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Sono finalmente trascorse le difficili, lunghe ore notturne, e il pilota della nostra navicella, che stranamente per una volta non sono io, mi informa che tra non più di cinque minuti saremo atterrati in pianura; così mi siedo affianco a lui per aiutarlo nell'atteraggio, che è una delle fasi più complesse e critiche del pilotare un'astronave o, come in questo caso, una più semplice navicella.

Pilotare mi fa sentire libero, non mi fa pensare a nulla, ma soprattutto mi fa avere tutto sotto controllo; se sono io a controllare l'astronave, so che questa non cederà. Amo essere un pilota: già da piccolo consumavo ore, giorni e settimane nel progettare prima dei veri e propri modelli in miniatura di astronavi, poi sono passato a quelli a grandezza reale. Mi piaceva partecipare alle gare di corsa contro gli altri bambini; è grazie ad una di queste gare, una di quelle serie però, che ho avuto l'opportunità di essere salvato dai Jedi dieci anni fa. Inizialmente mia mamma era preoccupata all'idea di lasciarmi andare, ma una sera sentii una conversazione tra lei e il, ormai deceduto, maestro Qui Gon. Sono passati anni e ricordo poco, ma una parola in particolare continua a risalire a galla nella mia mente sempre troppo occupata: prescelto.

Deve essere stata questa parola a convincere mia madre a farmi partire per Naboo; ma chissà cosa significa. Parlavano di me? Chi è il prescelto? Ma soprattutto, che cosa significa prescelto? Prescelto da chi?

Le domande sono tante, e non hanno mai trovato risposta.

La navicella atterra, e nel mentre Padmé si è svegliata e preparata per incontrare la sua famiglia. Il suo abito, che lascia intravedere una parte della schiena e dell'addome, è di un azzurro chiaro che sta benissimo con i suoi capelli, che oggi sono adornati da un particolare cerchietto, lasciati sciolti e boccolosi sulle spalle. È davvero splendida, e io non posso a fare a meno di guardarla. Deve essere molto ansiosa. Io sarei ansioso se sapessi di dover rivedere mia madre a distanza di anni.

Padmé's pov

Siamo appena atterrati sulla verde pianura di Naboo: Anakin ha aiutato il pilota nell'atterraggio, che non è stato affatto brusco. Sono terribilmente ansiosa, ma spero che nessuno lo abbia notato. Scendiamo dalla navicella e ci incamminiamo verso la casa della mia famiglia, che dista soli pochi minuti.

-Senatrice!- Anakin mi porge gentilmente il braccio; questo ragazzo non hai mai fallito nel farmi sorridere.
-Anakin!- imito il suo tono ironico ed eccessivamente rispettoso per due che si sono conosciuti da bambini, mentre incrocio il suo braccio. È possente, quasi come se fosse fatto per sorreggermi. Scuoto la testa.
-Allora signorina Amidala- comincia, rivolgendomi un brillante sguardo felice; chissà se è felice davvero -Cosa vuole fare quest'oggi?-
Rido portando leggermente il capo all'indietro -Oh Anakin..mi piacerebbe andare in un posto.- mi guarda incuriosito.

Il posto in questione è un grandissimo prato verde e fiorito che si trova esattamente dietro la mia vecchia casa; è circondato interamente da alte cascate e vivaci laghetti. Tutto reca pace all'anima di chi vi passa anche solo un pomeriggio: io, da piccola, amavo trascorrerci intere giornate, assieme a mia sorella maggiore. Quando sono nati i miei due fratellini mi sarebbe piaciuto portarceli, ma poi sono stata nominata regina, e tutto è cambiato...

Siamo giunti davanti la mia casa: i miei genitori non si aspetterebbero mai una mia visita, ne sono certa, e ciò mi rattrista. Mi decido a bussare sulla modesta porta, niente a che vedere con l'imponente entrata del palazzo, e solo dopo pochi minuti escono fuori i miei fratellini. Inizialmente fanno fatica a riconoscermi, ma poi..

-Padmé, Padmé!- gridano felici, per poi saltarmi letteralmente addosso. Non posso fare a meno di ridere serenamente.
-John! Michael! Piano!- esclamo mentre continuo a ridere, cercando di prenderli entrambi in braccio. Tra un paio di anni mi supereranno in altezza! Li stringo forte, e posso giurare di aver sentito il mio cuore sciogliersi quando si rivolgono verso Anakin e iniziano a giocare con lui. Sono adorabili; lui è adorabile.

-Padmé?!- alzo lo sguardo, ed i miei genitori, insieme a mia sorella, Sola, corrono verso di me, con le lacrime agli occhi. Non nego che le lacrime minacciano di liberarsi anche dai miei di occhi.
-Hey!- riesco solo a pronunciare con la voce spezzata, prima di lasciarmi andare in un profondo, caloroso e lungo abbraccio.
Il loro sguardo cade sul ragazzo accanto a me, che fa un lieve colpo di tosse, per poi assumere una postura più dritta e presentarsi educatamente.
-Sono Anakin Skywalker, Jedi- ridacchia -Beh in verità Padawan. Sono incaricato di proteggere Padmé.-
-La senatrice Amidala.- aggiunge pochi secondi più tardi, come per correggersi.

Sola ed i miei genitori ci invitano gentilmente ad accomodarci. La casa è proprio come la ricordavo: piccola ed accogliente.

Dopo aver partecipato ad un ricco pranzo in famiglia, cosa che non accadeva da tempo, decido di aiutare mia madre a lavare i piatti e le posate appena utilizzate; Anakin, invece, esce in cortile con mio padre.

Fortunatamente la finestra della cucina dà proprio sul giardino, così mi permetto di spiarli di soppiatto. Sembrano immersi nella loro discussione, e le domande iniziano a sorgere. Il mio flusso di pensieri viene interrotto dalla voce di Sola.

-Allora Padmé? Non ci dici niente?!- inizia con fare malizioso. So dove vuole arrivare. Roteo gli occhi e sbuffo.
-Che vuoi dire?- ribatto vaga, senza distogliere però lo sguardo dalla finestra.
-Se continuerai a fissarlo ti cadrà la mascella a terra!- ridacchia, provocando una sonora risata anche a mia madre, che continua a spazzolare la pentola in acciaio.
-Oh Sola, smettila! Lui è un mio caro amico, gli voglio bene. Finisce qui.- affermo, più a me stessa che a mia sorella.
-Molto caro questo amico direi! Per non parlare degli sguardi che ti rivolge lui!-
Davvero? Ah, basta. Non importa.
Le lascio una leggera schicchera sul braccio, per poi continuare a lavare attentamente una padella, e a spiare la scena dalla finestra.

Chissà di cosa parlano..

Anakin's pov

-Signor Skywalker-
-Puó chiamarmi Anakin, signore.-
Sorride -Anakin, perché dice di dover proteggere mia figlia? Da chi?-
Sospiro. Immagino sia stato inopportuno dire così senza spiegarmi, si saranno preoccupati; ma purtroppo non mi è neanche concesso dal consiglio essere eccessivamente chiaro. Le persone esterne al consiglio non devono sapere delle minacce che perseguitano il senato, nè tantomeno conoscere le nostre debolezze; ma è il padre. Loro sono i genitori. I separatisti potrebbero attaccarla, e non mi perdonerebbero mai di averglielo tenuto nascosto. È pur sempre la figlia.

-Signor Amidala, Padmé dovrà trascorrere del tempo alla larga dal palazzo. Corre alcuni pericoli, ma niente che noi Jedi non possiamo raggirare. Deve fidarsi di me.- il suo sguardo è interrogativo e preoccupato, ma non ce l'ha con me. Penso che comprenda la situazione, e ciò lo rende una persona che potrei potenzialmente stimare.
Continuo per rassicurarlo -Io la proteggerò a costo della mia vita, se fosse necessario.-
Non è una frase che ho pronunciato solo al fine di calmare l'uomo spaventato di fronte a me; farò di tutto per proteggere la senatrice, la mia amica.

La figura esile ed estremamente graziosa di Padmé si presenta davanti a noi, ed istintivamente le sorrido. Ricambia.

-Allora Ani, andiamo in quel posto?-

Un'amore che viaggia per la galassiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora