Camicia

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Simone aveva passato l'ultima mezz'ora in piedi davanti all'armadio aperto, indeciso su cosa indossare.
Alla fine aveva optato per un paio di jeans neri e la solita camicia bianca, la sua preferita.

La prima volta che l'aveva indossata non era andata come sperava, adesso invece credeva di avere qualche probabilità di fare colpo su qualcuno.
O almeno era quello che gli aveva fatto intendere Matteo.
Quella sera infatti era il compleanno di quest'ultimo che aveva organizzato una festa in un privè e aveva praticamente invitato mezza Roma.

"Simò" gli aveva detto qualche giorno prima
"a sta festa ce sarà pure il fratello de n'amico mio" e gli aveva fatto un occhiolino.
Simone lo aveva guardato interrogativo.
"E la cosa dovrebbe interessarmi perché?" gli aveva chiesto alzando le spalle.
"Perché a lui interessi. L'amico mio m'ha detto che quando ha visto a storia c'avemo pubblicato su Instagram ha chiesto de te"

Ed era la consapevolezza di essere interessante almeno agli occhi di qualcuno che lo aveva spinto a perdere più tempo del dovuto davanti allo specchio.
Aveva messo un po' di gel, per domare quei ricci che stavano crescendo sempre di più, e aveva sbottonato qualche bottone della camicia dalla quale si intravedeva una collanina con il ciondolo di una stella.
Poi aveva indugiato ancora un po', alternando lo sguardo tra il suo riflesso e la matita nera che aveva rubato a Chicca quel giorno durante l'intervallo.
Scosse la testa perché gli sembrava davvero un'idea assurda.

Il telefono vibrò nella tasca destra dei jeans, lo tirò fuori e lesse il nome di Manuel sullo schermo.

Sono qui. Sbrigate.

Senza pensarci troppo, tolse il tappo alla matita e ne passò una sottile linea all'interno dei suoi occhi grandi prima di mettere un po' di profumo e correre giù per le scale.

Manuel lo stava aspettando seduto sulla sua moto.
Non appena lo vide attraversare il portico di Villa Balestra, si perse ad ammirarlo da lontano e in silenzio.
Erano mesi ormai che il suo stomaco andava in subbuglio ogni volta che vedeva Simone, erano mesi che il suo cuore batteva all'impazzata tutte le volte che si sfioravano appena. Erano mesi che non riusciva più a smettere di pensare a lui e alle sue labbra.
Ed erano mesi che cercava di reprimere le sue sensazioni, i suoi sentimenti, perché questo non era lui. Non poteva essere così attratto da un uomo.

A me non piacciono i ragazzi, si ripeteva sempre.

Ma co' lui è diverso.

Simone lo salutò con quel sorriso capace di illuminare tutta Roma e Manuel ringraziò di essere seduto perché le sue gambe diventarono improvvisamente gelatina.
Era questo l'effetto che gli faceva Simone, si rammolliva completamente davanti alla sua bellezza.

"Alla buon'ora" disse schiarendosi la voce, la gola improvvisamente secca.

Simone era bello sempre, ma quella sera lo era particolarmente.
La camicia bianca gli fasciava perfettamente le braccia e il torace, aveva lasciato qualche bottone aperto e Manuel si sentì mancare l'aria nei polmoni guardando quella pelle così bianca, candida, pura.
Avrebbe tanto voluto toccarla.
I capelli erano acconciati e tenuti fermi con del gel e Manuel avrebbe voluto infilarci le dita tra quei ricci e scompigliarli perché lo amava di più quando gli ricadevano sulla fronte.

Gli passò velocemente il casco distogliendo lo sguardo da quel corpo perfetto e i loro occhi si incontrarono per pochi secondi, sufficienti abbastanza per far accelerare il battito cardiaco di Manuel.

Simone aveva messo la matita nera e i suoi occhi adesso erano ancora più grandi e profondi.
Manuel poteva giurare di non aver mai visto niente di più bello al mondo.

Di gelosie e dichiarazioni || simuel Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora