10. Vigliacco

205 12 1
                                    

Luglio 2003

giardino della Tana

pomeriggio

Tutti fissavano la sposa. Era logico. Era naturale.

Lui fissava la donna alla sua sinistra.

Così vicina e lontana nello stesso tempo.

Non aveva seguito la cerimonia, non aveva ascoltato il cerimoniere, nè i pianti soffocati di Molly e Minerva.

Si era limitato a fissarla.

Pensando a quello che avrebbe voluto dirle, senza però dirglielo veramente. Desiderando stringerla, baciarla, farla sua in quel posto.

Desideri che non si sarebbero mai avverati.

Era stato deciso così. Lui aveva deciso così.

Hermione aveva già fatto troppo per lui, senza avere nulla in cambio. Anzi no, avendo in cambio le sue urla e false parole di disprezzo.

Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dagli applausi degli ospiti. Harry e Ginny si stavano baciando. Riuscì a reprimere una smorfia disgustata. Hermione sorrideva raggiante, aveva gli occhi lucidi, reggeva un piccolo bouquet di roselline bianche e lilla.

Non vedeva un suo sorriso felice da molto tempo. Gli era mancato il calore che scaturiva da quel semplice sorriso, gli erano mancate quelle delicate fossette agli angoli delle sue labbra.

Ancora una volta guardava da lontano la donna che amava, la guardava vivere lontano da lui. Umile spettatore della sua felicità.

Un incantesimo studiato per l'occasione fece piovere petali bianchi mentre i novelli sposi salutavano amici e parenti.

Severus si ritrovò ad un tavolo rotondo con tutti i suoi colleghi o ex membri dell'Ordine. Il pranzo era finito da un pezzo, aveva intrapreso discussioni frivole con i colleghi che avevano alzato troppo il gomito, aveva scambiato battute pungenti con Minerva mentre gli altri invitati ballavano.

Per tutto il tempo non aveva mai perso di vista Hermione. Non la fissava più, ma sapeva sempre dov'era, con chi era, se ballava o rideva con qualcuno.

E ogni volta che la vedeva serena e sorridente era felice per lei. E, dall'altra parte, si sentiva andare in pezzi.

Bramava quel sorriso, quello sguardo pieno di gioia a e di calore.

Invece per lui c'erano solo sorrisi freddi e taglienti come la lama di un pugnale.

Verso metà pomeriggio, quando gli invitati erano stanchi e alcuni pesantemente brilli, Minerva gli sfiorò il braccio.

- Credo che, ora, tu mi inviterai a ballare.

Per poco Severus non si strozzò con il succo di zucca.

- Come?

La strega ridacchiò.

- La cugina di terzo grado di Molly, Margaret, ti sta fissando da mezz'ora. Ha più anni di me, Pomona e Horace messi insieme, e prima di uscire di casa svuota una bottiglia di acqua di colonia al mughetto.

Si era ritrovato, suo malgrado, in mezzo alla pista da ballo, gomito a gomito con altre coppie.

- Sei quasi più bravo di Albus, Severus. - constatò la professoressa – Dove le tenevi nascoste queste doti da ballerino?

Il mago non l'ascoltò, si era reso conto che l'aveva persa di vista. Non era al suo tavolo, non stava ballando e non stava parlando con nessuno.

- Se stai cercando la signorina Granger, - gli sussurrò l'amica all'orecchio cogliendolo di sorpresa – l'ho vista dirigersi verso la Tana.

Eligis tuum iter (scegli ciò che desideri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora