26 dicembre 1933
Erano giunte anche quell'anno le vacanze natalizie, ovvero il periodo più festoso dell'anno, il più amato dai bambini. Persino in orfanotrofio pareva rallegrare gli animi degli orfanelli, o per meglio dire rallegrava gli animi di tutti eccetto quello di un bambino. Tom Marvolo aveva sempre detestato le festività natalizie, innanzitutto perché trovava patetico quello sfoggio d'amore tanto plateale quanto fasullo. A cosa serviva fingere tanto proprio non lo aveva mai capito. Lui al contrario degli altri mentecatti dell'orfanotrofio non era mai stato felice il giorno di Natale, solo invidioso. Era invidioso degli altri bambini, quelli buoni dell'orfanotrofio, che ricevevano i suoi regali, poi ancora dei bambini che avevano una famiglia con cui trascorrere le feste, quelli che avevano i genitori a riempirli di regali. Lui i regali se li era sempre dovuti fare da solo, rubando agli altri orfani quello che più gli piaceva. E poi c'era la questione del compleanno. Che odio essere nato l'ultimo giorno dell'anno. Innanzitutto Tom Marvolo lo odiava perché tutti erano impegnati a festeggiare altro e non lui, praticamente una cosa inammissibile.
Gli imponevano di mangiare dolci disgustosi e persino di festeggiare con fuochi e stelline, tutte cose che Tom trovava ridicole. E c'era ovviamente la ricorrenza della morte di sua madre. La morte di sua madre era innanzitutto un promemoria: a ogni compleanno lui si avvicinava di più fra le braccia della morte, un pensiero che gli metteva i brividi. Poi c'era il dolore, un dolore tanto forte da risultare soffocante. Era un assassino e la vittima era stata sua madre, la persona che avrebbe potuto salvarlo da tutto quello. Insomma le festività si avvicinavano e come ogni anno l'umore del piccolo Tom era cupo, sebbene la direttrice fosse entusiasta più del solito quell'anno. Innanzitutto perché aveva trovato una nuova inserviente, una tale Martha tanto zuccherosa da far venire a Tom la nausea, inoltre una coppia facoltosa aveva annunciato di voler venire subito dopo Natale a dare un'occhiata agli orfani. Le coppie interessate ad adottare erano sempre state poche, d'altronde il paese non viveva un momento prospero passata la guerra, e adottare un figlio era un lusso per pochi. Per questo quando Tom seppe della visita imminente sentì una frustrata rabbia aumentargli nel petto.
La signora Cole avrebbe trascorso la sera di Natale a prepararli per la mattina seguente, quando li avrebbero lavarli per bene, istruendoli su come dovessero sorridere e rispondere. Tom lo odiava, si sentiva un cucciolo in un canile in occasioni come quelle, un animale pronto a essere scelto considerando solo l'aspetto esteriore e l'apparente carattere, il tutto per finire prigioniero di estranei che gli avrebbero dato ordini. No, Tom Marvolo non lo avrebbe mai accettato, era nato in una prigione (che aveva pur sempre scelto sua madre per lui) ma lui conosceva tutto di quel posto. Ogni bambino, ogni debolezza altrui. Era in un orrido modo il suo posto, per quanto fosse squallido e disgustoso, lui era padrone di quel regno distorto e cupo. Non avrebbe permesso a degli estranei di prenderselo come se fosse una proprietà, lui apparteneva solo a sé stesso. La sera del Natale però giunse in fretta suo malgrado e Tom si ritrovò alle prese con la consueta preparazione. Dopo la preghiera e la cena avevano ricevuto qualche misero regalino (lui dei guanti usati) e poi la signora Cole li aveva fatti filare a letto presto, con la sveglia puntata.
All'alba del giorno seguente la direttrice aveva iniziato a farli preparare subito dopo averli invitati a fare una ricca colazione. Dopo li avevano fatti mettere tutti insieme nel salone dell'orfanotrofio e poi la signora Cole li aveva divisi in gruppi. Jane avrebbe lavato le bambine, Martha e George Krew, il custode tuttofare, si sarebbero occupati di lavare i maschi più grandi che iniziavano a fare storie nel farsi vedere nudi dalle inservienti. La signora Scraak, cuoca e lavandaia, gli avrebbe infilato le uniformi linde e stirate per l'occasione e in fine la signora Cole avrebbe ricordato loro come comportarsi. La catena di montaggio delle adozioni, ecco come la chiamava Tom, peccato che funzionasse male, solo tre mocciosi erano stati adottati nei sette anni in cui Tom era stato lì e due di questi parlavano a malapena. Mentre era in fila Tom si ritrovò con la mascella serrata e i pugni chiusi. Che strazio, ed era appena all'inizio. Sicuramente la signora Cole l'avrebbe seccato dicendogli di comportarsi bene, infatti Tom tendeva sempre a comportarsi male quando c'erano delle coppie, proprio per evitare che lo scegliessero vedendolo bello e buono, cosa che la signora Cole detestava. Lo voleva fuori dell'orfanotrofio e Tom lo sapeva bene, ma se ne sarebbe andato come diceva lui, non come un cagnolino qualsiasi.
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Marvolo
FanfictionPuò un orfano da solo scalare i vertici della società? Se non si tratta di un orfano qualunque allora potrebbe capitare, soprattutto se il suddetto orfano è un genio con poteri straordinari. In questa storia troverete il cursus honorum dall'infanzia...