16. Diciannove anni dopo

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1 Settembre 2017

Londra, stazione di King's Cross

Mattina

Era una fredda mattina autunnale.

King's Cross quel giorno era affollata di persone, turisti e inglesi che camminavano senza badare a chi avevano attorno.

Il carrello dei bagagli che spingeva l'uomo era colmo, in cima un cestino di vimini custodiva un gatto bianco e rosso che avevano chiamato Rudolph.

La bambina più grande, alta più dei ragazzi della sua età, con i capelli neri e lo sguardo fiero, camminava tra il padre e la madre con l'aria abbattuta. Il fratello più piccolo di un anno aveva ereditato i tratti della madre, sfoggiava, però, anche lui una folta chioma corvina; si guardava attorno spaesato e meravigliato nello stesso tempo.

Senza farsi notare camminarono svelti fino alla barriera tra il binario nove e dieci per poi scivolare attraverso il muro.

Erano in anticipo, il treno era alla banchina senza emettere nessun rumore, il fumo non aveva ancora invaso le carrozze, ma i vagoni erano già mezzi pieni.

Sulla banchina i genitori abbracciavano i figli e davano le ultime raccomandazioni.

In molti si voltarono a fissarli.

Nessuno della famiglia Piton ci badò.

- E' una cosa stupida! – disse infine la ragazza che non aveva parlato per tutto il viaggio come silenziosa protesta verso i genitori.

- Attenta al linguaggio, signorina. – la rimproverò sua madre.

- Ma è vero! – protestò lei – Perché devo fare questo stupido viaggio in treno? Noi viviamo ad Hogsmeade!

Il mago sollevò gli occhi al cielo, era tutta l'estate che Hope poneva sempre la solita domanda. Sperava che, con l'avvicinarsi della data di partenza, la questione fosse stata chiarita. Invece sua figlia era testarda quanto un Ungaro Spinato. Un Ungaro Spinato femmina per l'esattezza.

O come sua madre.

- Te l'ho spiegato un centinaio di volte, Hope. – disse voltandosi verso di lei – Il fatto che noi viviamo ad Hogsmeade e che io sia il Preside non ti garantisce una posizione privilegiata. Sei una studentessa come tutti gli altri. Farai il tuo viaggio sul treno, arriverai a scuola sulle barche e dormirai nel dormitorio della tua Casa.

Il piccolo ridacchiò.

- Finirai tra i Tassorosso, zucca puzzosa.

- Stai zitto mostriciattolo! – sibilò minacciosa l'altra – L'unica cosa positiva è che non ti avrò più tra i piedi.

- Smettetela! – li sgridò la strega – E, comunque, non c'è niente di male nei Tassorosso.

Entrambi i ragazzi, e di nascosto anche l'uomo, sbuffarono qualcosa di incomprensibile, ma la strega era quasi certa che non fossero lodi rivolte alla Casa di Tosca.

- Papà vedi lo zio Harry?

Il mago fece una lieve smorfia. Dopo anni faceva ancora fatica a digerire la parola zio accostata a Potter.

- No, Elijah. – rispose.

- Forse non sono ancora arrivati. – azzardò la strega – Harry e Ginny non sono famosi per la loro puntualità.

Si fermarono a metà banchina, Hope ed Elijah iniziarono a discutere su che Casa avrebbero voluto andare, mormorando tutti gli insulti del loro repertorio. Smisero solo quando videro l'occhiataccia del padre.

Eligis tuum iter (scegli ciò che desideri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora