7/8 giugno 1943
Finalmente c'era, Tom Marvolo era pronto dopo mesi di attenta pianificazione a commettere il suo primo omicidio. Certo non era proprio per mano sua ma comunque essendo lui quello che avrebbe ordinato al Basilisco di uccidere era praticamente la stessa cosa. Dopo una selezione attenta la scelta era ricaduta su una studentessa di corvonero di nome Mirtilla Elizabeth Warren, ovvero una nata babbana lagnosa che aveva l'abitudine di andare a piangere proprio nel bagno del secondo piano. Povera creatura, era talmente inetta secondo il parere di Tom che il come fosse finita in corvonero restava un mistero. Non che a lui interessasse risolverlo, beninteso, a lui importava solo iniziare a epurare la scuola, soprattutto mentre era intento a cercare suo nonno Marvolo. Aveva preparato tutto, gli ordini per il Basilisco erano stati impartiti e Tom aspettava solo che quella ragazzina corresse a piangere per poterla ammazzare.
E mentre Tom se ne stava nascosto in uno dei gabinetti ecco che quella ragazzina entrava. Tom non volle perdere tempo, era talmente concentrato sulla procedura per la creazione dell'horcrux che non voleva indugiare. Uscì dal gabinetto con le spalle dritte e un'espressione impassibile sul volto, poi disse chiaramente in serpentese "Uccidila". Tornò nel suo nascondiglio mentre sentiva il Basilisco strisciare fuori. Furono necessari una manciata di secondi prima di sentire un piccolo tonfo, talmente insignificante che un ascoltatore poco attento neppure lo avrebbe carpito. Tom Marvolo uscì dal bagno e raggiunse il cadavere della ragazzina. Il volto gli venne illuminato da un sogghigno maligno e compiaciuto. Era morta, quella ragazzina insignificante dal sangue sporco era morta grazie a lui. La prima di una lunga fila. Come aveva chiesto Salazar e come Tom si augurava avrebbe reso orgoglioso suo nonno Marvolo. Si godette il trionfo per una manciata di secondi, tenendo gli occhi puntati sul volto tutt'altro che grazioso della sua vittima mentre il pallore della morte finiva di impossessarsi di lei. Come forse sarebbe capitato a lui se il rito per la creazione dell'horcrux non avesse funzionato.
Quel pensiero riscosse Tom del tutto. Non doveva perdere tempo dietro a quella feccia inutile, lui aveva grandi progetti e poco tempo. Poteva arrivare qualcuno e scoprirlo. Senza indugiare oltre Tom ridiscese nella Camera dei Segreti chiudendo l'entrata, poi si diresse a passo rapido verso la grande sala, per posizionarsi ai piedi della statua. Aveva il diario sotto alla camicia della divisa. Il Basilisco su suo ordine era tornato nella sua tana, Tom infatti non lo voleva in mezzo, voleva restare completamente solo e concentrato. Posizionando il diario a terra Tom fissò la copertina nera e lucida, figurandosi nella mente le ultime parole del rituale. Sentiva il sudore gelido scendere dai capelli neri sulla pelle nonostante l'umidità pesante della Camera dei Segreti. Avrebbe voluto semplicemente dire di essere nervoso ma sarebbe stata una menzogna colossale. No, Tom non era banalmente nervoso, era scosso da brividi di terrorizzata eccitazione talmente forti da fargli domandare come facesse a non tremare violentemente da capo a piedi. Suo malgrado Tom mentre deglutiva si ritrovò a non incolparsi più di tanto per il timore e neppure per l'esitazione che stava avendo. Lui temeva la morte più di ogni altra cosa e bramava l'immortalità come nient'altro, dunque come restare impassibili? Peraltro aveva appena ucciso una persona e quella dannata parte della sua mente continuava a sperare di soffrire violentemente mentre si pugnalava. Tutte quelle emozioni contrastanti e proibite erano troppo da gestire per Tom, rischiavano di fargli perdere il senno. Doveva agire senza pensare oltre.
Chiuse gli occhi e respirò a fondo, estraendo contemporaneamente la daga che portava nella tasca. Sentiva il cuore battere con tale forza nel petto da fare male. Riaprì gli occhi e guardò la lama lucida e fredda della daga. Si ritrovò con la lingua sulle labbra sottili. 'Non voglio morire, ti prego, funziona' pensò Tom, col fiato corto 'E voglio che faccia male' pensò velocemente. Vergognandosi dei suoi stessi desideri
strinse il manico della daga senza altri indugi. Doveva essere fiducioso, il rito avrebbe funzionato. Così in ginocchio davanti al suo diario e con la daga stretta nel pugno Tom Riddle mormorò le ultime parole del rito per poi eseguire l'ultimo passaggio e liberare la sua anima dalla gabbia del corpo. Scostò la giacca grigia per non sporcarla e poi sbottonò la camicia, allora imponendosi di non pensare ancora si conficcò la lama nella carne, proprio dov'era il cuore. La sensazione provata fu strana quando la lama dura e fredda penetrò nella pelle morbida e calda. Tom si ritrovò a spalancare gli occhi e trattenere un grido, poi quando affondò per bene la lama nel cuore pulsante il dolore fu tale da mandarlo nel più torbido paradiso. Il dolore era talmente forte e netto da annientare ogni pensiero, da mettere a tacere violentemente tutti i suoi piani e ogni dubbio.
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Marvolo
FanfictionPuò un orfano da solo scalare i vertici della società? Se non si tratta di un orfano qualunque allora potrebbe capitare, soprattutto se il suddetto orfano è un genio con poteri straordinari. In questa storia troverete il cursus honorum dall'infanzia...