa?"
Simone, indispettito, sbuffò sonoramente e si fermò a braccia conserte ancora all'altro.
- "Ma ti ho già detto che l'ho fatto di proposito!" Esclamò lui, come se alzare la voce avesse fatto diventare le sue parole la verità. "Ho tante camicie bianche e ho pensato che un po' di colore non mi avrebbe fatto male." Aggiunse. "E perché comprarne una quando p-"
- "Quando puoi fare un disastro con la lavatrice, no?" Lo interruppe Manuel divertito. "Ma nun fa niente, te perdono, tanto manco era roba mia." Scrollò le spalle lui. "Sei bravo in altro almeno."
Il più alto gli lanciò un'occhiataccia e gli fece la linguaccia.
- "Tipo a cucinare." Rispose. "O forse sei tu a dimenticare il sugo esploso, letteralmente, ovunque dell'altro giorno?"
- "Simo', se sapessi pure cucina' sarei perfetto e nun me serviresti a niente, no?"
Simone stava per controbattere, sciorinando una lunga lista di motivi per cui Manuel non avrebbe mai potuto fare a meno di lui, ma la sua attenzione venne attirata dalla giacca che il maggiore indossava e il maglione bianco al di sotto.
- "Aspetta un momento." Disse lui e gli puntò l'indice contro. "Quella giacca e quel maglione sono miei!"
- "Sono nostri." Lo corresse Manuel. "Si trovano nel nostro armadio, in casa nostra, quindi sono nostri." Spiegò. "E poi scusa, te sei forse dimenticato 'e promesse de matrimonio?! Mi resterai accanto nella buona e nella cattiva sorte e me darai i vestiti tuoi!"
Simone, suo marito, scoppiò a ridere e si sedette accanto a lui sull'erba.
- "Almeno adesso hai ammesso che sono vestiti miei." Lo prese in giro e gli circondò le spalle con un braccio. "E poi perché io non posso prendere i tuoi?"
- "Perché nun ce stai dentro, amore mio." Rispose, con fare ovvio, il più basso e poggiò la testa sulla sua spalla. " 'N'è colpa mia se sei alto tre metri e largo quanto 'n armadio." Aggiunse. "In confronto a te chiunque è basso."
Simone, che aveva già sentito quel discorso decine di volte, senza troppa fatica prese di peso il romano e lo fece sedere a cavalcioni su di lui.
- "Non mi sembra però che ti dispiaccia tanto, o mi sbaglio?" Controbatté lui e gli morse il labbro inferiore facendolo, così, mugolare.
Manuel allacciò le braccia dietro al suo collo, gli cinse i fianchi con le gambe e avvicinò i loro petti.
- "Neanche un po'." Sussurrò per poi baciarlo.
Manuel e Simone stavano ufficialmente insieme da ormai sei anni e non avevano smesso di amarsi neppure per un momento, nemmeno una volta avevano pensato che da separati sarebbero stati meglio, avevano avuto i loro litigi ma non avevano mai terminato la giornata senza riappacificarsi e finire addormentati uno tra le braccia dell'altro. In quegli anni avevano creato un loro equilibrio, la loro quotidianità e con il tempo erano riusciti ad incastrare le loro differenze, non c'era cosa che non volessero condividere con l'altro, Simone adorava parlargli del suo lavoro, spiegargli quello che faceva e Manuel adorava ascoltarlo anche se non capiva quasi niente di quel settore ma, del resto, era lo stesso per Simone quando lui gli parlava del suo di lavoro ma ad entrambi bastava stare insieme e il resto passava in secondo piano. Manuel e Simone erano felici oltre ogni aspettativa e ogni giorno passato insieme per loro era un dono.
STAI LEGGENDO
Come sempre || Simuel.
FanfictionCome sempre || Simuel. Nel buio della notte succedono cose che la luce del sole non è in grado di capire, tra demoni e mostri la paura trova modo di diventare qualcosa di bello, di unico. Quando il sole tramonta inizia una nuova vita, poche ore stra...