Il leggero venticello sbatte con dolcezza le piccole foglie brune che hanno abbandonato da tempo i loro rami rugosi e centenari ed ora sulla mia finestra producono un rumore così monotono da finire all'interno della mia testa non provocandomi alcun fastidio ,ma, ricordandomi solamente che un nuovo giorno sta per fare la sua comparsa e che quasi per certo non finirà come al solito.
La luce questa mattina rifletteva le sfumature di una nuova stagione piena di colori che alludono alla serenita ,ma, che in realtà è piena di tanta malinconia.
Non oso ancora provare ad alzarmi dal letto non ho voglia o meglio non voglio staccare lo sguardo da quelle stelle che brillano anche di giorno e che non si nascondono dietro un limpido cielo azzurro. Delle stelle così belle con costellazioni esistenti solo nella testa di chi le aveva create non poteva averle provate a immaginare nemmeno Dio nella settimana della creazione e non avrebbe mai osato a tanta bellezza.
"Le stelle stanno sempre lì, non si muovono e non giudicano. Ne muoiono tante e ne nascono di più. Illuminano il nostro cammino. Quando non sai dove andare chiedi loro aiuto e ti risponderanno".
Queste parole continuano a girarmi ripetutamente in mente assieme al monotono sibilo del vento che sbatte le foglie alla finestra. Ho disperatamente bisogno di un aiuto importante che riesca a farmi capire la giusta direzione e non mi faccia perdere in un labirinto fatto di paure e dolori. Mi concentro con tutto me stesso come se attendessi una risposta vera e propria, ma, l'unica cosa che riesco a sentire è un forte tonfo proveniente dalla soffitta. Faccio un balzo in preda ad attacco di panico e alzandomi insicuro di ciò che stavo per fare vado nella direzione dello spaventoso rumore. Un altro tonfo mi fa sobbalzare nuovamente ,ma ,questa volta non proviene da sopra ma dal piano di sotto e con sollievo ricordo dell'invito di Pamela che mi aveva proposto la sera precedente. Con una camminata rapidissima raggiungo la porta e, cercando di aggiustare un po' i capelli ribelli, apro la porta.
"Ciao!"
Dice con voce davvero solare ,ma, poi scrutandomi meglio posso notare un filo di imbarazzo che si è andato a creare nella sua espressione.
"Oh scusa, non volevo svegliarti...se vuoi ripasso più tardi e..."
"No, non ti preoccupare ero già sveglio quando hai bussato alla porta"
Tento in qualche modo di non farla sentire in colpa per aver percorso la porta e aver recato un disturbo che in realtà non esiste.
"Ti chiedo solo di aspettare un secondo. Il tempo di vestirmi ed esco subito"
"Certo! Nessun problema. Aspetto qui".
Detto ciò mi scaravento nuovamente in camera mia ,indossati i primi vestiti che sono riuscito a recuperare ,scendo precipitosamente le scale e raggiungo Pamela che sosta sul parciapiede davanti casa mia. In men che non si dica ci incamminiamo in una direzione , ma, essendo allo scuro della meta chiedo frequentemente informazioni a Pamela sul luogo dove avremmo passato la giornata.
"Dove andiamo? "
"In un posto davvero speciale"
Risponde con molto divertimento quasi come un bimbo che nasconde un segreto e si diverte a farlo indovinare al proprio genitore.
"Un indizio..."
"Siamo quasi arrivati".
Rinunciato al mio tentativo di estorcere qualche informazione da Pamela rimango in silenzio e la seguo così per tutto il tragitto finché non arriviamo alla piccola spiaggia della città.
Non ci sono mai stato anche se non ricordo il vero motivo di questa scelta ,ma ,oggi capisco perché Pamela lo intende come un posto speciale:il vento, le piccole nuvole che coprono il cielo, una spiaggia deserta e un mare grigio senza colore. L'atmosfera è da togliere il fiato ed infatti questa fu la mia prima reazione per qualche secondo.
"Allora? Come ti sembra?"
Quando la domanda riesce infine ad attraversare tutti quei neuroni contenuti nel mio corpo tento di dare una risposta con un senso compiuto.
"È straordinario!"
Questi sono gli unici due termini che sono riuscito ad esprimere con il dono della parola anche se non sono davvero abbastanza per descrivere quello strano e misterioso paesaggio così selvaggio e così cupo da provocare in me una sensazione insolita ,ma,tanto opprimente da non riuscire a mantenerla in un solo e piccolo angolo della mia anima.
"Dai andiamo. Non vorrai rimanere li per sempre la spiaggia non starà qua per molto"
Una voce che per un piccolo istante ho dimenticato ricomparve e tenta di spronare il mio sguardo perso che comincia a far parte anch'esso dello stesso strambo panorama. Non mi accorgo che in breve tempo le mie scarpe sono immerse nella fredda sabbia e,cercando di imitare Pamela, mi ci siedo sopra con molta delicatezza. Per quasi circa cinque minuti rimaniamo in silenzio ad osservare le onde grigie del mare immaginando non so quali delle più assurde storie su questa immensa distesa d'acqua salata e sui suoi movimenti tranquilli che ispirano armonia e musicalità , poi senza rovinare questa dolce fantasia chiedo con straordinaria sincerità:
"Perchè mi hai fatto venire qui?"
"Per farti vedere che il mondo anche se brutto ha salvato alcuni pezzi di bellezza primordiale e... non volevo stare a guardare tutto questo da sola"
Risponde senza mai staccare lo sguardo dal mare.
"Davvero brutta la solitudine"
Dico ripensando all'incubo.
"E capisci di essere solo quando perdi una parte di te"
Continuo il mio discorso senza riflettere.
"Venivo da piccola qui con zio Frank. I miei genitori erano sempre impegnati con il loro lavoro per mare che non avevano abbastanza tempo per la loro unica figlia"
Inizia a raccontare Pamela con un tono di voce davvero nostalgico.
"Un giorno ,però, persi ogni tipo di contatto con loro e solo dopo tre lunghissimi giorni scoprii che vicino le coste della Grecia i miei genitori furono vittime di un brutto incidente in mare.
Da quel momento in poi ,almeno una volta al giorno, vado sulla riva di un qualsiasi mare e osservo il cambiare delle stagioni, del giorno e della notte, vedo sorgere il sole, l'alta marea...ogni singola cosa mi riporta indietro nel tempo e mi fa pensare a quante cose avrei potuto fare con loro se fossero stati ancora qui.
Le uniche due persone al mondo che mi erano rimaste accanto erano mia nonna con cui vivo e zio Frank. Lui è sempre stato per me come un fratello maggiore forse perché ci portiamo solo sei anni...zio Frankie mi capisce meglio di qualunque altra persona al mondo,ci basta solo uno sguardo per comprenderci e le parole servono a poco".
Immediatamente ciò che Pamela ha appena detto mi fa compiere un lungo salto in dietro di tre anni.
Mada ritorna di nuovo da me.
Tutti quei rapporti che Pamela ha con Frank mi hanno fatto ripensare a mia cugina e al nostro essere così inseparabili e indiscutibilmente al nostro essere simili.
"Anche con mia cugina era la stessa cosa. I sei anni erano l'unica differenza tra noi"
Dico guardando il cielo pieno di nuvole ma con qualche piccolo raggio di sole che ne riesce a trasparire donando un effetto così piacevole e rilassante.
"Ma cosa è successo a tua cugina, sempre se ti va di parlarne..."
Adesso con malinconica fisso intensamente i piccoli granelli di sabbia ancora umidi per la pioggerella dell'altro giorno, non so se devo o non devo raccontare di Mada. Non mi va di mettere a disagio Pamela o di crearle noia, ma ,in fondo è stata lei a chiederlo così inizio il mio racconto senza finale.
"Tre anni fa, nei primi giorni d'inverno, Mada questo è il suo nome, decise di scappare via dalla sua famiglia perché era stufa dei loro ordini e di una vita rinchiusa in casa tra ricchezze e sfarzo così in una notte di freddo inverno fuggì. Forse voleva solo andare un po' più lontano da casa non so di preciso dove ,ma, non ci riuscì. Dopo pochi giorni dalla sua fuga venne ritrovata morta, la causa secondo le forze dell'ordine il troppo freddo della sera prima, sotto un albero enorme di mele in un paesino qui vicino".
Pamela mi guarda con due occhi che vorrebbero mai aver immaginato una scena simile tanto agghiacciante e triste.
"Dio che storia! Mi dispiace tanto..."
Inizia così un interminabile silenzio che sembra non voler avere fine. Forse è tanto avvolgente il rumore del mare che nessuno di noi due ha intenzione di rovinarlo con la nostra patetica voce o forse non dovevo dire a Pamela della assurda morte di Mada. Non lo so e non mi va in questo momento di capirlo.
"Frank da quello che ho capito era molto legato a Mada"
Interviene Pamela.
"Io l'ho scoperto solo pochi giorni fa"
Ripenso velocemente al mio risveglio in ospedale nel quale la figura di Frank è comparsa come una nuova ombra sotto una luce diversa.
"Ieri sera ho notato che non riusciva a tenere lo sguardo su non appena hai pronunciato il suo nome. Perché? Non capisco"
"Questo succede quando perdi qualcosa di importante che faceva parte della tua vita. Come puzzle... senza un pezzetto centrale è inutile". Questo è solo quello che penso o forse quello che sento dentro ed è strano che esprima tutto questo a una persona che ho conosciuto solo ieri.
Passano secondi, minuti, ore e nessuno di noi due sembra intenzionato ad alzarsi ed abbandonare quel meraviglioso posto, però, il cielo sta pian piano diventando più scuro come se inseguito un tremendo temporale avrebbe invaso tutta quella distesa di sabbia così mettendomi in piedi allungo una mano a Pamela per darle un aiuto per rialzarsi e infine domando:
"Ti va una tazza di tè? "
STAI LEGGENDO
Invated by you
ParanormalUn mistero che invade ognuno di noi. Le paure e i dolori che vivono dentro di noi. Le speranze che coltiviamo. Amori che non moriranno mai neanche dopo l'oblio. I sogni che ci separano dalla realtà...tutto questo in INVATED BY YOU.