Presenza

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Solo ora mi accorgo di quanto fosse triste essere soli anche se non vedo molto la differenza con il passato ,ma ,adesso riesco davvero a percepire quella sensazione di vuoto che si è andato a creare dopo tutta questa lunga e intensa giornata passata a lottare con tutte le mie forze gli istinti che percuotevano il mio animo fino allo sfinimento e alla perdita della sua dominanza su tutto il corpo. La stanchezza pian piano prende il sopravvento su di me facendomi quasi ricadere in un sonno profondo come quello di poco tempo fa ,ma, non appena gli occhi si chiudono uno strano cigolio proveniente dal piano di sopra mi fa sobbalzare. La paura che i ladri possano essere rientrati in casa mi fa angosciare ancora di più,però, ricordo che le finestre sopra sono chiuse quindi non credo che qualcuno sia riuscito ad entrare, ma, mai sottovalutare i ladri di paese.
Salgo le scale con passi leggeri e silenziosi quanto una formica e mi dirigo in camera lentamente guardando ogni tanto per terra per non pestare qualcosa che possa emettere qualche rumore. Una sola volta mi è stata da lezione.
Dopo aver girato tutte le stanze del piano di sopra con grande solievo vedo che non c'è nessun ospite inateso. Forse è stato l'orecchio che mi ha fatto un brutto scherzo, ma, mi ricredo immediatamente quando risento nuovamente lo stesso cigolio che, però, questa volta capisco proviene dalla soffitta. Probabilmente sono topi, chissà da quanto tempo nessuno metteva ordine in quel pezzo di casa dove il vuoto e una certa malinconia regnano al suo interno. Cerco di farmi coraggio e di intraprendere un viaggio, che non conosce ritorno ,verso la fredda e umida soffitta, ma, non appena prendo la direzione di questa sento bussare alla porta. Quasi irrealmente impossibile in una assurda e dolorosa giornata come questa la porta di casa è stata percossa per ben due volte e di nuovo un ondata di freschezza invade il mio corpo e non so il perchè ma spero con tanta sincerità di rivedere la ragazza di questa mattina. Non so ,ma, il suo volto è così simile a quello di Jim che forse stando vicino a lei potrei non dimenticarlo.
Il mio peggiore incubo.
Corro, allora, verso la porta d'ingresso e con delicatezza la apro e con sorpresa rivedo il mio caro vicino di casa Frank con sua nipote. Alla vista mi blocco un secondo prima di aprire bocca e di salutarli calorosamente con un abbraccio Frank e con un semplice gesto della mano la ragazza. Alla fine dei saluti il mio vicino prende la parola.
"Bill volevo presentarti una persona, anche se mi ha detto che vi siete già visti in precedenza..."
Subito ho un flashback di quella mattina, di quel sorriso così dannatamente simile a quello di Jim, della porta blu di casa di Frank, di quei capelli...ma ritorno in un attimo ad ascoltare Frank.
"...il suo nome è Pamela. Pamela lui e Bill".
"Molto piacere Bill".
Dice facendo un sorriso e stringendomi la mano donando un po' del suo calore al mio corpo freddo e per quanto creda spento.
"Piacere mio".
Rispondo tentando di improvvisare un finto sorriso che stranamente sembra piuttosto vero simile.
"Okay Bill adesso arrivo al sodo. Questa sera ho casa libera e sei mio ospite a cena. Ti aspetto verso le...otto o otto e mezza come vuoi tu".
Adesso non sono più sorpreso sono davvero sconvolto. Un invito a cena per me! E da pazzi e credo che Frank lo sia un pochino e che sotto la sua faccia da santo e da ragazzo tranquillo nasconda un'anima da folle? però, sempre in senso buono.
"Oddio, non so che dire...non vorrei disturbare e..."
"Ma tu sei fissato con questo disturbo! Voglio dire resterai solo a casa con una finestra mezza scassata mangiando cosa non oso immaginare per di più da solo o con...vabbè se la mettiamo su questo piano sei costretto a venire senza fare storie".
Finito il maestrale discorso di Frank rimango immobile sulla soglia di casa senza neanche riflettere sulla mia espressione sbalordita sul viso e spero non abbiano notato che i miei occhi che si stanno facendo sempre più lucidi. Credo che Pamela gli abbia notato e con voce tranquilla dice:
"Dai ti aspettiamo con piacere, ma, adesso io e zio Frank dobbiamo andare a preparare la cena sennò non ci muoviamo neanche per domani...come on Frankie!"
"Okay Pam! Bill allora mi raccomando..."
Così entrambi con un cenno della mano mi salutano e io faccio lo stesso cercando pian piano di rientrare in casa.
Non so cosa stia accadendo, ma, quella brutta sensazione di solitudine sembra essersi fatta meno intensa e migliaia di altri pensieri bellissimi cominciano a ricostruire pezzo per pezzo quello che era stato tempo fa il mio cuore. Adesso, però, devo darmi una ripulita:il volto striato dalle lacrime deve tornare uniforme, quelle labbra prenderanno una piega diversa e questi occhi non saranno più vuoti perché ora sono pieni di qualcosa indefinibile.
Fatto ciò sono pronto per la cena così mi incammino verso casa di Frank e arrivato alla porta blu cerco invano un campanello e, non avendo trovato nulla di simile, busso con le nocche senza creare troppo baccano. Immediatamente mi ritrovo di fronte Pamela che con il suo solito sorriso ( molto diverso da quello di Frank) e con modi davvero cortesi mi fa entrare al suo interno. Una volta dentro mi rendo conto della grandezza ridotta della casa, ma, è accogliente quanto basta per farla somigliare ad una reggia. In men che non si dica fa la sua comparsa anche Frank con indosso un mitico grembiule rosa (forse della madre) e con uno strofinaccio sulla spalla. Salutandomi con un abbraccio fortissimo mi fa un gesto con la mano per indicarmi la piccola sala da pranzo.
"Prego, puoi accomodarti"
Ci sediamo io e Pamela mentre Frank sta per sfornare qualcosa che dall'odore sembra essere davvero invitante. Infatti un bellissimo pollo con le patate sta per essere impiattato e non appena tutti ci ritroviamo intorno al tavolo cominciamo a mangiare. Tra un boccone e l'altro ci scambiamo qualche parola e sorrisi e alla fine della grande mangiata credo siano iniziati i veri discorsi.
"Davvero buono,davvero non ho mai mangiato un pollo così".
Dico complimentandomi con entrambi.
"Devi sapere che zio Frankie ha imparato proprio in Italia a fare queste cose...mo che ci penso dovrei tornare in Italia. Bei posti, persone simpatiche e cibi da far paura"
Si ferma un attimo forse ripensa con grande meraviglia alle sue fantastiche avventure in Italia e con sguardo perso guarda il nulla come se stesse vedendo qualcosa che nessuno riesce a intravedere. Subito ,però, torna in se e sposta lo sguardo verso di me .
"Zio Frankie mi ha detto che dipingi. Ho sempre desiderato conoscere un vero artista perché vedere e capire ,se ci riesci, il mondo da un altro modo di vedere dal tuo è fantastico..."
"Io non sono un vero artista. Diciamo che disegno quello che mi passa per la testa e sicuramente ci sono pittori migliori di me".
L'ultimo pensiero si é andato a depositare nella memoria toccando il ricordo di Mada.
"I veri artisti non si considerano mai tali"
Aggiunge Frank con tono da saggio mago indiano. Nel frattempo Mada si è alzata e si è diretta verso l'angolo della stanza dove vi è un piccolo mobiletto sul quale erano poste alcune foto (credo di Frank con la sua famiglia)e ritorna al tavolo con un foglio in mano.
"Quando ho bussato questa mattina a casa tua ho trovato questo disegno per terra era un po' mal messo,ma,si vede ancora benissimo "
Lo osservo con molta attenzione e riconosco l'immagine:è un mio disegno ,forse mi è caduto nel tragitto dell'altro giorno o era volato dalla finestra. Molto strano.
"Come hai imparato ha disegnare così bene?"
"Diciamo che disegnare è una cosa che mi viene d'istinto, ma,le basi me le ha date mia cugina. Lei era un'artista nel vero senso della parola..."
Pronuncio l'ultima frase abbassando di un tono la mia voce. Non voglio rovinare questa splendida serata con i tristi momenti della mia vita così tento di non far pesare troppo quella frase ,ma ,Pamela credo abbia notato il cambiamento.
"Perchè ne parli al passato? Intendo dire di tua cugina".
Tento di dare una semplice risposta ,ma prima, Frank fa uno scatto in piedi spostando la sedia e afferrando tutti i piatti bruscamente dicendo con voce alquanto tremante ,ma, sempre con uno strano sorriso che copre ciò che dentro si sta pian piano svelando.
"Scusate io vado a poggiare questi in cucina. Faccio in un attimo"
Lo guardo un po' perplesso e chiedo gentilmente:
"Ti serve una mano?"
"No faccio da solo".
Detto questo Frank sparisce in cucina e rimaniamo a tavola io e Pamela che entrambi scossi dalla scena ci osserviamo in silenzio. Poi rompo il dolce silenzio che si è instaurato rispondendo velocemente a ciò che mi è stato chiesto poco tempo prima.
"Mia cugina è morta"
Mi rendo conto che il momento non è uno dei migliori ,ma, volevo essere chiaro senza fare giri di parole.
"Mi dispiace"
"Non dispiacerti è successo tanto tempo fa io avevo appena quindici anni e l'unico vero e proprio ricordo permanente di lei è il soffitto di camera mia che ha dipinto lei stessa la settimana prima di..."
Pamela non so come ,ma ,sembra che abbia davvero capito il dolore che sto nascondendo con tanta cura e con un dolce sorriso tenta di farmi provare un po' di calore che mi faceva provare Mada. Alla fine di tutto Frank torna nella sala da pranzo e con cordiali saluti (vista l'ora tarda) ci salutiamo. Pamela mi accompagna fino a casa e prima di abbandonarti completamente disse:
" Domani ti porto in un posto speciale"
Rimango zittito e quando la vedo scomparire nuovamente dietro casa di Frank entro nella mia e con molta stanchezza ,ma, felice chiudo gli occhi e spero che per questa notte non siano gli incubi a farmi visita ,ma, i sogni.

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