Problemi di cuore

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Dopo aver sistemato un minimo la propria stanza, la giovane donna fece entrare il detective e il dottore.
Si presentarono come si deve, lei disse di chiamarsi Rita e il moro spiegò di essere un consulente investigativo molto ricercato a Londra, il quale si portava appresso il suo migliore amico, ex militare e dottore, John Watson.
Lei poi si mise seduta sul letto, passandosi le mani tra i capelli.
Ancor prima che Sherlock potesse farle qualche domanda, la ragazza iniziò di nuovo a lamentarsi col suo divertente accento spagnolo.

«Non so più che fare! Dovevamo sposarci!»
«Davvero addolorato ma non mi interessa. Voglio sapere se Mat fa qualcosa di sospetto»
«È quello che le sto dicendo! Ha l'amante lui! Nasconde sempre le mie cose nei suoi cassetti credendo che io non lo veda! E sapete perché? Ve lo dico io. Quello vuole riciclare quello che ha regalato a me per la sua nuova donna! La mattina presto lui si sveglia e fruga tra la mia roba! Mi ha rubato anche la macchina fotografica quello! Il giorno dopo l'ha riportata ma...dios mio… ya no se que hacer, por favor señor detective ayúdeme!»

La ragazza si massaggiò le tempie.

«Certo è sospetto ma...non è quello che cerco, grazie lo stesso. Andiamo John, è stato un buco nell'acqua»
«¡Espere! Voi dovreste capirmi! Anche voi avrete avuto i vostri litigi! Ma qui c'è qualcosa che non quadra! Vi prego!»

John, irritantemente come sempre, fece notare a Rita che lui e Sherlock non erano una coppia. E come uomo di parola, il detective decise di mettere un punto a questa storia. Uscì bruscamente dalla stanza e s'incamminò senza meta per i corridoi. Il dottore salutò la spagnola e seguì l'amico.

«Che hai?»
«Che hai tu»
«Io...?»
«Si tu»

Sherlock accelerò il passo e tirò fuori dalla tasca della giacca il proprio cellulare.

«Sherlock...aspetta. Non capisco, che c'è?»
«Non capisci esatto. È quello il punto. E non capirai mai»
«D'accordo sono abituato alla tua acidità ma questa volta è ingiustificata»

Sherlock sospirò alzando gli occhi al cielo e ridacchiando in modo nervoso e sarcastico.

«Ingiustificata...tsk»

Poi, ignorando le domande confuse di John, il moro scrisse al suo fratellone in cerca d'aiuto proprio come un bambino. Voleva staccarsi per un po' da John e dalle indagini.

"Raggiungici nella sala da biliardo
MH"

Sherlock era emotivamente instabile in quel momento ed ignorò John per tutto il tragitto fino al luogo in cui li aspettavano Greg e Mycroft.
Appena arrivarono Lestrade si avvicinò immediatamente a John, mettendogli un braccio attorno al collo ed allontanandolo dagli Holmes.

«Allora John, che mi racconti»

L'ispettore continuò a trascinare il dottore il più lontano possibile dal resto del gruppo e lo portò ad un tavolo da biliardo libero. Poi prese due stecche, passandone una all'amico, e sistemò le palle nel triangolo.

«Adesso mi spieghi cosa succede. A voi e a Sherlock»

L'uomo di Scotland Yard fece una smorfia, probabilmente per la difficoltà della situazione che John voleva che gli venisse spiegata.

«Ecco vedi...»

Greg si rimboccò le maniche e si piegò per fare il primo tiro, una volta fatto si rialzò guardando l'ex militare.

«Si dice che Sherlock non è umano ma a quanto pare in fatto di sentimenti tu lo sei meno di lui»
«Co...cosa? Che vuol dire?»

Lestrade avrebbe veramente voluto che non fosse toccato a lui spiegare tutto. Non sapeva da dove partire e non voleva ferire nessuno. "Perché non potevano sbrigarsela tra di loro? Perché sono più stupidi di me a quanto pare" così pensava il povero sfortunato. Sapeva di non avere via di scampo e che avrebbe prima o poi dovuto spiegare tutto a John ma...continuava a cercare in lungo e in largo Mycroft con lo sguardo. Forse però si erano allontanati troppo e non riusciva a chiedergli aiuto.
John giocò il suo turno e domandò di nuovo insistentemente che cosa stesse accadendo.

«Tu...stai diventando un po' troppo come lui...me lo ricordi certe volte sai»

Il dottore guardò Greg confuso ma leggermente divertito per la battuta...o almeno così credeva.
Stanco di tutta quella tensione il povero ispettore prese un bel respiro e decise di vuotare il sacco, nel modo più cordiale possibile.

«Hai presente Molly...ecco. Ti ricordi come Sherlock la tratta? Penso che tu stia facendo lo stesso nei suoi confronti...anche se non te ne rendi conto»

John era ancora più confuso.

«Dai quello che sto cercando di dirti...è...è che...no non ce la faccio poi mi sento in colpa a parlare così alle spalle di Sherlock, perché non lo capisci da solo?»
«Cioè tu mi staresti dicendo che il mio migliore amico è innamorato di me?»

Lestrade fece spallucce e guardò John come se la cosa fosse scontata da tempo.

«Non sono gay»

Greg si passò una mano sul viso dalla disperazione.

«Prima di tutto non ho detto questo...e poi...non capisco perché tu ti faccia così tanti problemi...magari ci sbagliamo tutti quanti ma...credo che se venti persone ti dicono che siete una bella coppia, io qualche domanda me la farei»
«Non è che mi faccio problemi, semplicemente-»
«Se stai per dire qualcosa di stupido non farlo»
«No ma non è normale che due uomini stiano insieme! Con tutto il rispetto...però...»
«Però?»
«Non è normale»
«O mio dio John cosa devo fare con te...che c'è di sbagliato? Avanti spiega»
«È solo che è normale vedere un uomo e una donna che si amano»
«E perché?»
«Perché è normale»
«Ma che significa normale!? Non vuol dire che se la maggior parte delle persone è in un modo, il resto è sbagliato»

John continuò a giocare per qualche minuto in silenzio a riflettere.

«E quindi prima Sherlock stava cercando di dirmi che gli piaccio e che sono un idiota...?»
«Probabile»
«E ora...?»
«E ora cosa?»
«Che faccio?»
«E che ne so io»
«Cioè...lui è il migliore amico io non potrei mai...»
«Quindi ti piace?»
«No! Si? Non lo so!? Non ho mai considerato del tutto quell'opzione...»
«Del tutto...? Beh comunque puoi iniziare adesso, no?»
«Non credo sia un ottima idea...si è abbastanza incazzato prima e non credo che mi parlerà fino a domani. Credo che non mi resti altro che andare con Tamy al bar»
«Chi?»
«La bagnina»

Il dottore posò la stecca sul tavolo e se ne andò. Greg non tentò neanche di fermarlo, tanto non sarebbe riuscito a fare altro. Quindi decise di tornare dagli Holmes.

«Io ci ho provato...»

Sherlock guardò l'amico con faccia comprensiva come per ringraziarlo.

«Però...adesso è scappato al bar...»
«Meglio così. Dopotutto John è fatto così. È meglio se si dimentica presto quello che hai detto»
«Mi dispiace, Sherlock, davvero»
«Adesso ho più tempo per concentrarmi sul caso. Grazie lo stesso.»

Sherlock si sistemò la giacca e se ne andò in camera, a riflettere.
Mycroft e Greg fecero lo stesso, o meglio, andarono nella loro stanza. Se a riflettere o no è un altra storia.

𝐆𝐞𝐥𝐬𝐨𝐦𝐢𝐧𝐨 // 𝐉𝐨𝐡𝐧𝐥𝐨𝐜𝐤 + 𝐌𝐲𝐬𝐭𝐫𝐚𝐝𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora