capitolo uno

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< Questa storia è dedicata al mio fidanzato che si merita il mondo intero.

Alice era finalmente arrivata ad Hawkins, erano circa sei mesi che cercava di prepararsi mentalmente per questa nuova avventura e anche se era lì, non riusciva proprio ancora a crederci. Veniva da un paesino sperduto della Sicilia, in Italia e non si sarebbe mai e poi mai immaginata di arrivare fino a lì, in Indiana, quello sì che era uno dei suoi sogni che si stava finalmente realizzando. Aveva fatto veramente tante ore di volo ed era stanchissima e per colpa dell'adrenalina che aveva, non era riuscita a dormire più di tanto sull'aereo, anche perchè non era certo molto comodo come il suo letto in Italia, a quel ricordo sospirò, pensando immediatamente alla sua famiglia che aveva sentito poco prima, avvertendo tutti di essere arrivata, tramite una cabina telefonica, di stare bene e di star aspettando un certo..Jim Hopper,  sì, quello era il nome del suo papà ospitante; si erano sentiti qualche volta al telefono, lui le raccontò di essere lo sceriffo della città e di avere una figlia adottiva di nome Jane, che doveva avere più o meno la sua stessa età.
《 Scusami, per caso sei Alice..Alice Ferrari? 》 domandò una voce dietro di lei che la fece sussultare, posò di scatto il passaporto nella tasca dei jeans neri che indossava e si girò, trovandosi davanti un signore sulla quarantina, con una divisa e uno stemma che segnava la scritta "sceriffo", immaginò che quello dovesse essere per forza il suo Jim Hopper.
《 Sì sono io, tu sei lo sceriffo Hopper vero? 》 domandò quasi imbarazzata, il suo inglese non era perfetto e un pò se ne vergognava, ma sapeva che doveva darsi tempo per riuscire ad impararlo, tanto aveva un anno di tempo e chissà quante cose sarebbero successe.
《 Sì, mi dispiace di averti fatta aspettare così tanto ma ho avuto dei problemi in centrale che purtroppo non potevo rimandare, adesso vieni, andiamo a casa così mangi qualcosa e dormi un pò, dovrai essere stanca dal viaggio 》 le sorrise gentilmente e lei d'istinto ricambiò, rilassandosi leggermente, in quei mesi aveva avuto paura di non ambientarsi e di non andare d'accordo con nessuno, ma piano piano, davanti a quel sorriso gentile, riuscì a tranquillizzarsi e a lasciar perdere quelle paranoie che la mandavano solo in ansia.
《 No no, non sono stata tanto ad aspettare, anche perchè l'aereo era in ritardo, anzi, avevo paura io di essere in ritardo 》 disse facendo una piccola risatina e poi riprese a parlare 《 in realtà sì, sono stanca ma prima di tutto ho veramente tanta fame 》 si ritrovò a dire dopo aver sentito il suo stomaco brontolare furiosamente, sì,  aveva mangiato da quando era andata via dall'Italia, ovviamente, ma solo qualche stuzzichino durante le ore di volo, non una vera e proprio cena o pranzo. In men che non si dica, Hopper le sorrise nuovamente e prese le sue valigie, nonostante le proteste, e andarono verso la macchina, in circa venti minuti entrarono dentro una stradina nel bel mezzo del bosco e quasi Alice si ritrovò a sussultare, viveva veramente lì? Cercò di scacciare la sua ansia verso gli animali che potevano benissimo entrare dentro casa e ucciderla e scese dalla macchina, trovandosi poi davanti a una casetta interamente fatta in legno, sembrava così carina e accogliente che le si sciolse il cuore, in realtà non era così male come aveva precentemente pensato impaurita.
Entrarono dentro e si guardò intorno, notando la grande cucina con un tavolo, il divano abbastanza spazioso con davanti una TV, poi c'era un piccolo corridoio con tre stanze, immaginò che una fosse il bagno e l'altra della figlia, non appena pensò a lei, una ragazza con i capelli marroni lunghi fino alle spalle, si avvicinò velocemente a loro, porgendole una mano e facendo un sorriso gentile.
《 Piacere io sono Jane, ma tu puoi chiamarmi Undici 》

Alice in Hawkins    - Steve Harrington - (in pausa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora