Capitolo 4 - Take on Me

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Ero di nuovo lì, nel caos della tempesta. Il vento urlava come un demone furioso mentre la pioggia mi rigava il viso. Le nuvole nere si muovevano velocemente nel cielo e i lampi illuminavano il cantiere creando un macabro scenario.

«Papà, PAPÀ! DOVE SEI?» Urlai disperatamente.

In lontananza, grazie alla luce di un fulmine, vidi la figura di mio padre lottare per mantenere l'equilibrio sul cornicione del palazzo in costruzione. Le sue mani afferravano disperatamente la ringhiera. Sentii un nodo allo stomaco, corsi più veloce che potevo ma sembrava che il cantiere fosse infinito, con scale e piattaforme che si moltiplicavano davanti a me. Iniziai a salire per i gradini d'acciaio, erano scivolosi a causa della pioggia. Ad ogni piano superato, il vento si faceva più forte e la struttura più traballante. La mia mente era focalizzata solo su un obiettivo: raggiungere papà. Finita l'ennesima rampa di scale alzai lo sguardo, all'improvviso una figura apparve davanti a me. Era Ishida. I suoi occhi erano bianchi e sembravano emettere luce propria, un sorriso deformava il suo volto pallido.

«Non ce la farai mai.» Disse Ishida. La voce risuonava come un sussurro sinistro e distante. «Sei sempre stata una debole, Fiorellino.»
«T-Togliti di mezzo!» Gridai, cercando di superarla.

Ishida non si mosse, il suo sorriso si allargò mentre si dissolse in una risata che sembrava venire da ogni direzione. Sentivo la sua presenza ovunque, come un'ombra che mi seguiva, ma dovevo continuare. Ad un certo punto, mi accorsi che il pavimento sotto di me si stava sgretolando, guardai giù e vidi Ishida, che con un gesto delle mani, faceva crollare le travi di acciaio come se fossero di carta. Cadendo, afferrai disperatamente una trave sporgente e mi tirai su, ansimando. Guardai di nuovo in basso, Ishida era scomparsa e il suolo aveva terminato di sgretolarsi. Tirai un sospiro di sollievo, mi voltai guardando in alto, Ishida apparve di nuovo, stavolta davanti a me, vicinissima. I suoi occhi mi perforavano l'anima.

«Non c'è via di fuga.» Disse con un sorriso malefico. «Ogni tua mossa ti porta più vicina alla fine. Potrai fuggire dalla tua città ma non riuscirai mai a sfuggire da me!»
«SPOSTATI!» In lacrime provai a colpirla, ma il mio pugno attraversò il suo corpo come fosse fatto di fumo.

Il cantiere cominciò a riempirsi di figure spettrali che iniziarono a circondarmi. Urlavano qualcosa, erano parole incomprensibili, lontane. Continuai a salire, e ad ogni piano le loro urla diventavano sempre più chiare. Erano le voci di Koyama e Matsumoto, urlavano: "Lei riuscirà a trovarti." Finalmente raggiunsi l'ultimo piano, dove si trovava mio padre. Era ancora lì, sul cornicione, il suo volto era segnato dalla paura, ma anche dalla rassegnazione. Corsi più forte che potevo. All'improvviso, Ishida si palesò davanti a me, prendendomi e sollevandomi per il viso. Il suo tocco era gelido e paralizzante. Cercai di ribellarmi, ma lei era irremovibile.

«Tranquilla, piccola...» Disse mio padre rassegnato. «Deve andare così.»
«NO! IO... IO POSSO AIUTARTI!» Gridai, allungando una mano verso di lui.
«Hai già fatto tanto per me. Per un padre... assente...» Rispose, con la voce spezzata dal rimorso. Le sue lacrime si mescolavano con la pioggia.

Ishida mi scagliò lontano con una forza sovrumana. Si avvicinò a mio padre e lentamente gli tolse, una ad una, le dita dalla presa. Io cercai di raggiungerlo, ma era come se un muro invisibile non mi permettesse di toccarlo. Lo guardai cadere nell'abisso oscuro sotto di noi. Le mie grida si perdevano nel frastuono della tempesta. Ma era troppo tardi. La sua figura scomparve nel buio. Cadendo in ginocchio, guardai impotente il vuoto. La tempesta tacque in un silenzio assordante, tutto si tinse di nero. Una mano mi toccò la spalla.

The Opposite of Me - Watashi no HantaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora