Una scoperta sensazionale

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Notte fra il 31 ottobre e il 1 novembre 1942

Lord Voldemort, io sono Lord Voldemort. La mente di Tom vagava inquieta nel nero della camera del dormitorio e lui non riusciva a dormire. Lord Voldemort, non era più Tom, era Voldemort. Se lo ripeteva ancora e ancora da quando si era infilato nel letto, sperando che questo potesse cambiare qualcosa. Invece non cambiava niente, lui restava il figlio di un babbano che non lo aveva voluto. Si voltò su un lato e il flusso dei pensieri riprese. Tom Riddle, Tom Riddle. Lui era Tom Riddle. Tom strinse con forza gli occhi e i denti. No, Tom Riddle, Tom Riddle. Tom Marvolo Riddle. Aprì gli occhi di scatto e si mise a sedere avvolto dal nero della camera. Chi era Marvolo? Perché non ci aveva mai pensato a Marvolo?

Gli venne la nausea, si sentiva morire rinchiuso in quella camera nera e stretta, come in una bara. Afferrò la bacchetta e senza attendere oltre uscì dal dormitorio. Scese dalle scale con la bacchetta stretta in pugno e sentì di tornare un poco a respirare solo allora. Ma sul serio, chi era Marvolo? E come aveva potuto ignorarlo per tutti quegli anni? Tom lo sapeva il perché, suo padre era quello che veramente voleva conoscere, e invece da conoscere non c'era nulla, era un babbano. Marvolo invece chi era? Suo nonno materno, ma che uomo era? Doveva fare delle ricerche al più presto ma la cosa lo terrorizzava sinceramente. Non avrebbe sopportato una nuova delusione ma neppure riusciva a sopportare di non sapere. Lui non poteva essere un nato babbano, per quanto assurdo fosse sua madre pur essendo morta doveva essere una strega! Senti addosso un orribile senso di sporco, anzi no, non se lo sentiva addosso, proveniva direttamente da dentro! Provava un tale disgusto che ebbe l'idea di pugnalarsi pur di lasciare che lo sporco che aveva nelle vene potesse un poco defluire.

Scosso da un brivido d'orrore si vide costretto a correre in bagno. Cadde in ginocchio e vomitò il poco che aveva mangiato. Si rialzò subito dopo, rendendosi conto di star tremando. Aprì l'acqua del lavandino e si sciacquò il volto con un getto gelido. Chiuse gli occhi e respirò a fondo. Niente panico, c'era ancora quel nome, Marvolo a cui aggrapparsi. Dopo aver un poco ripreso possesso di sé Tom uscì dal bagno e poi tornò a vagare nei corridoi bui, diretto verso la Sezione Proibita. Fu un'impresa non correre a causa dell'agitazione che sentiva, ma la segretezza era tutto e suo malgrado Tom mantenne un passo lieve. Arrivato nella Sezione Proibita praticamente si barricò dentro e poi si mise a sedere a terra, davanti allo scaffale dov'era il libro della Sacre Ventotto. Marvolo, gli serviva un Marvolo. O anche una Merope, sua madre, andavano bene entrambi, bastava che trovasse qualcosa. E così Tom iniziò a rileggere il tomo, accucciato tra gli scaffali e nella penombra della biblioteca proibita di Hogwarts.

Si ritrovò a maledire i Black in una mezz'ora, ma quanti diavolo erano? Possibile il loro albero genealogico non finisse mai!? Tom tirò un sospirò di sollievo quando voltò pagina senza più vedere i Black, allora finalmente poté continuare con la sua analisi. Sfogliando una pagina dopo l'altra Tom sentiva il sudore gelido imperlargli la fronte bianca, come fa la pioggia sul marmo. Non poteva essere veramente figlio di due babbani, era troppo da sopportare per lui, troppo da accettare. Come avrebbe potuto continuare ad apprezzarsi in quel caso? La disperazione pulsava sempre più forte nel torace di Tom Marvolo, sottraendogli il respiro e la speranza. Marvolo, Merope, Merope, Marvolo. Perché diavolo non c'erano!? Perché no? Tom per poco non ebbe un colpo. Marvolo! Ecco Marvolo! Spalancò gli occhi avvicinando il libro, come se temesse di aver letto male, e invece eccolo lì sotto la lettera G. Gaunt. Marvolo Gaunt. Senza osare respirare, sentendo il cuore che batteva all'impazzata, Tom chinò il capo sulle linee dell'albero genealogico sotto Marvolo. Erano due linee sfocate ed entrambe iniziavano per M. Come Merope.

Tom sfogliò il libro con fretta e risalì a ritroso della discendenza dei Gaunt, passando di tomo in tomo. E nella penombra della biblioteca oscura di Hogwarts, col sole sorgente, Tom fu certo di star per morire. Serpeverde. i Gaunt discendevano niente di meno che da Salazar Serpeverde. Tom tirò un sospiro esausto mentre si accasciava a terra. Serpeverde. Adesso si spiegavano tante cose. Il serpentese, poi la legilimanzia. Lui era l'erede diretto di Salazar Serpeverde. Tom si sistemò meglio a sedere, catturando le ginocchia con le braccia. Sentì finalmente il respiro tornare a stabilizzarsi, il cuore riprendere un battito regolare. Erede di Serpeverde. Si ritrovò a sorridere nella penombra. Era speciale, lo aveva sempre saputo di essere speciale. Erede di Serpeverde. Richiuse gli occhi e lo ripeté tante volte nella mente, per convincersi ch'era vero. Tornò poi a guardare i libri abbandonati ai suoi piedi e lesse ancora qualche nome. Si ritrovò a sorridere ancora: Merlino, era imparentato anche con Merlino! Sentì una contentezza, un sollievo tali da star quasi per mettersi a piangere. Non era un nato babbano, era l'ultimo della più gloriosa delle stirpi magiche! E doveva portare a termine le volontà di Salazar. Si ritrovò ad assumere un'espressione seria e la sua mente formulò un'equazione mortale nella foschia di quella stanza.

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