Past

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«Sta scherzando?!» urlò isterica Kate.

Si trovava alla centrale di polizia a cercare disperatamente di ritrovare la sua bambina, mentre la sua mente pensava anche a Michael che si trovava all'ospedale.

Dal giorno prima non aveva più notizie di Chloe, la notte non riuscì a dormire, nemmeno dopo essersi bevuta quattro camomille e preso un sonnifero. Niente.

Era andata alla centrale della polizia la sera stessa della scomparsa ma la rimandarono a casa con fare brusco. Si ripresentò nuovamente quella mattina e sperò di concludere qualcosa che la riportasse alla bambina.

«Signorina si calmi.» parlò tranquillamente il poliziotto.

«Calmarmi? Non posso assolutamente calmarmi! Mia figlia è stata rapita e lei mi dice che non posso sporgere denuncia del rapimento se non è scomparsa da più di settantadue ore! La mia bambina non si trova e io non posso fare niente a riguardo, quindi non provi minimamente a dirmi di stare calma!» continuò a gridare contro l'agente di polizia, sbattendo una mano sulla cattedra dell'uomo che sobbalzò e attirando troppi occhi su di sé.

«È sicura che sia stata rapita?» domandò il poliziotto alzando lo sguardo su di lei e guardandola con una smorfia.

Troia impertinente pensò l'uomo.

Kate fece una risata amara, quasi isterica. «No, certo che no, non sono sicura sia stata rapita. Magari il mio migliore amico si è preso a pugni da solo e mia figlia di appena tre mesi si è alzata in piedi e camminando è riuscita ad aprire la porta di casa ed uscire in strada!» sbatté di nuovo la mano sul legno lucido.

Si stava innervosendo, Charlotte era in ospedale che faceva compagnia a Michael, addormentato su un letto a causa degli anti dolorifici che gli avevano dato, sarebbe stata più tranquilla se in quel momento fosse stata anche acanto a Katrine sapendo che sarebbe crollata.

Charlotte aveva tanto insistito per restare con Kate alla centrale ma lei si era categoricamente rifiutata, dicendo che sarebbe riuscita a risolvere da sola la questione come una madre matura e che Michael aveva bisogno di qualcuno accanto a sé, al momento del risveglio.

Uscì dalla centrale di polizia, dopo che un'altro agente più gentile cercò di rassicurarla dicendole che avrebbero fatto tutto il possibile per ritrovare Chloe e avergli fornito un identikit perfetto della piccola.

Tremava come una foglia dal nervoso e sentiva il bisogno di spaccare qualcosa.

Appena fuori inspirò a pieni polmoni l'aria fresca e, dopo che un'ondata di frustrazione e tristezza prese il sopravvento su di lei, diede un calcio alla porta della centrale per poi accasciarsi a terra e dare libero sfogo ad un pianto.

Pochi minuti dopo, due braccia muscolose la avvolsero e senza accorgersene la sollevarono.

Ethan la mise delicatamente sui sedili posteriori della sua auto e sfrecciò per le strade di Sydney.

In una mezz'ora, si ritrovò sul suo letto comodo, ma così vuoto senza Chloe, immersa in fazzoletti usati, a piangere senza contegno, bagnando la maglietta del ragazzo che cercava in tutti i modi di consolarla.

«Shh, tranquilla. La ritroveremo.»

Kate tirò su col naso, in modo poco fine ma a lei non importava in quel momento e lo guardò con occhi colmi di speranza.

«Me lo prometti?» chiese ingenua, con una voce da bambina.

«Te lo prometto.» sorrise e la abbracciò stretta, affondando il suo viso nell'incavo del suo collo.

Human [Luke Hemmings] IN PAUSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora