Human

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Quel pomeriggio aveva deciso di andare in una tavola calda, poco conosciuta in città, non molto distante da casa sua.

Entrò e si sedette ad un tavolo. Il solito tavolo posto nell'angolo più buio del locale, in cui si accomodano le persone che non vogliono farsi notare o che semplicemente amano vivere nell'ombra.

Come lui. Un ragazzo che ha vissuto tutta la sua vita nel buio, all'ombra delle persone. Voleva stare tranquillo, senza che nessuno andasse a disturbarlo, distraendolo dai suoi pensieri oscuri.

Il suo sguardo ripassò più volte l'interno di quel bar rustico. Le pareti erano consumate dal tempo, di un rosso bordeaux, che richiamavano il legno grezzo del bancone. Le finestre lasciavano intravedere la strada scura torturata dalle gocce di pioggia che battevano sull'asfalto, incessanti, come un martello su un chiodo. Accanto ai vetri grandi, c'erano i tavolini, al momento occupati da persone silenziose che tacevano e sorseggiavano le bevande ordinate.

La sua attenzione fu attirata da una giovane coppia, seduta di fronte a lui ma dall'altra parte della stanza, e non riusciva a distogliere lo sguardo da quei due ragazzi, che avranno avuto più o meno la sua stessa età. Non avevano bisogno di parlare per sentirsi bene perché con la sola presenza dell'altro e con gli sguardi inchiodati riuscivano a esprimere più sentimenti di quanto avrebbero potuto fare le parole. Le loro mani erano intrecciate e la luce soffusa del locale rifletteva il luccichio presente nei loro occhi velati di passione nascosta.

Lui era affascinato da quella vista. Non aveva mai ricevuto gesti di affetto e amore e vedere dei suoi coetanei scambiarsene in un luogo pubblico lo sorprese.
Ma era anche disgustato al solo pensiero che tutti sono felici, amati, quando lui provava solo ribrezzo per le persone che cedevano a quel sentimento noto per far soffrire e riparare le ferite causate da lui stesso. L'amore.

Non aveva mai ricevuto né mai dato amore.

I suoi pensieri svanirono e la sua mente si liberò quando i suoi occhi azzurri, profondi come un taglio provocato da una lama di ghiaccio, si persero ad ammirare la ragazza che stava servendo i clienti spensierati.

I capelli castani scuri raccolti in una coda alta disordinata lasciavano al ragazzo dalle iridi cristalline la possibilità di ammirare tutti i tratti dolci e morbidi del suo volto, segnato profondamente da due segni neri sotto gli occhi.
Le labbra erano schiuse e le mani trafficavano velocemente per rimettere sul vassoio le tazze sporche, lasciate sui tavoli dalle persone appena uscite dal locale.

La ragazza non accennò mai un sorriso debole o preferì parola. Come se fosse chiusa in una bolla che non scoppia, non lasciandola libera ma tenuta prigioniera in un tunnel senza fine.

La vide scomparire e solo dopo, quando la vide riapparire con una giacca di pelle nera, si rese conto di quanto tardi fosse.

Ma a lui non importava. In quel momento la sua attenzione era attirata dalla mora che, con gesti veloci e silenziosi, si chiuse la cerniera, stringendosi nell'indumento e uscì dal locale, nel quale l'aria si era fatta più rarefatta. La pioggia aveva cessato di battere sulla strada, bagnata da quelle gocce amare.

Uno spiraglio di vento entrò in quella stanza persa nel suo silenzio e scapigliò leggermente i capelli biondi del ragazzo che ancora rimuginava sull'immagine di lei.

Non poté evitare di notare il volto inespressivo, senza che alcuna emozione lo attraversasse e come si congedò con un semplice cenno del capo.

La sua figura esile e magra era sicuro di averla già vista, ma non si ricordava dove o quando. Una parte di lui sapeva che se non fosse riuscito a risolvere quel mistero si sarebbe sentito incompleto, ma l'altra parte sapeva che se fosse riuscito a trovare una risposta alle sue incognite se ne sarebbe pentito e sarebbe stato troppo tardi per tornare indietro.

Decise quindi di alzarsi da quella sedia, divenuta fredda all'assenza del calore del ragazzo, e uscire dal locale, oramai vuoto di tutti i pensieri della gente che si rifugia lì nei giorni di pioggia e iniziò a camminare per le strade deserte di quella città tanto grande quanto solitaria.

Si concentrò sul rumore che provocavano le suole delle sue Converse nere rovinate a contatto con la ghiaia bagnata. Si fermò qualche istante davanti ad una pozzanghera per osservare, attraverso l'acqua, la sua immagine che rifletteva tutte le cattiverie compiute dal biondo nei suoi anni di vita.
Cattiverie che per lui non valevano niente e delle quali non se ne pentiva nemmeno di una.
Questo era il problema. Non rimuginava su tutti gli errori commessi, su tutte le cose sbagliate e tutto il dolore che aveva provocato alla gente. La sua mente era malata e più faceva del male, più lui si sentiva bene, in pace con quel mondo crudele che non gli aveva offerto altro che pene da sopportare.

Quando si guardava attraverso una qualsiasi superficie che rifletteva la sua immagine, lui vedeva soltanto un mostro cresciuto in malo modo con accanto una figura paterna che gli fece compiere azioni che soltanto un uomo spregevole avrebbe potuto fare.

Quel padre che abbandonò quasi un anno prima, lasciandolo solo a morire lentamente a causa delle droghe che prendeva e di tutte le bottiglie di alchool che si sgorgava ogni giorno da quando l'amore della sua vita se ne andò.

Mise una mano nella tasca posteriore dei suoi skinny jeans neri strappati sulle ginocchia e ne estrasse un pacchetto di sigarette, l'unico strumento per mezzo del quale tutti i suoi pensieri svanivano.

Se la portò alla bocca, tenendola stretta tra le labbra screpolate e con un gesto veloce la accese. Inspirò profondamente quel gusto amaro che al biondo piaceva, perché proprio come quel sapore anche lui era pieno di amarezza. Sentì i polmoni riempirsi del suo stesso veleno e quando le labbra schiuse lasciarono fuggire il fumo bianco, che si mescolava con la nebbia calata, percepì che con quello anche quel poco di buono che era rimasto in lui svanì completamente.

Immerso nei suoi pensieri, si ritrovò davanti al portico di quella casa oscura che solo un'anima maligna e dannata avrebbe mai osato metterci piede.

Si sedette sui gradini che dividevano il sentiero di pietra dalla porta di legno bianco e consumò lentamente la sigaretta che si era acceso. Ad ogni aspirata di nicotina la sua anima diventava più scura e i suoi pensieri più malati.

La luce fioca che proveniva dal lampione, metteva in risalto l'anellino di metallo nero che circondava perfettamente il suo labbro inferiore e che tirò tra i denti bianchi una volta buttato a terra il mozzicone di quello che rimaneva del suo più brutto vizio.

Meditò sul da farsi, non avendo la minima intenzione di rincasare anche se la notte calava velocemente. Dopo un lasso di tempo che gli parve infinito, si alzò con la mente vuota ed entrò sbattendo la porta, ciò provocò un rumore straziante ma che era musica per le sue orecchie. Si mise sotto le coperte assorto nei suoi loschi pensieri, senza preoccuparsi minimamente di come sarebbero state le giornate successive.

Perché a lui non importava, non era uno di quei ragazzi che facevano piani per il futuro. Non gli importava di andare bene a scuola o di avere amici. Lui stava bene così, con la sua nicotina a fargli passare i momenti in cui ricordi non voluti, riaffioravano e con il puro divertimento a portata di mano, avendo tutte le ragazze della scuola ai suoi piedi.

Quando voleva completamente distrarsi dal mondo o faceva partire la playlist della sua musica preferita, mettendola a tutto volume e fregandosene delle lamentele dei vicini, o chiamava quella che a scuola era conosciuta da tutti i ragazzi per farli godere in una maniera per loro paradisiaca.

Perso nei suoi pensieri malati, si addormentò con il chiarore della luna ad illuminargli lo sguardo d'angelo.

Ma il suo era solamente una maschera, perché una volta tolta rimaneva un'anima dannata da tutti i peccati commessi. Che solo un demone avrebbe potuto convenire.

NEW!

Zalveee! Questa è la mia prima storia, spero che sia abbastanza soddisfacente per il momento e che vi abbia incuriosito almeno un pochino..

Ditemi quello che pensate.

VOTATE E COMMENTATE GENTE!

Ps: la trama va bene così o la cambio?
Scusate per gli errori.

Human [Luke Hemmings] IN PAUSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora