0.4 Can't take my eyes off you

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Stavo camminando per le strade di Sidney dirigendomi verso il primo supermercato dove avrei dovuto comprare la spesa per la settimana.

Erano passati due giorni da quando ero arrivato -e avevo incontrato Luke- , giorni che avevo passato a disfare le valige, tingermi i capelli per l'ennesima volta, sistemare la casa e conoscere un poco la città.

Tra tre giorni avrei cominciato a lavorare e volevo impare tutto il possibile, dagli orari degli autobus alla temperatura dell'ambiente, odiavo fare brutte figure.

L'appartamento non era mio, ma in affitto quindi non avrei potuto modificarlo, mi ero limitato a pulirlo, fino a sentirmi sfinito come una casalinga disperata, e spostare qualche mobile fino a renderlo piú confortevole e meno confusionario.

Era molto divertente il fatto che nonostante non riuscissi a mantenere l'ordine per piú di due giorni massimo, impazzirei a vivere in un ambiente confusionario. Come accadeva puntualmente a casa mia.

Non potevo incolpare nessuno peró, i mei lavoravano tutti e due, solo che stare ancora in quella casa mi avrebbe reso insano.

Mi sentivo un pó una merda ogni volta che pensavo a quello che stavo facendo ma avevo bisogno di stare lontano persino da mio padre e mia madre.

Non fraintendetemi,li amavo tantissimo ma non mi capivano anzi non mi conoscevano davvero e io avevo bisogno di sentirmi libero altrimenti sarei stato un diciannovenne depresso per sempre e non volevo.

Forse comunque ero troppo paranoico per chiunque.

In due giorni non avevo fatto altro che pensare al mio incontro con Luke e a come se mi fossi comportato diversamente, sarebbe potuta andare.

Dopo innumerevoli film mentali e parecchie paranoie ero giunto alla conclusione che tutto era successo soltanto perchè gli facevo pena.

Insomma gli saró sembrato un ragazzo disperato, con tendenze suicide forse e per questo aveva deciso di aiutarmi, niente altro avrebbe giustificato la sua infinita gentilezza altrimenti, ed ero piuttosto sicuro che non ricordasse il mio viso da prima cambiato come ero.

O forse lui era troppo piccolo per ricordare in ogni caso.

Come avevo potuto sperimentare nei modi assolutamente piú svariati, le persone non ricordavano molto del loro passato e nemmeno del presente in alcuni casi, tranne qualche sporadico episodio particolarmente rilevante.

Io non ero cosí.

Non volevo sentirmi superiore agli altri in nessun modo semplicemente era un dato di fatto.

Ricordavo perfettamente il primo giorno di asilo, o il giorno in cui al primo anno di scuola la maestra aveva spiegato le eclissi in seguito a un disegno del sole un pó strano fatto da Dominic.

Ricordavo i sogni che facevo ogni notte e ancora quando avevo visto i suoi occhi per la prima volta.

In diciannove anni non avevo ancora trovato nessuno capace di farlo, e un poco invidiavo tutti quelli che non erano me.

Alcuni lo trovavano una cosa forte e sebbene a volte anche io la ritenessi, una cosa in qualche modo particolare o positiva, non riuscivo a esserne lieto, era come se in realtá fossi condannato a ricordare cosí tanto,e spesso faceva più male che altro.

Entrai silenziosamte nel supermercato che invece, era tutt'altro che silenzioso. Infatti una signora anziana sull'ottantina si stava proprio lamentando di qualcosa, probabilmente di un ragazzo che la stava fissando con sguardo furioso mentre lei continuava a ripetere quanto fossero arroganti, fastidiosi e invadenti i ragazzi di oggi, come se fossimo una categoria di alieni che meritavano di essere esiliati per sempre.

Unintended ||mukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora