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Salgo a bordo dell'astronave che in poche ore mi porterà a Tatooine, e spero da mia madre.

Mi assicuro di avere tutto l'occorrente per affrontare un viaggio in sicurezza e, solo successivamente, mi sistemo al posto del pilota.

È in questo momento che Padmé spunta dalla porticina: è davvero testarda. Sbuffo, mentre continuo ad azionare leve e premere pulsanti per mettere in moto la navicella.

-Non ti avevo forse detto di restare qua?- dico senza guardarla, con la tranquillità di chi sa pilotare un'astronave.
-Arrenditi Ani, sono qui!- continua con fare scherzoso, per poi accomodarsi sul posto accanto al mio, quello del co-pilota. -E poi restare a Naboo senza protezione è sicuramente più pericoloso!-

Non ho un co-pilota per questo viaggio, quindi almeno con lei accanto avrò l'illusione di avercelo. Finalmente le rivolgo un veloce sguardo, mentre continuo ad assicurarmi che sia tutto al suo posto. Indossa una maglia e un pantalone bordeaux e aderenti, con adagiata sui fianchi una cinta contenente il suo blaster; i suoi capelli sono raccolti in una morbida treccia. Sembra un vestiario da battaglia: non la avevo mai vista così. Okay, ormai è qui, ma se non dovessi trovare mia madre a casa sua mi sposteró da solo per cercarla.

-Hai chiuso la porta almeno?- le domando, riportando il mio sguardo sui mille pulsanti davanti a me.
Annuisce. -Ovvio, per chi mi hai presa!-
Sorrido sonoramente. Poi, l'astronave si stacca dal suolo di Naboo e partiamo, lasciandoci il non più tanto pacifico pianeta alle spalle.

Il viaggio procede velocemente tra battibecchi, tensione alle stelle e risate: è sempre stato così con lei.

L'astronave atterra su Tatooine e la mia ansia è palpabile: a causa dei Separatisti siamo atterrati a qualche minuto dal centro, ma non importa perché casa di mia madre non è situata lì.

Il centro di Tatooine è popolato per lo più dai jawa e i tusken, oppure da padroni di schiavi che scommettono sulle gare nei mercati e nei locali. Credo che con l'invasione dei droidi non sia più così frequentato dagli abitanti del pianeta. Tutto è fermo, silenzioso e inquietantemente vuoto: neanche il poco vento che c'è riesce a scuotere la sabbia, completamente immobile.

Padmé ed io ci scambiamo una veloce occhiata, prima di procedere a camminare verso la mia vecchia casa. È un'abitazione modesta e piccola, poiché doveva bastare ad ospitare due persone: me e mia madre. È costruita in pietra e ha una curiosa forma a cupola, con delle entrate in rilievo.

Quanti ricordi, felici e meno felici, salgono a galla mentre mi avvicino: più la paura, per la prima volta. A nove anni non sapevo cosa fosse la paura: credevo che la paura fosse perdere un pezzo della mia collezione di navicelle. Oggi, dieci anni dopo, la paura è di non trovarla. Di non trovare mia madre a casa. Raggiungiamo la piccola apertura che funge da porta, ed entriamo. Il cuore ormai non segue più il suo naturale ritmo: fa come gli pare, e credo che mi abbia del tutto abbandonato quando la cucina rivela due figure, due signori. Due signori che non sono in alcun modo mia madre.

-Scusate, dov'è la vecchia proprietaria della casa?- chiedo, spaventato, spazientito e serio.

Si voltano verso di noi e le loro espressioni non sembrano poi così sorprese. -Parli di Shmi?- mi domanda la signora, intenta ad addentare il suo pollo.
-Shmi Skywalker, si.-
-Sei Anakin?- continua stavolta il signore, e quando annuisco entrambi smettono di mangiare, poggiano le posate sul tavolo e si guardano. L'ansia mi sta divorando ora.

È tutto surreale: chi è questa gente? Perché stanno a casa mia?

-Scusate, potreste essere più chiari?!- esclama Padmé avanzando di qualche passo, che fino a quel momento era stata in silenzio.
-Vedi, Anakin..- il signore si alza e viene davanti a me -Mia moglie ed io stavamo scappando dai droidi e abbiamo trovato questa casa vuota. Solo successivamente ci è stato detto che qui abitava una certa Shmi, vedova e sola.-
Okay, queste parole mi stanno colpendo dritto al cuore: ecco il senso di colpa.
-Ci hanno raccontato che il padrone l'ha spostata in un villaggio qua vicino, il primo andando verso ovest.-
-Quindi è viva?!- esclamo. L'hanno trasferita, ma non trasferirebbero una persona morta. Giusto?
-Il trasferimento è avvenuto tre mesi fa, credo sia viva, si.-
Una fioca luce di speranza si accende in me.
-Posso prestarti il mio sguscio per raggiungere il villaggio, basta che me lo restituisci!-
-Grazie mille signore, è stato gentilissimo.-
-Di nulla, giovanotto. Miraccomando, fa' attenzione!- esclama, per poi accompagnarmi nel garage: è semplicemente una piccola area nella quale sembra conservare gli oggetti delicati, come appunto uno sguscio.

Da quanto tempo non ne vedevo uno: gli sgusci sono dei veicoli da corsa, utilizzati appunto durante le famose gare di corsa di Tatooine. Mi permetterà di raggiungere il villaggio il più velocemente possibile; inoltre, so guidare uno sguscio alla perfezione. Sono pronto.

-Vai?- domanda una voce ben conosciuta alle mie spalle.

Mi volto e Padmé è bellissima: i suoi capelli non sono più raccolti, ma liberi e svolazzanti a causa del vento che si è innalzato su Tatooine: come a indicare la speranza che si è svegliata dentro di me.

-Io devo provarci...ma torneró presto.-
Annuisce con lo sguardo abbassato, al che mi alzo dal sedile dello sguscio e avanzo verso di lei.
-Ti ricordi della mia gara con lo sguscio?-
-Dieci anni fa..come dimenticarlo. Quel brutto ceffo di Watto sta ancora piangendo!- ridiamo insieme. Watto era il mio padrone.

Mi sorprende con un forte abbraccio; la stringo, cercando di conservare questo momento di tranquillità per quando potrò essere in pericolo una volta giunto.
-Devo andare..- sciogliamo riluttanti l'abbraccio.
-Stai attento Ani.-
-Anche tu, per favore.-

Monto sullo sguscio e parto alla volta del villaggio, lasciandomi alle spalle Padmé, la gentile coppia di signori e la calma.

Troppo silenzio mi accoglie non appena giungo: un silenzio talmente profondo da essere rumoroso, assordante ed estremamente sospetto. Il villaggio è ancora più vuoto del centro di Tatooine; nè persone, nè animali, niente di niente.

Il mio cervello entra immediatamente in modalità difensiva, così inizio a camminare verso la prima casetta tenendo la mano destra salda sulla spada laser: vuota; e così la seconda, e la terza..tutte inabitate. Entro nella quarta casa e il mio cuore perde un battito: alcuni corpi senza vita sono brutalmente sparsi nella stanza principale. Mi avvicino e noto i segni sulla loro pelle, che non lasciano spazio ad altre conclusioni: sono segni di tortura.

Chi è il mostro che ha fatto ciò? L'esercito di droidi? Qualcuno di più malvagio? Procedo verso l'interno del villaggio, ma ormai il terrore di non incontrare mai più mia madre è troppo forte: la paura mi sta dominando, e con lei la rabbia. Metto piede in una delle ultime abitazioni rimaste da perlustrare ed è quando sento un forte rumore di passi alle mie spalle che estraggo la mia spada laser con rapidità: ma non vedo nulla, non c'è nessuno dietro di me. Lo avró immaginato...

Giungo nella camera da letto e il mio cuore, che fino ad ora ha cercato di non spappolarsi in mille pezzi, non riesce più a reggere.

Il corpo agonizzante di mia madre giace sul pavimento imbrattato di sangue. Le lacrime esplodono e scorrono senza controllo sul mio viso; le emozioni prendono il sopravvento ed ora provo esclusivamente emozioni negative. Più la gioia di incontrare i suoi occhi, forse per l'ultima volta.

Mi inginocchio velocemente e metto con cura e delicatezza la sua testa sulle mie gambe, per poi stringere forte le sue mani: apre gli occhi e il suo sguardo è indecifrabile. Felice, sorpresa, spaventata ed estremamente triste.

-A-anakin?!- mi chiama con un filo di voce. -Sono forse morta? Mi trovo in paradiso?-
-Mamma, sono io. Sono qui.- le accarezzo il viso, completamente sfigurato. Sorride debolmente. Scusa mamma..per essermene andato. Per non averti liberata.-
-Oh Ani...avevi nove anni, perdonati.- porta una mano sui miei capelli -Io ti ho perdonato.-
Inizia a tossire e del sangue fuoriesce prepotente dalle sue labbra violacee.
-Ani...tu non devi piangere per me. Sei forte, sei...- un altro forte colpo di tosse.
-Mamma non parlare, stai tranquilla ok?- la stringo forte, con l'amara consapevolezza che questa sarebbe stata l'ultima volta.
-Anakin..io sono felice. Va bene così..ho messo al mondo un uomo forte e determinato, ma buono. Sii sempre buono e apri il tuo cuore.-
Annuisco. -Ani, tu sei il Prescelto. Tu..tu porterai equilibrio nella Forza.- sussurra al mio orecchio. Non presto attenzione alle sue parole, sto solo concentrando tutte le mie forze nell'abbracciarla e nel ricordare questo momento; portarlo con me per sempre. Non sento più la sua voce per un po', e allora mi rendo conto che è finita.

Mia mamma non c'è più, mi ha lasciato.

E insieme a lei sento morire anche una parte di me..

Un'amore che viaggia per la galassiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora