Un piano quasi perfetto

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1 marzo 1943

Tom Marvolo se ne stava comodamente seduto, la schiena sostenuta dal corpo del grosso serpente attorcigliato dietro di lui. Aveva in mano il suo diario e scribacchiava con la matita i suoi soliti appunti. Neanche a dirlo era sera tardi e Tom invece di dormire era sgattaiolato nella Camera dei Segreti. Oramai di notte alternava la Sezione Proibita alla Camera dei Segreti e dormiva veramente poco. Nella Camera dei Segreti però ci stava bene, era piacevolmente fresca e un poco umida, inoltre aveva dato una bella pulita all'ingresso con un paio di incantesimi e adesso con c'era più puzza, solo quell'odore di umido. Trascorrere il tempo in compagnia del Basilisco era piacevole, benché ricordasse molto poco di Salazar. Era rimasto lì senza essere liberato per tutti quei secoli, in trepidante attesa solo di Tom.

Avrebbe voluto dargli subito qualcuno da uccidere, eppure non era tutto così semplice e veloce. Innanzitutto Tom avrebbe dovuto fare una lista dei figli di babbani che c'erano a Hogwarts, poi avrebbe dovuto trovare un modo per incastrarli vicino a dove il Basilisco poteva passare indisturbato, e ancora gli serviva un possibile colpevole per i suoi omicidi se mai fosse occorso. Insomma una scocciatura dopo l'altra, ma Tom era in moto per risolvere tutto al più presto. E aveva grandi piani per il suo primo omicidio, ovvero l'immortalità. Sì, aveva deciso ch'era giunto il momento una volta per tutte di diventare immortale e quale miglior omicidio per celebrare se non quello compiuto come erede di Serpeverde? Aveva persino già deciso quale oggetto rendere il suo primo horcrux: il suo diario. Poteva sembrare banale, era vero, ma invece per Tom si trattava di un oggetto importante. Innanzitutto perché era un qualcosa solo suo, creato partendo dalle idee precise di Tom. Praticamente una sua creazione. Poi, beh, le pagine di quel diario racchiudevano tutto, dagli appunti dei suoi studi sino ai piani per il futuro. Il diario insomma conteneva tutta la sua vita e Tom voleva renderlo anche il contenitore di una parte della sua anima.

Il pensiero di arrivare a eseguire veramente il rituale per la creazione dell'horcrux lo rendeva irrequieto e Tom neppure voleva analizzare irrequieto in che senso. Sicuramente la cosa lo terrorizzava, c'erano talmente poche testimonianze sugli horcrux che non poteva dare per certo che il rituale avrebbe funzionato, dunque lui sarebbe potuto morire. Era un'idea agghiacciante a dir poco. Doveva però fidarsi dei libri, perché questi mai gli avevano mentito nel corso della vita e non voleva credere che avrebbero iniziato proprio adesso. Poi c'erano i brividi di eccitazione causati dal pensiero di diventare veramente immortale. Praticamente sarebbe stato un dio incontestabilmente con gli horcrux. E poi c'era sempre quella voce nell'angolo più recondito e abbandonato della mente, quello che urlava di dolore. La sofferenza per l'abbandono, l'odio per il timore di aver sbagliato qualcosa ed essersi meritato tutto quello alla fine. Ecco, quella parte della mente di Tom si augurava che il rituale facesse tanto male da lasciarlo senza fiato, e sperava anche che fosse il sangue sporco da babbano a uscire, quello che tanto gli faceva ribrezzo.

Suo malgrado Tom si ritrovò a sonnecchiare, era talmente sfinito da aver abbassato la guardia. Con l'avanzare dell'età le paranoie invadevano la mente di Tom Marvolo con prepotenza senza maggiore. Immaginava potenziali piani per ucciderlo una volta che si fosse fatto avanti come guida e iniziava a organizzare dei modi per scamparvi. Dormì poco e male, venendo scosso delicatamente dalla coda del Basilisco "Padrone" sibilò il serpente "Sta sorgendo l'alba". Tom sobbalzò, tastandosi stancamente la fronte. Tornò in piedi a fatica. Doveva trovare una soluzione. "La prossima notte vengo a preparare una pozione" annunciò senza dubbi. Così non poteva continuare, si sarebbe fatto una pozione per dormire o si sarebbe seriamente sentito male. Tornò nel bagno e Tom tentò di stare allerta nonostante il mal di testa. Raggiungere il dormitorio fu più complesso del solito, beccò un ragazzone uscire ed ebbe la brillante idea di seguirlo. Un certo Rubeus Hagrid, un ragazzino mezzo gigante del terzo anno, un grifondoro. La peggio feccia insomma. Eppure seguendolo Tom sentì il suo flusso di pensieri. Stava andando nella Foresta Proibita per fare a botte con i troll. Che razza di imbecille, e neppure pareva fosse il suo unico segreto.

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