Capitolo 8 - Boys Don't Cry

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«Che freddo...» Dissi riscaldandomi le mani col fiato.
«Cari alunni, care alunne, a giudicare dalle nuvole e dal forte vento, a breve ci sarà una tempesta. Vi consigliamo fortemente di aspettare qui finché il tempo non migliori.»

Improvvisamente, dopo l'annuncio al megafono, il vento iniziò ad essere sempre più forte, ad urlare quasi. La pioggia iniziò a cadere, prima lentamente, poi a cascate. Il mio cellulare ricevette una notifica. Era di mio padre.

"Hana."
"Aiuto."

Mi alzati di scatto dal banco e mi recai in corridoio. Una mano mi prese il braccio.

«Dove stai andando?» Era Matsumoto. «Non puoi uscire.»
«NON MI INTERESSA SE C'È LA TEMPESTA! IO DEVO SALVARE MIO PADRE!»
«Non intendevo questo. Non puoi uscire perché non puoi cambiare quello che è successo.»

Guardai Matsumoto con aria confusa e irritata.

«Cos'è questo baccano?» Disse il professore in soccorso.
«Kuroda vuole provare a salvare suo padre.» Affermò Matsumoto.
«Oh ma... non può, nessuno può farlo.»
«PERCHÉ NON PUÒ SALVARLO NESSUNO?» Urlai contro i due.
«Semplice... quel giorno tu non gli hai impedito di andarsene quando ti ha chiesto consiglio su cosa fare.»

Strattonai Matsumoto levando la sua presa dal mio braccio.

«NON PENSAVO SAREBBE FINITA COSÌ!» Urlai.

Corsi verso la porta d'uscita. Era bloccata, con forza provai ad aprirla, ma nulla da fare.

«AIUTAMI AD APRIRL-» Mi voltai, Matsumoto era sparito. Le luci si spensero. «MALEDIZIONE, APRITI! QUESTA VOLTA POSSO AIUTARTI!»

Sentii qualcosa sbattere sulla finestra. Una volta, due, tre, quattro volte, sempre più forte, sempre piú velocemente. Erano degli uccelli, dei merli, che si schiantavano contro il vetro a causa del vento impetuoso della tempesta. Le gocce d'acqua della pioggia si trasformarono in sangue. Tutte le finestre si colorarono di rosso, il vetro si crepò a causa dello scontro con gli uccelli. Un brivido di gelo mi attraversò tutto il corpo. Mi raggomitolai sedendomi con le spalle alla porta, tappandomi le orecchie per evitare di sentire l'urlo assordante della tempesta. Tutto attorno a me iniziò a sgretolarsi, persino il suolo che una volta disintegrato diede spazio al vuoto; delle mani sbucarono dal nulla, cercavano di aggrapparsi a qualcosa. Mi alzai in piedi, solo un centimetro separava me dal vuoto. Una delle tante mani disperate si aggrappò alla mia caviglia. Urlava aiuto.

«AIUTO. AIUTAMI. AIUTO!» Era la voce di papà.

Mi svegliai di colpo. Erano un altro di quei maledetti incubi.

«Ecco perché... il freddo sembrava così reale... ho dimenticato la finestra della camera aperta...» Dissi affannosamente a causa dello spavento.

-

Ci trovavamo nella pista d'atletica della scuola, tutti ci stavamo preparando per il festival sportivo. Io e Satou ci stavamo allenavano alla corsa a tre gambe. Correndo insieme, starnutii improvvisamente, finimmo per cadere a terra.

«Oh, scusami, scusami veram- ATCHI!» Starnutii nuovamente.
«Non preoccuparti, Kuroda!»

Un po' imbarazzata, cercai di rialzarmi. Satou mi tese la mano, ma quando mi guardò meglio, notò che avevo le guance ancora più rosse del solito.

The Opposite of Me - Watashi no HantaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora