Rimango molti secondi in silenzio prima di aprire bocca. Tantissime domande mi girano per la testa e oscurano con un velo alquanto scuro la mia mente e quelle che riscontro con maggiore frequenza sono ad esempio 'cosa era accaduto la sera prima dentro casa mia?' 'perché mi trovavo in un ospedale e perché lui era rimasto affianco a me per tutto quel tempo o perché c'era lui seduto su quella sedia d'ospedale a guardarmi sorridendo?', ma, l'unica cosa che la mia bocca riesce a dire è...
"Chi sei?"
So benissimo chi sia, ma, voglio avere una certezza che stranamente mi manca in questo momento.
"Frank...Frank Nestor, il figlio dei tuoi vicini di casa. Non so se ti ricordi di me ,ma, spesso ci incontravamo per la strada e poi io ero un grande amico...un grande amico di tua cugina".
Abbassa lo sguardo per un secondo come in segno di rispetto, poi riprende fiato e ricomincia a parlare.
"Vabbè se non ti ricordi non fa niente..."
Invece mi ricordo benissimo solo che non riesco ancora a collegare il pensiero alla parola e quindi credo che tutto quello che dirò da adesso in poi sicuramente non sarà nulla di sensato ,ma ,ci provo comunque a dare un senso alle mie inutili parole.
"No...no...non sono sicuro ma credo che...che non so nel senso sì...no volevo dire..."
Non so realmente che mi è preso. Dico parole senza senso forse è colpa delle forti fitte che continuano a tormentarmi senza darmi un po' di tregua. Allora decido di fermare quei troppi pensieri, metterli in ordine, riprendere fiato e ricominciare da capo.
"Scusa,ma prima tentavo di dirti che ti conosco e che ti ringrazio per essere rimasto qui e mi dispiace davvero tanto per averti recato disturbo".
"Macchè! Non c'è stato alcun disturbo. A proposito come ti senti?"
È strano ,anzi ,molto strano sentirsi domandare cose simili. Nessuno ma dico mai nessuno in vita mia mi abbia chiesto come mi sentissi e forse se qualcuno avesse provato a farlo avrebbe ricevuto sempre la stessa e monotona risposta:sto bene. Anche se non era affatto vero. Tanto a chi può importare della morte di una margherita in un parco giochi? A nessuno. Ma solo avvolte capita che un giardiniere dia del mangime al terreno per aiutare la vita e la crescita della piccola margherita. Forse Frank è quel giardiniere.
Questa volta però non voglio mentire.
"Non molto bene. Sono ancora stordito".
"L'immagino! Dopo tutto quello che ti è successo!"
Non ricordavo bene la sera precedente è come se un velo scuro coprisse parte della mia memoria senza lasciar tralasciare dei particolari che mi avrebbero ricondotto a essa. Così chiedo con voce bassa e sommessa: "Cosa è accaduto ieri sera che ho un vuoto terribile e non ricordo nulla dall'inizio del blackout in casa".
Noto una strana espressione sul volto di Frank, forse è solo preoccupato o ha paura della mia futura reazione. Sinceramente in questo momento le notizie che potrebbero sconvolgermi sono molto poche anzi quasi inesistenti. Infine, dopo qualche istante di esitazione, egli rialza lo sguardo su di me e preso nuovamente un bel respiro inizia a narrare la penosa vicenda.
"Allora, ero appena tornato da una festa di diploma di un mio amico, si era fatto tardi e siccome tra pochi giorni sarei dovuto ripartire per l'università volevo passare la notte dai miei così che il giorno dopo l'avrei potuto passare insieme a loro. Quindi tornato a casa parcheggiai la macchina e mi diressi verso l'ingresso. Ad un tratto vidi due tipi loschi, provenienti dalla tua casa, scappare nell'oscurità e in men che non si dica erano scomparsi nell'oscurità. Un po' preoccupato mi avvicinai per vedere cosa fosse successo e notai immediatamente la finestra della cucina rotta. Senza farmi troppi problemi scavalcai ed entrai dentro. Mi feci spazio tra i mobili e oggetti in disordine per terra e infine arrivai al corridoio e trovai te sdraiato a terra con il sangue che ti scendeva su tutto il viso. Eri in condizioni davvero spaventose se non fosse per..."
Ad un tratto senza volerlo mi scappa uno sbadiglio spaventoso. Non è in segno di maleducazione, ma, sono terribilmente stanco che le palpebre non avrebbero retto un altro secondo di più. Fortunatamente Frank se ne è accorto e con il suo solito sorriso e qualche piccola risata si avvicina e mi dice sottovoce:" È arrivata l'ora di dormire. Domani si torna a casa!"
Mi acconcia un po' la coperta come farebbe un vero padre al proprio figlio dopo la fiaba della buona notte, si alza dalla sedia di fianco al letto e si dirige verso la porta, ma, lo blocco un secondo con la mia voce.
"Grazie ancora Frank".
Si volta verso di me lasciando la mano poggiata sulla porta senza farci caso e con voce bassissima quasi impercettibile pronuncia un: "di niente".
Spegne la luce e se ne va.

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Invated by you
ParanormalUn mistero che invade ognuno di noi. Le paure e i dolori che vivono dentro di noi. Le speranze che coltiviamo. Amori che non moriranno mai neanche dopo l'oblio. I sogni che ci separano dalla realtà...tutto questo in INVATED BY YOU.