Capitolo 8

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Capitolo 8
...non gli era permesso amare...

I giorni si alternavano velocemente. Harry non riusciva più a distinguere la durata del tempo da quando aveva raggiunto il padre a Denver.
Non c'era più niente che lo facesse sentire bene. Lasciava il tempo scorrere mentre si convinceva di vivere, di andare avanti e aspettare solamente il suo ritorno.
La sua mente non riusciva mai a concentrarsi, il suo corpo sembrava aver smesso di lottare, perdendo l'appetito e la voglia di camminare.
Vive solamente di ricordi. Si ciba di poesie e si idrata di sentimenti, sentendo come quelli, in realtà, fossero veleno.
La notte vomitava, piangeva e si dimenava. Odiava guardarsi allo specchio, perché nei tratti del suo volto ritrovava quelli del ragazzo che amava.
Odiava persino pensare al futuro, perché aveva paura che Louis l'avrebbe davvero abbandonato.

In quel momento era steso sul letto, con il taccuino nero di Louis e lèggeva per l'ennesima volta la stessa poesia.

Uno, due, cento baci.
Ne ho una costellazione intera sul mio corpo
La segno col dito
La rubo la notte
La imprimo nel cuore
La brucio nell'anima
Uno, due, cento baci.
Non bastano,
Ne voglio ancora mille
E poi centomila
Voglio perdere il conto,
Voglio perdere me stesso
Perché voglio ritrovarmi in te

Ammirava la calligrafia, notava la leggerezza della scrittura e amava ogni singola sillaba.
Non piangeva mai quando lèggeva, pensava che il dolore non si addicesse a ciò che Louis gli dedicava.
Solo amore.
Allora si stringeva tra le lenzuola, chiudeva il mondo fuori e si dedicava solamente all'amore della sua vita.
Quando tornerò pensò non dovremo più avere paura.
Ed era questa convinzione a non farlo cadere nel turbine di dolore che bussava alla porta ogni sera.
Si tirava su le maniche e si prometteva che avrebbe aspettato. Avrebbe lottato.
Scriveva lettere e le mandava sempre, ma non ricevette mai una risposta.

Ogni giorno a Denver era un inferno. Era sempre impegnato in riunioni di stato, dove l'unico a parlare era il re e pochi magistrati, e gli altri stavano ad ascoltare, oppure giocavano con i cellulari. Harry stava sempre seduto, ammirando il paesaggio fuori e vendendo ragazze uscire con i propri fidanzati, mentre lui non poteva.

Un giorno ricordava che andò in un bar gay, e almeno cinque uomini provarono a portarselo a letto, invano, perché Harry pensava solamente a Louis.
-Allora perché sei venuto qui se non vuoi scopare?- gli chiese un uomo sulla quarantina.
Il principe alzò piano le spalle -Mi sento accettato- ammise.
L'uomo scosse la testa -Ragazzini- Harry arrossì dall' vergogna. Per tutti era normale ciò che succedeva lì dentro, mentre lui doveva sottomettersi a una vita completamente diversa.
Un altro ragazzo si fece spazio accanto a lui. Era gentile, non provò nemmeno a sfiorarlo.
-Brutta giornata?- gli offrì una birra ed Harry sorrise, accettandola.
-Brutto periodo- disse. Diede un sorso alla birra e l'altro ragazzo gli sorrise.
-Liam Payne- allungò la mano.
-Harry Styles- il principe la strinse e Liam sorrise.
-Lo so, ma mi fa piacere tu ti sia presentato ugualmente-
-Non dirai in giro che il principe Harry è in un locale gay, vero?- Liam scosse piano la testa.
-Non c'è niente di male, vanno tutti ai locali gay- gli poggiò una mano sulla spalla.
-È la prima volta che vengo qui-
-Dovresti venirci più spesso. Qui è tutto più bello- si guardò attorno -A parte per gli arrapati che ci provano anche con i muri- Harry rise di gusto, concordando pienamente.
-In quanti hanno tentato di portarti a letto?-
-Abbastanza- rispose il principe.
-E perché non hai accettato?-
-Non sono quel tipo di persona-
-Lo dicevo anche io, ma una volta che si prova non ci si può fare a meno- si sistemò meglio sullo sgabello -Capisci cosa intendo-
-In realtà no. Ho fatto l'amore solo con una persona- bevve la birra in un solo sorso e Liam fece lo stesso.

Does the little one with the cheekbones know that the prince is in love with himDove le storie prendono vita. Scoprilo ora