School

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La sveglia suonò e indicò al biondo che era ora di alzarsi per il primo giorno di scuola di un nuovo anno. Un'altra giornata da vivere da solo, con tutti i ragazzi che lo evitavano e che avevano paura di stare con lui perché, una volta conosciuto ti portava sulla cattiva strada e quando eri dentro non c'era nessuna possibilità di uscirne.

Si alzò di malavoglia e dopo essersi preparato e aver indossato i suoi immancabili skinny neri accompagnati da una camicia a quadri rossa e nera con una canotta sotto, anch'essa del medesimo colore dei pantaloni, prese il pacchetto di Marlboro, un accendino e alcuni libri di scuola, per lui insignificanti.

Camminò a passo felpato e a testa alta, fregandosene di incrociare gli sguardi dei suoi coetanei perché si sentiva e sapeva di essere superiore a tutti quei ragazzi che lo guardavano con una sfumatura di paura accompagnata sempre da un velo di disgusto. Disgusto per quella persona che stava sempre sola a fumarsi la cicca di nicotina, al momento l'unica cosa a farlo stare bene, a fargli eliminare tutti i pensieri che torturavano quella mente malata da anni.

Iniziare il primo giorno di scuola dell'ultimo anno con due ore di numeri accompagnati da lettere immemorizzabili era una tortura per Luke.
Si diresse al laboratorio di chimica, quella odiosa materia piena di formule incomprensibili, come lui. Era quasi impossibile da capire, come se fosse una equazione di calcoli algebrici con lettere che rappresentavano elementi della sua vita, con un procedimento interminabile e un risultato irraggiungibile.
E appena si pensa di essere arrivati ad una conclusione, la calcolatrice che usi per decifrare quell'ultimo passaggio, ti segna errore e devi ricominciare tutto da capo.
Con la forza di fare che ti ha abbandonato, riprendi la penna in mano e con l'inchiostro sporchi nuovamente quelle pagine bianche con numeri e lettere quasi estranei per te, ma che erano il tutto di lui. Ripeti quelle operazioni all'infinito, fino ad averne la nausea, e tutto quello che ti appare sullo schermo della calcolatrice sarà una semplice scritta di sei lettere con un significato enorme, che ricostruisce la sua insana vita.

Entrò e si sedette nei banchi in ultima fila, pronto a fregarsene delle spiegazioni del professore e appoggiare la testa sulle braccia incrociate sul bancone con tutte le boccette di vetro, ma quando vide la mora varcare la soglia dell'aula, la sua voglia di dormire passò completamente e rimase incantato a guardare la ragazza che, senza alzare lo sguardo, camminava con gli occhi bassi e con la sua mano stretta alla borsa che aveva a tracolla, fino a raggiungere il banco in penultima fila, dalla parte opposta da dove era seduto il biondo.

Non l'aveva mai vista il precedente anno scolastico perché, benché non stesse mai attento e con gli occhi chiusi mentre la testa era nascosta tra le braccia, notava i ragazzi che attorno a lui prestavano ascolto alla lezione o facevano finta.

La osservava compiere ogni piccolo movimento e quasi si maledì per non riuscire a capire dove l'avesse già vista. Aveva i tratti del viso così familiari e le curve così pronunciate e morbide, difficili da dimenticare. Eppure lui non si ricordava.

«Oh bene, vedo che quest'anno abbiamo una nuova allieva al corso. Katrine Peterson, se non sbaglio.» il professore la accolse ma lei non ne fu molto felice, preferiva stare nascosta senza che nessuno la notasse, quindi liquidò velocemente il quarantenne, con gli ormoni a mille, con un semplice cenno del capo.

Per tutta la lezione lui non distolse lo sguardo da lei, che ai suoi occhi azzurri cristallini era una vista meravigliosa, mentre lei non aveva mai alzato la testa, era sempre rimasta fissa a leggere il suo libro e non dare neanche importanza alla ragazza seduta accanto a lei che prendeva appunti alle parole del professore.

Al suono della campanella, Katrine mise tutte le sue cose in borsa e, adagio, uscì dal laboratorio. Il biondo la seguì fare ogni passo e lui appoggiava le suole delle sue Converse una davanti all'altra, compiendo lo stesso percorso della mora. Si fermò ad una distanza debita e si appoggiò agli armadietti quando vide la ragazza aprire il suo e infilarci dentro i libri delle ore passate, per poi dirigersi in mensa con la sua borsa a tracolla.

Human [Luke Hemmings] IN PAUSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora